Non si placano a Verona le polemiche sul caso Balotelli. Tanto da arrivare fra ieri (lunedì 4 novembre) e oggi (martedì 5 novembre)  ben due volte in Consiglio Comunale, con due mozioni fra loro simmetriche e sotto alcuni aspetti quasi complementari, volte entrambe a difendere il buon nome della città e dei cittadini veronesi, ma che prendono di mira bersagli fra loro diametralmente opposti.

Andrea Bacciga

È stato per primo il consigliere Andrea Bacciga, del movimento Battiti che ha sostenuto alle elezioni la candidatura del sindaco Federico Sboarina, a promuovere una mozione in cui, considerato che «non è più accettabile che Verona sia messa sul banco degli imputati, pur quando, come in questo caso, non è accaduto nulla» , si chiede, proprio a seguito dei fatti avvenuti durante la partita Hellas Verona – Brescia, di «impegnare il Sindaco, l’Assessore e gli uffici legali del Comune a diffidare legalmente e/o adire le vie giudiziali nei confronti del calciatore (Balotelli, ndr) e di tutti coloro che attaccano Verona diffamandola ingiustamente». Queste, insomma, le parole scelte da Bacciga per difendere la città contro gli approfittatori di turno e in qualche modo anche avvertire tutti coloro che in futuro oseranno  parlare di Verona nei termini usati in questi giorni da varie testate nazionali. Non ultima La Repubblica che, in un lungo articolo a firma di Paolo Berizzi, descrive certi ambienti scaligeri, senza troppi giri di parole, come razzisti e neofascisti.

Dall’altra parte arriva la pronta risposta di Tommaso Ferrari del movimento Traguardi e consigliere di minoranza a Palazzo Barbieri il quale presenta oggi una mozione simile nei contenuti, ma – come dicevamo – con un bersaglio completamente opposto. Non il calciatore o i giornalisti, bensì coloro, annidati fra i tifosi dell’Hellas Verona, che mettono con i loro comportamenti in cattiva luce il resto della tifoseria e della città. «Con la presente mozione il Consiglio Comunale impegna il Sindaco e la Giunta a condannare con fermezza tali episodi che nulla hanno a che vedere con il mondo dello sport e che macchiano irrimediabilmente l’immagine di una Città che punta ad essere, e deve essere, faro guida per l’accoglienza e per l’integrazione; a tutelare in tutte le sedi opportune e con tutti gli strumenti legali e giudiziali disponibili l’immagine della Città di Verona, agendo nei confronti dei tifosi responsabili di atti di intolleranza anche costituendosi, ove occorra, parte Civile nelle opportune Sedi giurisdizionali per condannare simili episodi che non possono in alcun modo appartenere ad una società civile. Ad attivarsi presso Hellas Verona F. C. per coordinare azioni di contrasto a tale fenomeno lesivo del buon nome e della dignità della Città di Verona, prevedendo opportuni strumenti per fare sì che episodi simili non si ripetano e che i responsabili siano allontanati dalla tifoseria».

Da una parte, dunque, ci si arrocca a strenua difesa della tifoseria, a prescindere da tutto e tutti, mentre dall’altra si punta il dito proprio sul comportamento, non sempre virtuoso, di alcune frange della tifoseria per prenderne definitivamente le distanze per il buon nome di squadra, tifoseria e città, e si propongono anche iniziative di contrasto a tale fenomeno. Due visioni opposte, si diceva. Vedremo quale sarà, nei prossimi giorni, l’esito di tale proposte. Di certo c’è che il polverone sollevato dal calciatore bresciano non è destinato a placarsi a breve. E questo, forse, non è da considerarsi un male. Che sia arrivato il fatidico punto di non ritorno?