Il dibattito sul traforo di Verona è un tema che divide da decenni la città e la provincia. Da una parte, c’è chi sostiene che il traforo sia la soluzione definitiva al problema del traffico, dall’altra c’è chi ritiene che sia un’opera inutile e costosa, che non risolverebbe il problema alla radice.

Al fine di fare chiarezza su tale opera, è bene considerare che, anche a causa dell’aumento dei prezzi delle materie prime, il progetto così come prospettato dall’ultima amministrazione Sboarina ha oggi un costo ben superiore ai 150 milioni di euro preventivato a suo tempo. Per fare un esempio lampante di come i costi delle opere infrastrutturali siano lievitati in maniera spropositata negli ultimi anni, la realizzazione del nuovo casello di Castelnuovo è passata, da un preventivo iniziale di 23 milioni, agli oltre 87 milioni finali di oggi.

Il cofinanziamento di A4 risulterebbe quindi sempre più marginale nel coprire finanziariamente l’opera. L’obbligo del pedaggio per rientrare dall’investimento è un altro grande limite del progetto. Il pedaggio, infatti, renderebbe l’opera ancora più costosa per i cittadini che ne scoraggerebbe l’utilizzo. Il traforo poi, terminando sul versante occidentale a Ca’ di Cozzi, non risolverebbe veramente il problema del traffico ma lo sposterebbe semplicemente su altre arterie come Via Fincato e Via Mameli.

Il progetto del traforo di Verona così come prospettato presenta dunque una serie di limiti da renderlo al momento una soluzione poco sostenibile ed efficace per risolvere il problema del traffico cittadino, così come del resto già evidenziato anche dal Piano Urbano della Mobilità Sostenibile (PUMS) licenziato dalla passata amministrazione e confermato da quella attuale.

Uno sguardo diverso

Il dibattito sul traforo di Verona dovrebbe essere affrontato in un’ottica diversa, come peraltro stanno già facendo (e sperimentando con successo) in moltissime città europee, le quali stanno puntando con decisione a creare soluzioni alternative all’uso dell’auto, come il trasporto pubblico di massa, le piste ciclabili e i parcheggi scambiatori. Queste soluzioni risultano più sostenibili e possono contribuire a ridurre in maniera efficace l’inquinamento atmosferico e acustico di Verona, migliorando la qualità della vita dei cittadini e rendendo la nostra città più vivibile.

Teniamo poi presente che i piani e programmi europei e nazionali, come ad esempio il PNRR, puntano decisamente a finanziare opere di mobilità sostenibile, piuttosto che nuove arterie stradali. Questo perché la mobilità sostenibile è considerata una priorità per la transizione ecologica e per il miglioramento della qualità della vita nelle città.

In questa logica Verona deve recuperare velocemente il gap ventennale che ha maturato nel campo della mobilità sostenibile. La città deve accelerare i lavori sulle opere già finanziate e al tempo stesso costruire le condizioni per progettarne di nuove, anche attraverso una maggior collaborazione con le altre istituzioni locali, a partire dalle vicine città capoluogo, dalla Provincia e dalla Regione.

Alcune proposte

Ecco alcune proposte concrete che potrebbero essere messe in atto per risolvere il traffico cittadino:

• Completamento del filobus e dei parcheggi scambiatori per incentivare l’utilizzo del trasporto pubblico supportato dal ribaltamento del casello di Verona sud (fondamentale per il funzionamento del parcheggio scambiatore della Genovesa);

• Realizzazione di un sistema di trasporto pubblico di massa efficiente, che colleghi Verona sud-Fiera-centro storico-Ospedale, recuperando il progetto di metro-tramvia del 1992 così come prospettato anche dal Piano di Assetto del Territorio (PAT);

• realizzazione del sistema ferrovia metropolitano (SFMR) integrato con il trasporto provinciale su gomma e prevedendo come hub metropolitano la stazione di Porta Vescovo;

• realizzazione del nuovo collegamento ferroviario con l’aeroporto;

• Un piano parcheggi che progressivamente tolga le auto dalle strade per fare spazio a pedoni e ciclabili.

Per quanto riguarda il traffico provinciale, le opere necessarie dovrebbero andare a completare e migliorare quelle esistenti, tra cui:

  • la strada di gronda ovest in direzione Valpolicella, funzionale a migliorare l’accessibilità all’ospedale di Negrar e a decongestionare i centri di Parona, Arbizzano e Pedemonte;
  • completamento della SR 434 fino a Basso Acquar;
  • rifacimento casello Verona est con eliminazione della rotonda di San Martino Buon Albergo con nuovo cavalcavia;
  • realizzazione della terza corsia della tangenziale sud tra san Giovanni Lupatoto e l’uscita di Alpo.

Queste misure, insieme a una maggiore sensibilizzazione dei cittadini sull’importanza della mobilità sostenibile, potrebbero contribuire a risolvere il problema del traffico a Verona in modo definitivo e a proiettare Verona verso standard più europei, divenendo più verde e sostenibile.

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