La decisione di chiudere definitivamente il Ghibellin Fuggiasco è stata presa dal collettivo del Paratod@s per via delle condizioni precarie in cui versa lo stabile. La struttura risente di decenni di abbandono e degrado, non è in sicurezza e non è dignitosa per ospitare chi oggi ci vive.

Nei giorni di pioggia, l’acqua filtra dal tetto nonostante gli interventi di manutenzione effettuati in questi anni dal Paratod@s, e con i cellulari collegati alle prese diventa tutto esternamente pericoloso. Parte del soffitto è sostenuto da puntelli, i ragazzi hanno a disposizione solo due bagni che devono utilizzare in quaranta ed ora, con l’arrivo del freddo, verranno accese le stufe a legna, le stufe elettriche e i rischi aumentano in modo esponenziale. Non è possibile affrontare un altro inverno all’interno del Ghibellin Fuggiasco,

L’occupazione dello stabile, si legge nel comunicato del Paratod@s, doveva rispondere a un bisogno primario ed essenziale, al diritto umano e universale a una casa dignitosa. Quindi doveva essere una soluzione temporanea ma che, con il trascorrere del tempo, è diventata permanente e va avanti dall’inverno del 2021.

In questi anni è stata cercata una sistemazione per gli occupanti, sia nel mercato immobiliare dove la ricerca è stata vana, i proprietari spesso si rifiutano di affittare a persone extracomunitarie nonostante un regolare contratto di lavoro. Sono state coinvolte le autorità cittadine che non hanno dato risposte, solo la Caritas, durante l’inverno scorso, è riuscita a dare alloggio a 15 ragazzi.

Con questa lettera indirizzata alle istituzioni, il Paratod@s invita le stesse ad una trovare una soluzione celere, esaustiva e umana per questi quaranta lavoratori che rischiano di ritrovarsi in strada quando il Ghibellin Fuggiasco verrà chiuso.

La lettera inviata alle istituzioni

Nell’autunno del 2021, in seguito a una vertenza con il Comune di Verona sulla questione della riduzione dei posti letto nei dormitori per la fine dell’emergenza freddo, insieme a chi aveva il disperato bisogno di un tetto, abbiamo reso vivibile uno stabile abbandonato da anni così che potesse accogliere chi era costretto a dormire per strada.

Dopo aver portato acqua ed elettricità, abbiamo iniziato a dare accoglienza alle persone che arrivavano al Paratod@s chiedendo un aiuto in quanto costrette a dormire all’addiaccio dopo aver lavorato tutto il giorno, per lo più (ma non solo) come braccianti nelle locali aziende agricole. Nel corso del tempo il numero di persone accolte è andato crescendo superando in certi momenti il numero di cinquanta. Oggi sono circa 40.

Con questa azione abbiamo cercato di dare una risposta a un bisogno primario ed essenziale, al diritto umano universale a una casa dignitosa, denunciando in pari tempo l’incapacità delle pubbliche istituzioni e della società civile tutta di garantirlo.

Il problema dell’emergenza abitativa e del mancato riconoscimento del diritto alla casa sta diventando sempre più drammatico. E non riguarda solo le persone migranti, ma affligge tante altre soggettività, dagli studenti, ai pensionati, ai lavoratori precari, ecc. Le cause di tale emergenza sono molteplici e note. Sul mercato immobiliare privato gli affitti delle case sono aumentati in modo vertiginoso. Sempre di più sono gli appartamenti destinati alle locazioni turistiche, fenomeno che ha fatto crescere il numero di sfratti e il costo degli affitti residenziali. Tali dinamiche distorte del mercato non trovano più alcuna correzione da parte dell’intervento pubblico, dal momento che l’edilizia popolare è ferma da anni ed anzi il patrimonio immobiliare degli enti preposti (Agec e Ater) si sta depauperando. I sussidi pubblici a sostegno del diritto alla casa (come ad esempio i fondi per morosità incolpevole) vengono ridotti. Anche la risposta alle situazioni più gravi, quelle di chi è letteralmente costretto a vivere per strada, è inadeguata visto che il numero di posti letto nei dormitori è cronicamente insufficiente rispetto alla necessità. Tutto ciò, per di più, in presenza di un patrimonio immobiliare pubblico – fatto di ex scuole, ex caserme, ex farmacie, ecc. – che rimane inutilizzato e sta andando in rovina!

Sul problema del diritto negato alla casa, tanto per i lavoratori migranti a cui abbiamo trovato una sistemazione, quanto per tutte le altre persone che lo patiscono, abbiamo costantemente incalzato le autorità e le istituzioni pubbliche – Comune, Prefettura, Questura, Curia vescovile – sia dialogando, sia manifestando in piazza. Purtroppo, il bilancio di questi tre anni di lotte e di rivendicazioni è sconfortante. Da parte del Comune non è arrivata alcuna proposta concreta di soluzione, sia con l’amministrazione Sboarina, sia con quella Tommasi. Anzi, entrambe le amministrazioni hanno proceduto con un approccio repressivo al problema dei senza dimora, fatto di sgomberi e denunce in nome della lotta al degrado e all’illegalità. L’unico aiuto concreto è giunto dalla Caritas veronese, che grazie all’interessamento del vescovo Pompili, ha accolto in una sua struttura una quindicina di ospiti del Ghibellin Fuggiasco.

LA SISTEMAZIONE NELLA CASA RECUPERATA ALL’USO ABITATIVO, CHE NELLE NOSTRE INTENZIONI E SPERANZE DOVEVA ESSERE TEMPORANEA, STA PER FORZA DI COSE CONTINUANDO, MA IN CONDIZIONI CHE RITENIAMO NON PIÙ ACCETTABILI. LA SITUAZIONE DELLO STABILE E’ OGGI PERICOLOSA E ASSOLUTAMENTE INADEGUATA PER ESSERE UTILIZZATA COME ALLOGGIO DIGNITOSO PER DEGLI ESSERI UMANI.

Abbiamo quindi deciso di porre fine a questa esperienza. Con la conseguenza che a breve altre 40 persone torneranno sulla strada, visto che la possibilità di avere un alloggio accessibile e dignitoso resta un miraggio. Ci rivolgiamo quindi per l’ennesima volta a tutte le pubbliche istituzioni cittadine affinché si assumano le loro responsabilità e si facciano carico urgentemente del problema abitativo di queste persone, confermando ancora la nostra disponibilità a collaborare con l’obiettivo comune di una soluzione tempestiva che rispetti dignità e diritti e che superi la logica e la rigidità dei dormitori.

A queste istituzioni continuiamo a chiedere, con carattere di urgenza, la presa in carico delle persone portatrici di fragilità e/o patologie. I loro nominativi sono già noti all’assessorato e, in attesa di essere assistite come meriterebbero da chi di competenza, sono al momento ancora affidate alle cure della comunità stessa del Ghibellin Fuggiasco.

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