Molte delle richieste di aiuto psicologico oggi arrivano dopo la fine di una relazione d’amore: a volte si tratta di storie sentimentali brevi ma intense, altre volte di legami molto longevi, come nel caso di matrimoni o convivenze di coppia. Tuttavia l’elemento ricorrente è sempre lo stesso, ovvero la chiusura improvvisa o sofferta di un rapporto sentimentale che comporta un senso di smarrimento profondo negli individui coinvolti, come se fosse venuto meno non solo un affetto, ma una parte di sé.

In questo momento, cominciare un percorso di psicoterapia può essere di supporto e la spinta giusta per un nuovo percorso di consapevolezza.

Una perdita non riconosciuta socialmente

Il dolore per la fine di una relazione è spesso sottovalutato, sia da chi lo vive sia dall’ambiente circostante. A differenza del lutto per la morte di una persona cara, non ci sono rituali codificati per elaborare una rottura. Eppure, il dolore d’amore può essere simile  alla perdita di un familiare, se non addirittura superiore in certi casi, perché coinvolge anche il proprio senso di identità, l’autostima e la progettualità futura.

Perché si va in terapia dopo una rottura?

Molti pazienti arrivano in terapia non tanto per “dimenticare” l’ex partner, ma proprio per un senso di smarrimento circostante. Spesso emergono emozioni come senso di fallimento, colpa, rabbia, tristezza profonda, ma anche ansia o sintomi fisici come insonnia, perdita di appetito o attacchi di panico. Queste emozioni complesse necessitano di essere rielaborate e ordinate.

In questi momenti, la terapia offre uno spazio sicuro per dare un nome a ciò che si prova, per mettere ordine nel caos emotivo e per iniziare un processo di ricostruzione interiore.

La rottura come punto di svolta

Anche se dolorosa, una separazione può rappresentare un’occasione preziosa di crescita personale. Non è raro che, lavorando su una perdita d’amore, emergano dinamiche affettive radicate, come paure di abbandono, difficoltà nel porre limiti o modelli relazionali atipici appresi nell’infanzia. Affrontare il dolore può diventare un’opportunità per conoscersi meglio e per costruire relazioni future più sane e consapevoli.

Un invito alla cura di sé

Cercare l’aiuto di un professionista dopo una rottura non è un segno di debolezza, ma di grande forza. È un atto di responsabilità verso il proprio sé. Non si tratta solo di “superare” la fine di una storia, ma di imparare a stare da soli in modo più autentico, gentile e stabile.

Una delle lezioni più preziose che emergono in terapia è l’importanza della gentilezza verso sé stessi. Troppe volte chi soffre per amore si colpevolizza, si rimprovera, si paragona agli altri o si impone di “reagire” in fretta. Ma ogni dolore ha bisogno di essere accolto, poiché ogni fine merita uno spazio per essere compresa. Non si tratta di restare nel passato, ma di attraversarlo con rispetto, per poterlo lasciare andare davvero.

Imparare a trattarsi con la stessa tenerezza che riserveremmo a un amico nel suo momento difficile è un gesto rivoluzionario. Significa riconoscere il proprio valore, anche quando ci si sente fragili. Significa iniziare a costruire, giorno dopo giorno, un senso di fiducia nella propria capacità di ricominciare.

Chiudere una relazione è un’esperienza che può mettere a dura prova l’equilibrio emotivo, ma è anche un’occasione per fermarsi, guardarsi dentro e fare chiarezza. La sofferenza, se accolta e compresa, può diventare un passaggio verso una nuova consapevolezza di sé. In terapia, si può infatti scoprire l’inizio di qualcosa di nuovo, come un modo più autentico di amare, innanzitutto sé stessi.

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