La Pubblica Amministrazione di Verona sta approntando il nuovo PAT (Piano di Assetto Territoriale) e, dopo le pianificazioni bulimiche delle precedenti amministrazioni, si spera che questo piano possa dare equilibrio e qualità al nostro territorio. Soprattutto, sarebbe opportuno che venissero rispettati i vari punti presenti nel programma elettorale della coalizione vincente. 

Il programma elettorale

Leggendo il programma elettorale della coalizione che ha appoggiato il sindaco Tommasi, si evince che sarà attuato il blocco del consumo di suolo e favorito il recupero delle aree e degli edifici dismessi.  Se sarà osservato questo principio, la grande zona agricola della Marangona dovrebbe rimanere verde e per la realizzazione del polo logistico, in funzione anche del Quadrante Europa, potrebbero essere utilizzate le aree industriali dismesse a Verona Sud. Una zona che le recenti pianificazioni hanno trasformato in un polo direzionale e commerciale e che, con un opportuno piano particolareggiato, si potrebbe modificare in una porzione di città, con un’equa distribuzione di funzioni abitative, commerciali, direzionali, culturali e di servizio.

Sempre dal programma elettorale, si ipotizza il riutilizzo del patrimonio edilizio di proprietà pubblica, del demanio militare e degli enti e/o fondazioni a parziale partecipazione pubblica. Con questa logica, le stesse caserme potrebbero essere utilizzate per risolvere il problema relativo alla mancanza di alloggi per studenti e per le fasce di popolazione economicamente più fragili, oltre ad essere idonee ad ospitare il centro per disabili, ora previsto al Pestrino. A tale riguardo, si pone il problema della decostruzione, con l’abbattimento degli immobili fatiscenti e la conseguente bonifica del paesaggio e/o dei monumenti.

Alcuni progetti della passata amministrazione si scontrano con i principi esposti nei programmi dell’attuale. Nonostante il progetto per l’area di Forte San Caterina al Pestrino sia stato modificato e migliorato rispetto a quello precedente, ritengo che tutta quella zona dovrebbe essere bonificata dalla brutta edilizia che la occupa e aumentata la superficie del Parco dell’Adige. 

Così come sarebbe opportuno prevedere la pulizia delle aree di fronte alle mura magistrali per poterne leggere integralmente l’architettura.

Nel nuovo PAT, sarebbe indispensabile programmare un sistema culturale, che preveda l’ampliamento del Museo di Castelvecchio e il suo collegamento con l’Arsenale, dove andrebbe valutata l’opportunità di spostare, da Palazzo Pompei, il Museo di Scienze Naturali.

Uno scorcio di Castelvecchio, dove ha sede il museo civico veronese.

Tutelare le radici storiche

Una città come Verona, patrimonio mondiale Unesco, ha il dovere di tutelare i propri monumenti e le proprie radici storiche.

Lo stesso Centro Storico andrebbe regolato con un piano particolareggiato, finalizzato ad interrompere il processo di consumo turistico per iniziarne uno di ripopolamento residenziale. In questo senso la prima cosa da fare è valutare e bloccare la trasformazione dell’ex sede dell’Unicredit, di proprietà della Fondazione Cariverona, in un hotel, perché aggraverebbe la deriva turistica del Centro Storico. Viceversa, la sua destinazione a residenza, porterebbe nuovi abitanti in centro, con i relativi effetti, quali negozi di vicinato e piccoli artigiani.

Sempre nel programma elettorale della coalizione vincente, viene espressamente proposta la riqualificazione delle periferie, per modificare la città da monocentrica a policentrica. Pertanto, andrebbe pianificato il decentramento nella cintura periferica di varie attività culturali, recuperando e utilizzando gli edifici dismessi.

Un esempio per tutti: il vecchio stabile per la produzione del ghiaccio, di proprietà della Fondazione Cariverona, ora utilizzato da Eataly, in futuro potrebbe rappresentare un importante centro culturale per la zona sud della nostra città. Così com’era previsto nei piani iniziali.

Il verde e la mobilità

Iniziando proprio da Verona Sud, si dovrebbe articolare un sistema del verde, che preveda una fascia verde di collegamento dei forti extra moenia, da quello di Parona a quello del Pestrino, la riqualificazione naturalistica delle cave dismesse e la realizzazione e/o l’ampliamento dei parchi dell’Adige, delle Mura, della Collina, della Spianà e dello Scalo Merci della Ferrovia.

Necessaria e improcrastinabile la programmazione di un sistema della mobilità efficiente ed ecocompatibile, che possa razionalizzare il traffico ed ampliare all’intero Centro Storico la ZTL. Il filobus, per le sue caratteristiche strutturali, non potrà essere  alternativo al traffico privato a motore, anzi, con la riduzione in larghezza di alcune arterie di grande utilizzo per ricavare le corsie preferenziali per il filobus, si rischia un aumento del caos automobilistico.

La strada collinare tra porta Vescovo e porta San Giorgio, nelle ore di punta, è al collasso, così come lo è Veronetta. Saranno necessari altri interventi, che non dovranno essere fatti in uno stato di emergenza, ma dopo una seria pianificazione.

La proposta di un sottopasso per i veicoli a motore tra la Giarina e Santo Stefano, con la conseguente grande area pedonale in superficie davanti al Teatro Romano, si potrebbe ristudiare. Così come un breve tunnel di collegamento tra Porta Vescovo e via Mameli, non dovrebbe essere ideologicamente scartato.                                             

Con la stesura del PAT si potrà verificare se i vari punti presenti nelle proposte della coalizione che ha sostenuto il sindaco Damiano Tommasi erano obiettivi reali o solo programmi elettorali che, come spesso succede, vengono scordati un’ora dopo l’apertura delle urne.

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