Mercoledì 9 luglio, presso lo Stadio Gavagnin-Nocini, si è svolta la presentazione ufficiale di Hachim Mastour, nuovo acquisto della Virtus Verona. Talento italo-marocchino nato a Reggio Emilia nel 1998, Mastour riparte dalla Serie C italiana dopo due esperienze poco brillanti nel Paese d’origine. Il “tutto esaurito” nella sala stampa testimonia l’attesa del mondo del calcio nel vedere finalmente emergere il diamante grezzo che il giocatore ha sempre mostrato di essere.

Un talento cristallino

Il nome di Hachim Mastour evoca ancora, per i più nostalgici e romantici, l’immagine di un talento cristallino che tuttavia ha perso la sua strada tra ambienti poco favorevoli, infortuni e le conseguenti ripercussioni sulla sua stabilità psicofisica. Sono trascorsi quasi 13 anni da quel celebre video caricato su YouTube, che lo mostrava al suo esordio con la maglia del Milan nella categoria Allievi Nazionali. Sembrava ieri, ma era il 2012.

Durante la presentazione, accanto a Mastour, erano presenti il direttore generale della Virtus Verona, Diego Campedelli, e Davide Tirapelle, responsabile di Pluris, azienda che da anni sponsorizza i rossoblù. Le parole di Campedelli su Hachim sono state chiare e coerenti fin dall’inizio: «Hachim è ancora una promessa del calcio e rappresenta l’emblema del calciatore che in Virtus amiamo valorizzare. Grazie all’unicità di questa società, che è una grande famiglia, potrà esprimere al meglio le sue evidenti qualità. Ha il tempo dalla sua parte.»

Hachim Mastour e Gigi Fresco @ph.nicolaguerra

Obiettivi, nuovi inizi e emozioni: la conferenza stampa di Mastour ha tracciato un percorso attraverso il passato, il presente e il futuro del giovane talento.

Hachim, quali sono i traguardi personali per questa stagione?

«Il singolo deve essere al servizio del collettivo. Mi metto completamente a disposizione del mister per tutto il lavoro sul campo. Sono motivato e non vedo l’ora di iniziare.»

Quale sarà il suo ruolo e la sua posizione?

«Il mister è un maestro di calcio. La sua conoscenza è indiscutibile ed è per questo che mi affiderò ciecamente a lui.»

A quali giocatori si ispira maggiormente?

«Sono cresciuto con il mito del numero 10: Maradona, Baggio e Ronaldinho alcuni dei miei idoli.»

Il passato rimane passato o vorrebbe ripartire da 12 anni fa?

«Credo che il passato ci influenzi senza dubbio, ma rimane comunque passato. Ogni giorno scriviamo nuove pagine della nostra storia, e io sono qui per farlo con il sorriso e l’energia che questo ambiente mi dona.»

Queste prime settimane in Virtus le hanno fatto respirare quei valori che il club rivendica di incarnare?

«Assolutamente sì, lo si nota da subito ed è un’ambiente estremamente raro da poter trovare. E quando si trova bisogna sfruttarlo al meglio.»

La Virtus ha dimostrato di essere tra le migliori formazioni per quanto riguarda il tasso tecnico generale della rosa. La competizione interna c’è. Questo può rappresentare uno stimolo?

«Certamente. Dobbiamo tutti puntare ad alzare l’asticella.»

Recentemente ha parlato di depressione e di quanto pericoloso e diffuso al giorno d’oggi possa essere attraversare momenti del genere. Che consiglio può dare guardando alla sua esperienza?

«Argomento delicato: molti giovani ne sono colpiti. Consiglio di circondarsi di persone che comprendano e sostengano, anche se a volte serve un po’ di fermezza. In questi casi, l’entourage è fondamentale.»

Ha giocato in club di Serie A, B e C. Cosa si aspetta da questo campionato, viste le diverse esperienze racimolate fin qui in carriera?

«Io so solo che il campo è verde, c’è un pallone e ci sono due porte. Non mi voglio più concentrare su ciò che trover,ò ma su ciò che sono io.»

Qual è la sua più grande qualità?

«Sono un’altruista, generoso con chi lo merita.»

(C) RIPRODUZIONE RISERVATA