Può esserci un punto in comune tra uno scrittore dandy e un allenatore-presidente visionario quanto pragmatico? In apparenza, no. Invece accade che se l’eccentricità e la cura dell’aspetto di chi ha scritto il ritratto di Dorian Gray appaiono lontani rispetto alla semplicitá del giaccone sportivo e dalla spontanea empatia emanata del president-manager della Virtus Verona, ad unire Oscar Wilde e Gigi Fresco è un aforisma dello scrittore irlandese, indirettamente fatto proprio dal tecnico del club di Borgo Venezia.

Insomma, «La felicità non è avere quello che si desidera, ma desiderare quello che si ha», concetto ribadito con parole magari differenti al termine della partita pareggiata dai suoi contro il Carpi. Uno zero a zero arrivato al termine di novanta minuti di lotta nel fango, assimilabili a quei match di rugby che si disputano dalle parti dei luoghi in cui lo stesso Wilde è cresciuto.

Virtus-Carpi è stata un’appassionante battaglia in cui i rossoblù hanno confermato gli attributi di squadra di sostanza oltre che con valori tecnici. I padroni di casa giocano per vincere e così è accaduto anche contro una formazione ben organizzata come quella emiliana. Senza Danti e il lungodegente De Marchi, con Manfrin tornato ai box, alla fine Cazzola e soci con pragmatismo si sono accontentati di mettere in borsa un altro punto. A proposito di citazioni, «Quando non riesci a vincere, accontentati di non perdere», ha ricordato il buon Gigi sotto la pioggia al fischio finale, soddisfatto di muovere avanti la classifica.

Il Carpi si è dimostrata formazione equilibrata e, nonostante il terreno, di buoni palleggiatori. Pur messa sotto a tratti sul piano del dinamismo e delle occasioni dalla Virtus, in alcuni frangenti ha mandato segnali non certo amichevoli dalle parti di Giacomel. Il campo pesante ha enfatizzato l’aspetto agonistico. Per iperboli, ha trasformato i paradigmi di una sfida semi-acquatica in una bella gara giocata a viso aperto. Il pantano ha penalizzato, sì, gli ospiti, che prediligono giocar palla a terra, ma pure i rossoblù, con gente come Pellacani e soprattutto Marcandella che hanno dovuto contenere verve e velocità nelle percussioni.

Bentivoglio si è confermato l’eccellente ago della bilancia sul piano organizzativo e caratteriale. La mossa a sorpresa di Carlevalis – anzichè Arma, restato spettatore fino al termine – schierato dal primo minuto in avanti a fianco di Pittarello, ha confermato la fiducia di Fresco verso questo ragazzo. Il classe 2000 in tre occasioni è andato vicino a rendere metaforicamente soleggiato il tardo pomeriggio di domenica sul Gavagnin. 

Stavolta la mira ha fatto difetto al numero venti rossoblù, ma c’è da dire che l’attaccante prelevato dal San Luigi, alla sua prima stagione tra i pro, semmai si conferma come (altra) gradita sorpresa tra i volti nuovi della formazione. Carlevalis sta mettendo in mostra rapidità ma anche capacità tecniche e flessibilità tattica. Brevilineo, dotato sul piano fisico, anche sul campo pesantissimo di domenica scorsa ha dimostrato di non temere la battaglia e avere i mezzi per incidere.

Alla fine il colpo non è arrivato, tuttavia la Virtus si gode l’ottavo pari della stagione, che porta lo score complessivo a 20 punti in 15 partite.  Un’ottima dote in previsione delle tre sfide in calendario da qui a Natale. La caratura delle prossime avversarie, Perugia, Südtirol e Sambenedettese, è decisamente impegnativa. Come ha detto a fine gara, Fresco si accontenterebbe di mettere a segno altri tre pareggi. D’altro canto, come dargli torto: la felicità non è desiderare quello che si ha? 

(Foto Virtus Verona / Liborio)

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