La nazionale maschile di pallavolo è in semifinale ai campionati europei. Un risultato pronosticabile alla vigilia, ritenuto l’obiettivo minimo, ma raggiunto battendo ai quarti un’Olanda in serata di grazia, domata solo al tie break.
Stasera a Roma, alle 21.15 contro la Francia, gli azzurri proveranno a conquistare la finale per dare continuità ad una serie di risultati internazionali che, a questo punto, sta diventando di autentico spessore.

Contro l’Olanda una gara complicata

Il sestetto di “Fefè” De Giorgi nei quarti di finale si è dovuto superare. Alla vigilia ci si poteva attendere una gara più semplice, ma gli “Orange”, magistralmente orchestrati dal tecnico italiano Roberto Piazza, hanno saputo interpretare al meglio la contesa. Preparati a livello tattico, centrati nelle esecuzioni tecniche, in piena fiducia e agonismo, hanno anche sfruttato al meglio l’infortunio di Roberto Russo, vittima di una distorsione alla caviglia ad inizio gara. L’episodio ha creato un momento di confusione nella nostra nazionale e da lì la partita si è trasformata in una battaglia di nervi e giocata sul filo dell’equilibrio.


Le gare possono anche essere affrontate con i favori del pronostico, ma poi vanno vinte e questo può essere davvero considerato il merito principale della nostra nazionale. In una giornata cominciata male, Simone Giannelli e compagni non si sono mai disuniti e come al solito non hanno deluso, per atteggiamento e per concretezza. Hanno continuato a giocare una pallavolo sopraffina a livello tecnico e si sono affidati al collettivo per arginare le folate di puro talento dell’opposto Nimir Abdel-Aziz.

Ora la Francia

La semifinale contro la Francia porrà di fronte due nazionali simili per filosofia e per collettivo. Due sistemi per alcuni aspetti a “specchio” con l’Italia che parte ancora una volta favorita. Rispetto ai transalpini, contro cui si sviluppano sempre gare lunghe ed equilibrate, gli azzurri hanno più consapevolezza, data dai successi internazionali delle ultime due estati, oltre a punte di rendimento maggiori. Le due formazioni si conoscono alla perfezione e sarà difficile per entrambe sorprendere l’avversario.

Occorrerà, banalmente, giocare meglio dell’altro e riuscire ad attingere al massimo delle risorse agonistiche. Tra i vari fondamentali potrebbe essere decisiva la difesa, di cui entrambi i sestetti sono interpreti d’elite.

Un pronostico? 3-1 tirato a favore dell’Italia. Sbilanciarsi non sarebbe mai opportuno, ma la sensazione è che la gara contro l’Olanda rappresenti quel classico momento che, in una grande manifestazione, eleva il gruppo ad un livello di rendimento più alto, dopo essere uscito dalle difficoltà.

Una foto dalla conferenza stampa pre semifinali volley – credit De Sanctis-Galbiati-Rubin, Fipav.

Questa nazionale ha avviato un ciclo vincente?

È prematuro capire se questa nazionale possa proseguire il ciclo vincente avviato con il titolo europeo di due anni fa e confermato con quello mondiale dello scorso anno. Di sicuro è bene non effettuare confronti con la generazione dei fenomeni degli anni Novanta, un termine di paragone scomodo e inopportuno per distanza temporale. Questa nazionale non può e non deve assomigliare a nessuno e farà il suo percorso, a prescindere dall’eventuale bis europeo che saprà o non saprà conquistare in questi giorni.

Questi ragazzi hanno almeno due Olimpiadi davanti a loro (prendendo come riferimento l’età del leader Simone Giannelli, l’unico forse insostituibile) e dovranno essere giudicati tra davvero tanti anni. Di certo hanno dimostrato di avere doti umane, tecniche e agonistiche impareggiabili, pertanto è lecito, non scontato, attendersi il massimo. Anche da stasera.

L’unicità di questa nazionale

Troppo spesso abbiamo visto nazionali azzurre capaci di sorprendere (calcio, Mondiali 2006 ed Europeo 2021, pallavolo femminile, Mondiali 1998, basket maschile, Atene 2004). Assai di rado, però, abbiamo assistito a delle conferme quando poi quei gruppi vincenti hanno cominciato a godere dei favori del pronostico. Rivalità interne, leadership degli allenatori messa in discussione, aspettative superiori alle qualità del gruppo, superbia, arroganza, tutti questi aspetti, o taluni di essi, hanno impedito nuove vittorie e l’apertura di un ciclo vincente.

Questa nazionale invece appare diversa. In campo gioca, è focalizzata su quello che fa, è allineata con un tecnico che non ruba mai la vetrina ai suoi e che, finora, è riuscito a soffocare sul nascere ogni disturbo mediatico.

Con serenità, professionalità, umiltà, senza mai esagerare, senza mai prendersi troppo sul serio. La nazionale oggi è questo. Facce pulite, mai alterate da superbia o fiaccate da improvvisi attacchi di sfiducia.
Vincerà? non vincerà? Rimane un esempio clamoroso di come si debba fare sport, di come si possa e si debba vestire una maglia della nazionale. Una squadra da tifare, che si fa tifare perché non può davvero risultare antipatica, sia nella vittoria che nella sconfitta.

Il confronto impietoso con la nazionale femminile

La nazionale maschile ha avuto il merito di cambiare pelle in pochi anni. Questo lo si deve al lavoro e ai valori delle persone che compongono il team attuale, che si è posto da subito in decisa discontinuità con il ciclo precedente.

Proprio queste considerazioni producono molta amarezza se guardiamo alla nazionale femminile. Un’amarezza che nasce dalla convinzione di cosa “sarebbe stato se…” e delle occasioni perse, ormai tante, buttate al vento non per mancanza di qualità, ma a cause di tante negatività.

Non sarà facile uscire dal vortice in cui è caduta la squadra. Rivalità, scaricabarili, sfiducia, mancanza di condivisione di un complesso valoriale forte, sono gli elementi più dannosi. Si cerca l’untore. Coach Davide Mazzanti? Paola Egonu? la vecchia guardia rappresentata da Cristina Chirichella, Monica De Gennaro e Caterina Bosetti? La Fipav?
La sensazione è che la resa dei conti sia ben lontana dall’essere completata. Cercare i colpevoli non ha ormai più senso, tali e tanti sono i fatti spiacevoli accaduti in seno alla nazionale. Serve un cambio di rotta epocale, a prescindere che si butti via anche qualcosa di buono, vedasi l’innegabile lavoro di Mazzanti.
L’esempio da seguire è proprio la nazionale di De Giorgi, solo che cambiare nel maschile fu più facile, vista l’età degli allora atleti azzurri di riferimento. Nel femminile il rischio è di trascinarsi ben oltre le Olimpiadi, vanificando il prime di carriera di una irripetibile generazione di talenti.

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