Se vinci sei nell’UE, se perdi torni al punto di partenza.

Con questa frase si apriva un mese fa la rassegna Mediorizzonti. Con queste stesse parole, forse, si chiude stasera, lunedì 30 ottobre alle 20.30, al Cinema Nuovo San Michele a Verona. Ingresso 6 euro.

Il documentario che parla ancora una volta della Rotta Balcanica, “Shadow game” delle registe Eefje Blankevoort ed Els van Driel, accompagna i giovanissimi protagonisti del film che cercano di attraversare i confini europei in cerca di protezione e di una vita migliore, viaggiando in un mondo di ombre che non si vedono mai: un mondo fatto di campi minati, orsi, fiumi che scorrono veloci, contrabbandieri e guardie di frontiera. 

Le regole del “gioco” sono semplici: chi sopravvive vince, chi rimane un’ombra, chi sfugge alla polizia e in definitiva chi supera la linea di confine, vince. In caso contrario si perde, a volte solo tornando al punto di partenza, in altri casi la sorte è ben peggiore. “It’s do or die”, agire o morire.”

Shadow Game

Le registe, e le collaboratrici, del film Shadow Game hanno un particolare legame con i paesi di origine e le culture di provenienza dei giovani protagonisti. Eefje Blankevoort, infatti, ha lavorato e vissuto in Iran, comprende la cultura iraniana e parla Farsi. Conoscendo molti iraniani costretti a fuggire dal loro Paese negli ultimi decenni, ha potuto quindi facilmente relazionarsi con loro, ascoltando la storia del loro viaggio. Poiché Dari e Farsi sono lingue abbastanza simili, è riuscita anche a rapportarsi con le persone afghane che hanno incontrato.

Figlia di un avvocato specializzato in diritto d’asilo, Els van Driel è sempre stata molto vicina e a contatto con persone rifugiate, potendo così apprezzare e cogliere la sensibilità delle loro storie e identità. Come documentarista è specializzata nella realizzazione di film sui diritti dei bambini, lavorando molto con i giovani di tutto il mondo in circostanze impegnative e terribili.

La ricercatrice e traduttrice Zuhoor al Qaisi ha lavorato come giornalista in Iraq, fino al 2015 quando è stata costretta a fuggire nei Paesi Bassi. Zuhoor ha conosciuto le registe tramite un collega giornalista e da allora è iniziata la loro collaborazione, prima nel film The Accordo, sull’accordo UE-Turchia, e ora in Shadow Game. L’esperienza di Zuhoor, sia come rifugiata e come giornalista, la sua empatia e il suo impegno sono stati essenziali per relazionarsi e mantenere i contatti con i protagonisti di lingua araba nel film.

Shadow Game è un progetto e non solo un’opera cinematografica, che comprende anche cortometraggi sugli spostamenti di singoli ragazzi, un archivio fotografico e un videogioco. Tramite il sito ufficiale è possibile firmare la petizione che, in accordo con l’Articolo 22 della Convenzione sui Diritti dell’Infanzia, richiede che i bambini che raggiungono l’Europa tramite l’Italia o la Grecia ricevano le giuste attenzioni, non vengano lasciati soli nei loro viaggi verso altre nazioni e non siano aggrediti alle frontiere. Sono inoltre disponibili link per donare alle associazioni che si occupano di offrire aiuto ai rifugiati, fare volontariato o semplicemente condividere la causa sui social.

Le parole di Ernesto Kieffer, giornalista di Heraldo, apriranno la serata a cui è affidata la moderazione a Beatrice Branca, giornalista ed esperta di Rotta Balcanica, in dialogo con Cecilia Munai di OBTI, One Bridge To Idomeni.

La rassegna è organizzata da veronetta129, il Cinema Nuovo San Michele, La Sobilla, Filmica, Heraldo, il Middle East Now di Firenze e il gruppo di analisi interculturale Prosmedia. Il supporto culinario è di Tabulè, tutte le sere al cinema prima delle proiezioni.

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