«Allora, che notizie da Rialto?» Buone, almeno dal punto di vista del vaporetto che ha riportato il Chievo sulla terraferma da Sant’Elena. A giudicare da quel che è avvenuto sabato scorso, sul calare della sera, a una manciata di chilometri ad est dal celebre mercato veneziano, si può essere soddisfatti. Finalmente il ghiaccio è rotto. La prima vittoria della stagione è arrivata.

Riscontri positivi

Dopo due gare in cui aveva raccolto molto meno di quanto investito, il Chievo di Marcolini è stato più cinico – o pragmatico – del protagonista de “Il mercante di Venezia“. La fatidica domanda su cosa si dicesse dalle parti del ponte oggi tra i simboli della città, nel corso dell’immortale opera shakesperiana il famigerato Shylock se la poneva spesso. Così come forse è avvenuto in settimana in via Galvani, in attesa di riscontri che la partita in laguna ha, in definitiva, saputo dare. E la risposta è stata positiva.

Vittoria meritata a prescindere

Sgomberiamo il campo da qualsiasi equivoco: ottantacinque minuti con un uomo in più sono un bel vantaggio, è chiaro, ma il Chievo al “Penzo” è apparso, a prescindere, una spanna sopra gli uomini di Dionisi. A partire dall’approccio alla gara dei gialloblù, col piede pigiato sull’acceleratore come in quel di Perugia tre settimane fa. L’unico paradosso semmai è nato dall’espulsione-suicidio di Aramu: l’effetto psicologico immediato ha portato il Venezia a prendere coraggio, tanto da disorientare, almeno per qualche minuto, Cesar e compagni. 

Michele Marcolini

Gli assi nella manica

Qualche errore di troppo, una certa passività in fase d’impostazione e una sbandata difensiva sono stati il campanello d’allarme che in serie B le gare sono battaglie comunque e sempre, anche con il vantaggio di un uomo. Messaggio colto, nel mentre che, col passare dei minuti l’intensità della formazione di casa, fisiologicamente, è venuta a calare. Prese le misure, il Chievo ha iniziato a marciare a ritmo più elevato. Ha tenuto in mano le chiavi del centrocampo e iniziato a proporre il proprio gioco. Difesa ordinata, sovrapposizioni sulle linee esterne e verticalizzazioni improvvise. E ha tirato fuori dal cilindro i propri assi: gente di tecnica ed esperienza superiore che, se in condizione, appare in grado di far la differenza in un torneo come quello cadetto.

Si alza l’asticella

La ripresa lo ha confermato. Sono venute fuori le caratteristiche di una compagine matura ed esperta. Impenetrabile in difesa, nei panni del gatto col topo in fase offensiva, il Chievo ha sigillato il risultato che, peraltro, avrebbe potuto essere più largo. Molto promettente il debutto di Dickmann, straordinario Obi nella posizione di centrale di centrocampo. Personalità da vendere, oltre sull’efficacia, da parte di Segre ed Esposito, al netto dell’irruenza del secondo che poteva costare cara: eccellente il tempismo di Marcolini nel sostituirlo a metà gara. Davanti si segna e sogna: con giocatori come GiaccheriniMeggiorini e Djordjevic è lecito alzare l’asticella delle speranze. Con Pisa e Salernitana si potrà iniziare a capire fino a dove.

(Foto: AC ChievoVerona)