Le azzurre escono sconfitte al tie break in semifinale sotto i colpi della Turchia, guidata da una Melissa Vargas a tratti stellare. Eppure, la gara ha vissuto di momenti, per lo più favorevoli alla nazionale italiana che ha espresso una buona pallavolo, forse anche migliore delle attese, per quattro set. Di fronte, però, c’era la Turchia, al momento una delle squadre più forti al mondo, come dimostra il recente successo in Volley Nations League.

Un gruppo indubbiamente già avanti nel processo di sviluppo del proprio sistema di gioco e delle proprie sicurezze in vista di Parigi 2024. Il crollo mentale dell’Italia al quinto set racconta, forse, proprio il diverso livello di maturazione dell’identità di squadra. Per le Olimpiadi c’è tempo e sarebbe sbagliato buttare tutto all’aria ripartendo da zero, complice un risultato non soddisfacente.

L’inizio gara

La sfida ha vissuto di momenti, in un’altalena di dominanze, passando per momenti di equilibrio totale in cui si è vista una qualità di pallavolo che solo pochi anni fa era impensabile a livello femminile. Non solo a livello fisico, ma anche tecnico tattico.

Vargas, l’opposta cubana, naturalizzata Turca, vero spauracchio della vigilia, è partita piano, meglio Ebrar Karakurt, l’altra opposto adattata come laterale ricevitore. Nel primo parziale, però, abbiamo visto un’Italia magistrale. Nonostante una Ekaterina Antropova non al top della forma, ognuna ha portato il proprio mattoncino, specie Elena Pietrini, tornata a essere una delle leader mondiali nel ruolo di schiacciatore-ricevitore. Poi, il tanto chiacchierato doppio cambio ha fatto la differenza con un 10-2 di parziale che ha prodotto l’1-0 nel conto dei set, quasi in carrozza.

Il ritorno della Turchia

Il secondo set va catalogato come la prima delle due grandi occasioni mancate dalla nazionale di Davide Mazzanti. Le avversarie partono fortissimo, dominano in ogni fondamentale per almeno dieci minuti, poi piano piano l’Italia rimonta. A riviverla il giorno dopo si può dire che, vincendo anche il secondo, la gara si sarebbe virtualmente chiusa. Purtroppo la rimonta non si compie del tutto e il match torna pari. 1-1, ma le nostre sono vive e, con Paola Egonu fissa in campo, hanno trovato un buon equilibrio. Menzione per Anna Danesi, muraglia invalicabile anche per Vargas.

L’italia mura, difende e contrattacca

Il terzo set è quasi un no contest a favore delle azzurre. La sensazione è che chi riesce ad aggredire di più in battuta vinca, in realtà non è tanto la difficoltà della ricezione a pesare sui rendimenti delle due contendenti, quanto le percentuali di attacco. In questa fase turche annichilite dal muro-difesa italiano. 2-1, l’Italia merita la finale. Gioca bene, coinvolge lo spettatore, mette insieme azioni spettacolari e di qualità assoluta, con qualche complicità di troppo di una Turchia un pò spenta.

L’epilogo

Il quarto set si gioca sul filo dell’equilibrio. Azzurre in palla, tutte, al di là di alcune critiche eccessivamente severe che nel day after animano i social e i media. Il livello è altissimo, serve rischiare ogni fondamentale per ambire a fare punto. Logico che arrivi anche qualche imperfezione da ambo i lati del campo. Sensazione del momento: l’Italia è al top di quello che può fare, Turchia che ancora non ha dimostrato tutto il potenziale agonistico a disposizione, anche per merito nostro.

Sul 20-16 a favore dell’Italia gli sguardi dovrebbero dissuadere dallo scommettere Turchia, visto il punteggio. Invece non è così, grande merito della squadra di Daniele Santarelli che non molla mai. D’improvviso Vargas cambia marcia e alza il livello, un livello a cui né Egonu né la serba Boskovic (le attaccanti più forti del pianeta) hanno forse mai dimostrato di poter arrivare. Lo schema turco è di una semplicità disarmante, ma funziona: palla alla cubana, che mette a terra tutto. Finisce 22-25 e l’Italia crolla mentalmente.

Il tie break è una pura formalità. Salta completamente la regia di Alessia Orro, ma sarebbe ingeneroso puntare l’indice su di lei, perché salta davvero tutto. La squadra nel suo complesso è battuta, ben prima del fischio finale. 15-6 per la Turchia e Marina Lubian e compagne che lotteranno per il bronzo oggi alle 16.30 contro l’Olanda.

Dall’equilibrio al crollo, che giudizio dare

Il 24-8 di parziale finale tra i due set racconta due possibili verità. La prima è che l’Italia si è sciolta improvvisamente denotando minore forza mentale dell’avversario. La seconda è che l’Italia, ad oggi, per giocare al livello assoluto, deve offrire il proprio massimo, più di quanto non debba esprimere la Turchia, un team non ancora perfetto, ma di grande spessore agonistico.

Queste due considerazioni ne aprono una terza, ancora più importante e che, senza farsi prendere da opinioni di campo, ci può permettere un’analisi approfondita dell’europeo dell’Italvolley. Sulla nostra nazionale c’è ancora il cartello “Work in progress”.

Lavori in corso, vista olimpiadi

La Turchia, per vari motivi, è squadra matura, qualitativa e che ha già assimilato profondi cambiamenti al proprio assetto di gioco. In sostanza, ha vinto una VNL e può vincere un europeo con due opposti in campo. Si aggiunga che la Karakurt non è certo il ricevitore dei vostri sogni anche dovendo scegliere solo tra le attaccanti di posto due.

Ha puntato molto, se non tutto, sul talento offensivo e sulle qualità fisiche e agonistiche di un gruppo in cui brilla la stella di Vargas, per quanto visto quest’estate ampiamente la migliore attaccante del pianeta. Una che, quando conta, sale ancor di più nel rendimento fino a diventare quasi non arginabile.

Anche l’Italia ha avviato un percorso di innovazione che, seppur in modo diverso, mira a puntare sulle giocatrici di maggior spessore atletico e offensivo. Antropova ed Egonu potranno coesistere? Ci si può permettere Miriam Sylla al fianco di Pietrini in posto quattro? Sono domande a cui ancora non sarebbe giusto fornire risposta perchè questa nazionale non ha avuto sufficiente tempo di lavorare d’estate, a causa anche dei problemi burocratici che hanno ritardato l’esordio azzurro di Antropova.

Quello che, però, è certo è che si possono vincere rassegne internazionali solo trovando l’equilibrio giusto nello schierare tutte le campionesse disponibili. E questa Turchia, così bella e vincente, è lì a dimostrarlo.

Le assenti non avrebbero cambiato gli eventi

Certo, rimane impossibile parlare di sport con i “se” e i “ma”. La gara di venerdì, però, impedisce di avere troppi rimpianti delle assenti, delle defenestrate della vigilia. Permettersi una Caterina Bosetti a questo livello fisico di pallavolo, è quasi impensabile, anche con l’atleta al massimo della forma.

Sarebbe stata utile, costante, caparbia, ma non avrebbe cambiato il risultato. E questo ragionamento nulla toglie al valore di un monumento come Caterina. Per “Moki” De Gennaro il discorso può essere un filo diverso, ma Eleonora Fersino ha fatto un Europeo eccellente, brava anche contro la Turchia, nonostante le immani pressioni che ha dovuto sopportare. Può solo crescere. Se si guarda, infine, alle centrali, credo in pochi abbiano rimpianto Cristina Chirichella.

Davide Mazzanti durante Italia- Turchia, semifinale dell’europeo 2023.
www.federolley.it – Foto Galbiati Rubin

Egonu sì, Egonu no

La critica si è concentrata da subito sul ruolo di Paola Egonu. Critiche a Mazzanti per la sua convocazione, critiche a Mazzanti per averla pancata, critiche alla giocatrice per ogni espressione, sguardo o errore di gioco. L’Europeo e il campo hanno detto in modo incontrovertibile che Paola Egonu si è messa a disposizione del gruppo forse come non mai, che ha inciso come doppio cambio, che si è fatta trovare pronta in semifinale quando ha dovuto fare la titolare.

Non ha disputato la gara della vita? Ha perso il duello con Vargas? Sarà, ma è stata una Egonu trascinante e che di sicuro uscirà da questa esperienza migliorata. Antropova, d’altra parte, ha ben giocato fin dove era nelle sue corde, ma ha faticato laddove si è trovata a un livello a lei sconosciuto, mai affrontato prima. La ragazza è giovane e si farà. Che possa coesistere con la Egonu è materia che andrà affrontata tra dieci mesi (purtroppo non sarà facile al termine di una stagione nel club, che affronterà da opposto), ma la considerazione da fare è che anche lei è uscita migliorata da questa esperienza.

Non bisogna gettare tutto a mare

Come al solito occorre un’approfondita e attenta analisi delle prestazioni e dei risultati. La faranno i membri dello staff e la Federazione si confronterà con loro. Servirà equilibrio, di brusii e mugugni ne sono stati già captati molti.

Sarebbe, però, profondamente sbagliato buttare tutto a mare disconoscendo il carattere innovativo che questa Nazionale ha, come essa proietti il volley femminile sempre più vicino a quello maschile e come ogni innovazione richieda tempo, profonda fiducia e anche un filo di fortuna (vedasi rimonta del secondo set di semifinale).

Una vittoria non avrebbe rubato nulla

Che non bisogni gettare tutto a mare lo conferma in modo evidente proprio la sconfitta di semifinale. Una vittoria italiana non sarebbe stata ingiusta, immorale o immeritata. Questo denota che manca poco al top, se si è giocato per almeno un’ora e mezza al pari, o meglio, di una Turchia con una Vargas in stato di grazia.

Spesso sono più le sconfitte, rispetto alle vittorie, che permettono a tecnici e atlete di parametrarsi con la distanza che manca per raggiungere gli obiettivi. Certe sconfitte restituiscono consapevolezza ed è possibile che la gara di semifinale sia proprio una di queste situazioni. Le parole di Mazzanti a fine gara sembrano confermare questa valutazione.

Mazzanti è ancora gradito?

La sensazione è che la squadra abbia lavorato in piena sintonia con il tecnico, ma che esso non goda più del pieno e totale appoggio dirigenziale, oltre a una certa ostilità dei media che gli preferirebbero altri nomi, peraltro di insindacabile spessore e, perciò, ingombranti.

Se si vuole puntare al bersaglio grosso delle Olimpiadi non c’è spazio per disguidi, incomprensioni, mezze parole, ombre. Tutto e tutti devono sposare il “progetto Mazzanti” e perseguirlo con entusiasmo, lena e fiduciosa perseveranza. Altrimenti tanto vale ripartire da zero, con tutte le incognite del caso, ammesso che poi altri grandi nomi tra gli allenatori siano davvero disponibili per la panchina azzurra.

Nel frattempo, i maschi…

In contemporanea si stanno giocando gli Europei maschili. La Nazionale italiana appare lanciata verso una seconda fase da testa di serie, dopo tre vittorie per 3-0. Di prestigio l’ultima contro la Serbia, nemmeno tanto sofferta. La squadra pare avere il pilota automatico. Torneremo ad occuparcene all’avvio della fase ad eliminazione diretta.

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