L’Istat ha recentemente aggiornato i dati relativi al Tasso di Fecondità Totale (TFT) in Italia, che nel 2024 è sceso a 1,18 figli per donna. Secondo i demografi, il tasso di sostituzione naturale della popolazione è pari a 2,1 figli per donna. Proseguendo su questa traiettoria, è evidente che la popolazione italiana continuerà a diminuire e invecchiare progressivamente.

Questo fenomeno, con tempi e modalità diversi, riguarda tutte le economie avanzate. È stato stimato che l’Italia, con una popolazione attuale di circa 59 milioni di abitanti, potrebbe scendere a 28 milioni entro il 2100, mantenendo gli attuali tassi di natalità. Analogamente, il Giappone potrebbe passare dagli attuali 123 milioni di abitanti a 53 milioni. Si tratta di un vero e proprio “tsunami demografico”, lento e inesorabile, percepibile solo su scala generazionale.

La situazione del TFT nella UE

Nell’Unione Europea, l’Italia si colloca tra i Paesi con il TFT più basso. Secondo i dati Eurostat del 2023, solo Polonia, Lituania, Spagna e Malta registrano valori inferiori, mentre la Bulgaria, più alta in classifica, raggiunge appena 1,81 figli per donna, contro una media UE di 1,38.

Di conseguenza, il numero di nascite in Europa è in costante calo: dai quasi 7 milioni di nati all’anno negli anni Sessanta del secolo scorso si è passati a circa 3,6 milioni nel 2023.

Eurostat evidenzia anche un aumento dell’età media delle donne al momento del parto, sia per il primo figlio sia in generale.

Il tasso di fecondità in Italia

Le cause di questa diminuzione delle nascite sono molteplici e includono fattori sociali, culturali ed economici, che variano a seconda del contesto. In Italia, a partire dagli anni Cinquanta del secolo scorso, il TFT aveva raggiunto il suo picco nel 1964 con 2,7 figli per donna, per poi scendere costantemente fino al minimo di 1,19 nel 1995. È interessante notare che, negli anni successivi, si era registrato un lieve ma costante aumento, con il TFT stabilizzatosi a 1,44 tra il 2008 e il 2010. Tuttavia, a partire dal 2011, si è verificata una nuova inversione di tendenza: il tasso di fecondità ha ripreso costantemente a scendere, toccando nel 2024 un nuovo minimo di 1,18, leggermente inferiore al valore del 1995.

Cosa ha causato questa inversione di tendenza nel 2011? Non si può ignorare il crollo del PIL reale italiano a partire dal 2009, inizialmente dovuto alla crisi finanziaria globale innescata dal fallimento di Lehman Brothers. Tuttavia, il calo successivo al 2011 è stato accentuato dalle politiche di austerità del governo Monti, e volute da BCE, Unione Europea e Fondo Monetario Internazionale.

L’austerità ed il crollo del PIL del 2011

Solo nel 2023 l’Italia è riuscita a tornare al PIL reale del 2007, 16 anni perduti, un periodo segnato dalla impressionante “distruzione della domanda interna”, caratterizzato dalla chiusura di attività economiche, dall’aumento della disoccupazione, dalla precarizzazione del lavoro e dalla migrazione di molti giovani in cerca di migliori opportunità all’estero. E come conseguenza anche la diminuzione della natalità. Se la diminuzione del TFT tra il 1964 e il 1995 era legata principalmente a fattori socio-culturali, quella successiva al 2009 è stata fortemente influenzata dalla crisi economica.

È significativo notare che, nonostante un TFT simile (1,19 nel 1995 e 1,18 nel 2024), nel 1995 nacquero 525.609 bambini, mentre nel 2024 solo 370.000. La ragione risiede nella riduzione del numero di donne in età fertile, tradizionalmente compresa tra i 15 e i 49 anni.

Come cambia la società italiana

Questa drastica e persistente diminuzione delle nascite ha già prodotto cambiamenti strutturali nella società italiana, tra cui l’invecchiamento della popolazione, la riduzione della popolazione scolastica e la necessità di una diversa ripartizione delle spese statali, specialmente in ambito sanitario e previdenziale. Per compensare la carenza di lavoratori in molti settori economici, sarà necessario anche un maggiore afflusso di immigrati.

Tornare ai livelli di nascite del 1995 è ormai irrealistico, ma raggiungere un TFT vicino a 2,1 figli per donna, necessario per garantire la naturale sostituzione della popolazione e contenere il declino demografico, è ancora possibile. Per farlo, servono politiche di sostegno alla famiglia più incisive, continuative e strutturali, ben oltre misure temporanee come i bonus, che possono forse incentivare l’acquisto di un’auto nuova, ma non certo la scelta di far crescere dei figli.

© RIPRODUZIONE RISERVATA