Verona è una città in trasformazione (TAV, Filobus…) ma i processi urbanistici in evoluzione devono sempre tener conto delle necessità di chi ci abita e ci lavora.

È questo il caso di uno dei progetti di questa amministrazione, importante quanto passato un po’ in sordina, ovvero la riqualificazione e rifunzionalizzazione della Stazione FS di Verona – Porta Vescovo. Il progetto prevede la riqualificazione del piazzale della stazione, il rifacimento del Fabbricato Viaggiatori, dei suoi locali e delle pensiline dei binari e il collegamento con il quartiere Universitario limitrofo tramite una nuova viabilità ciclo-pedonale; un investimento totale di circa 15 milioni.

Il progetto

Immagine dalla presentazione di RFI.

Il progetto è ambizioso, visto che si propone di contribuire a rendere finalmente Verona un polo universitario tramite il protocollo tra RFI, Comune e Università. Importanti pure i flussi previsti, ovvero circa 4.000 utenti al giorno (Stima RFI-DST), ovvero 1.460.000 l’anno.

Nuove pensiline, nuove aree commerciali, molto verde, l’ampliamento del sottopasso che collega la stazione a Borgo s. Pancrazio; è pure previsto uno spazio anche per l’Università di Verona che oltretutto godrebbe di una ciclabile che collegherebbe direttamente la stazione al polo universitario di Santa Marta attraverso viale Torbido, spostando così potenzialmente su questa stazione il traffico degli studenti pendolari.

In effetti, la parte che più colpisce è appunto la ciclopedonale che, dalla Porta di Campofiore, attraversando con un sottopasso viale Torbido, si svilupperebbe su via Giolfino che necessariamente sarà oggetto di adeguamenti strutturali, magari – per ipotesi – con un senso unico.

L’approfondimento

Ne abbiamo parlato con il Consigliere Nazionale del sindacato O.R.S.A. Ferrovie di Verona Angelo Mantovani per avere un quadro più chiaro e dare forma a una riflessione a fronte delle criticità del progetto rilevate dal sindacato; criticità che richiedono una presa di coscienza da parte della cittadinanza. 

Un primo tema è la sicurezza. Il rilancio di Porta Vescovo passa attraverso la sua percezione di sicurezza rispetto a sbandati e delinquenti (lo segnalava l’assessore Benini già nel 2020; nel 2019 ricordiamo il caso della baby-sitter sequestrata e violentata). A Porta Nuova il presidio POLFER è già ai minimi termini, a Porta Vescovo proprio non c’è. Qual è il piano?

Angelo Mantovani

«Dall’analisi di FS Security, l’azienda di sicurezza interna al Gruppo FS, numerose criticità riguardano i servizi igienici e i fabbricati che hanno bisogno di un presidio h24, anche perché l’attuale sistema di telesorveglianza è obsoleto e comunque non risolutivo. Pare che RFI punti a una forma di sicurezza “indiretta”, ovvero che il volume di passeggeri e avventori dei nuovi locali dissuada di per sé eventuali malintenzionati.»

Un po’ la strategia del Mura Festival per “ripulire” i bastioni, per capirci. La ritenete funzionale?

«Apprezziamo l’intenzione ma il fatto è che le persone torneranno a frequentare Porta Vescovo solo dopo che vi sarà un senso sicurezza percepito e non viceversa: secondo noi è quindi necessario, almeno in una fase iniziale, la presenza di un presidio continuativo di forze dell’ordine e di personale di gestione e custodia degli ambienti di servizio che non sembra per ora all’orizzonte. È difficile, ad esempio, credere che un’aula studio in Stazione possa essere fruita se gli studenti avranno paura anche solo ad avvicinarsi all’area…»

Immagine dalla presentazione di RFI. Le aree di intervento

Il secondo tema è la mobilità. Quali le criticità che avete riscontrato?

«I posti auto, in tutte le proiezioni di modifica, diminuiscono dal 50% all’80% per la zona di competenza di RFI, mentre il viale alberato di accesso – di pertinenza comunale – non sembra al momento interessato da lavori. In più, il piazzale antistante la stazione di Porta Vescovo dovrebbe diventare un’isola pedonale: il che significa che per i 200 e passa lavoratori dell’OGR (Officine Grandi Riparazioni), per tutti i dipendenti delle aziende satelliti, dell’ATV del vicino deposito e per i passeggeri delle ferrovie diventerà sempre più arduo trovare parcheggio, mentre i tir con i materiali per le officine saranno probabilmente costretti ad accedere dalla corsia riservata al TPL, stante questa proposta di viabilità. Un problema dunque concreto, che per i dipendenti diventa ancora più pressante perché, con l’attuale modulazione degli orari di lavoro, non potranno nemmeno appoggiarsi al servizio pubblico

Luci ed ombre

Insomma, apparentemente il progetto è di quelli che possono dare un giusto impulso alla nostra città. Ma non mancano alcune perplessità: a quanto visto finora va aggiunta l’incontrollata proliferazione dei semafori nell’area di Borgo Venezia, che rallentano già notevolmente il traffico, a cui si sommeranno i lavori sia della stazione su viale Torbido – per la realizzazione del sottopasso ciclabile – sia i lavori per il Filobus.

Il rischio dunque concreto, già per il 2024, è che non solo per i lavoratori e i passeggeri della rinnovata stazione, ma per tutti gli abitanti della Valpantena e di Borgo Venezia, pensare di avvicinarsi alla città diventerà ardimento di pochi temerari e tutto questo, magari, per una stazione che potrebbe rimanere un luccicante guscio vuoto.

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