Pillole di Sanremo: prima serata
Tra un Conti pacifista e un Jovanotti democristiano, si esibiscono tutti gli artisti in gara. Inizia la maratona.

Tra un Conti pacifista e un Jovanotti democristiano, si esibiscono tutti gli artisti in gara. Inizia la maratona.
C’è solo un modo per vivere il Festival di Sanremo. Quello che preferite.
Superare i numeri record fatti registrare da Amadeus negli scorsi anni è impresa durissima. Nemmeno 30 secondi e l’audio svanisce in tutta Italia. Per Carlo Conti sembra già un Mortirolo, da scalare in Graziella. Stolti noi, non abbiamo capito che il suo obiettivo è molto più ambizioso. Si gioca il jolly Papa Francesco, una Imagine israelo-palestinese posticcia e pure qualche spolverata di Mandela. Se nei prossimi giorni si smorzeranno gli animi agitati dalle farneticazioni di Trump, si sappia che tutto è partito dal palco dell’Ariston.
Mentre i conduttori annunciano Irama, sono distratto. Torno con gli occhi sul palco e per un attimo mi convinco che sia vestito da Capitan Harlock. Cerco l’Arcadia con lo sguardo, inizia la melodia, l’illusione è già svanita. Fammi provare Capitano un’avventura/ dove io son l’eroe che combatte accanto a te/ fammi volare Capitan senza una meta/ tra i pianeti sconosciuti per rubare a chi ha di più. Scusa Irama, non c’è partita.
Giorgia è Giorgia. Che je voi dì. A trent’anni di distanza dalla sua vittoria con Come saprei, stavolta non le mettono in mano una canzone che farà la storia della musica italiana. Ma tanto poi lo sai che, alla fine, arriva quel momento lì. Quell’acuto. Quello che aspettavano tutti. Se avete l’età per aver vissuto le sale giochi, praticamente una Fatality.
Lo ammetto, io per Simone Cristicchi ho un debole. Per il coraggio e la delicatezza che ha nell’affrontare temi che, altrimenti, Sanremo nemmeno oserebbe sfiorare. Per tutta la produzione musico-teatrale che ha fatto fin qui. Ecco, chiarito questo, chissene di come finisce per lui questo Festival. È oltre qualsiasi classifica, podio, premio della critica o altro. Gli darei invece una cattedra in tutte le scuole superiori d’Italia. Un John Keating che ci insegni ad essere umani.
Sono passati trent’anni anche da L’ombelico del mondo. Nel caso di Jovanotti, però, il fiato inizia ad essere un po’ corto e la carica rivoluzionaria di Lorenzo nostro è più o meno quella della corrente andreottiana dell’ultima DC. L’abbraccio strangolatore della signora impomatata tra il pubblico stava per vincere per distacco il premio “Momento Cringe” della prima serata. Poi è arrivato il monologo con Tamberi.
Sbaglio o Gabbani si sta erosramazzottizzando? Tutta l’Italia, tutta l’Italia, tutta l’Italia. Coma Cose facile tormentoncino cuoricino e discreta base meme. Marcella Bella temevo un bis della Patty Pravo versione 2019; per ora, invece, regge. Tutta l’Italia, tutta l’Italia, tutta l’Italia. Massimo Ranieri ok, va bene, canta ‘sta canzone, ma ora dacci perdere l’amore rose rosse per te se bruciasse la città! Ore 00.02 “siamo in perfetto orario”. Clara si gioca la carta Elodie (e immagino già gli allupati in certi gruppi privati di certe pagine facebook), Lucio Corsi quella Rino Gaetano. Tutta l’Italia, tutta l’Italia, tutta l’Italia.
Pronti, via e subito 29 canzoni una in fila all’altra. Chiaro che dopo un po’ le esibizioni iniziano a sovrapporsi tra loro in un potpourri che fonde melodie, abbracci e stacchi pubblicitari. Come ci insegna Mentan… ehm Pippo Baudo, scusate, il Festival non è una gara di velocità. Sanremo è una maratona.
Rimandiamo quindi alle prossime puntate il commento alla maggior parte delle esibizioni e a una classifica della Sala Stampa che, pur mostrando solo le prime cinque canzoni senza posizioni effettive, inizia già a scontentare qualcuno. Tipo il fan club di Elodie. Ore 01 e 19. Sipario.
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