«Questo sostegno ha una valenza molto importante per l’Alto Adige, trattandosi di un supporto sempre concreto», ha dichiarato il governatore dell’Alto Adige Arno Kompatscher che poi ha aggiunto: «Senza l’Austria non ci sarebbe alcuna autonomia. È un aiuto prezioso anche in questa fase, nella quale stiamo negoziando con Roma il ripristino delle competenze, che sono state limitate negli ultimi due decenni.»

È anche stato  detto di voler ripristinare lo statuto di autonomia come era nel 1992, quando cioè l’Austria rilasciò la quietanza liberatoria e permise la chiusura della vertenza internazionale pendente all’ONU. «Essendo l’Austria parte contraente dell’Accordo di Parigi, anche l’Alto Adige avverte questo sostegno», ha sottolineato il presidente altoatesino .

«La storia finora ha dimostrato cosa è possibile fare quando esiste la buona volontà», ha sottolineato Alexander Van der Bellen il Presidente austriaco in carica.

Il fascismo, una questione distorta dalla propaganda irredentista

Nel 1939 a Berlino Hitler e Mussolini siglano il patto sul trasferimento nel Reich dei sudtirolesi. Chi opta per la cittadinanza tedesca è costretto a espatriare, mentre chi sceglie di rimanere in Italia perde il diritto di tutela etnica. In un primo momento l’86% opta per emigrare. Lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale blocca però l’espatrio. Circa 75.000 persone abbandonano l’Alto Adige, 25.000 delle quali vi faranno poi ritorno a guerra finita. 

Hitler (a destra) e Mussolini

Dopo l’8 settembre 43 ci volle una sola notte alla Wermacht per occupare Trentino Alto Adige, Belluno, l ’Istria ed il litorale dalmata. Franz Hofer era la figura principale dell’operazione e costruì il famigerato lager di Bolzano. Il Gauleiter si era sempre dichiarato un sostenitore dell’ unità del Tirolo.

Con la rottura dell’ asse nel settembre 1943 sembrava essere arrivata l’ora  dell’ annessione del Sudtirolo, ma le speranze di Hofer vennero vanificate, quando Mussolini si mise a capo nell’ Italia del Nord di uno «stato fantoccio” ma comunque ancora in grado di parlare direttamente con il Fuhrer.

L’Accordo di Parigi

A guerra finita, nel 1946, si sottoscrive l’Accordo di Parigi   A margine della conferenza di pace il Presidente del Consiglio dei Ministri italiano Alcide De Gasperi e il Ministro degli Esteri austriaco Karl Gruber firmano un accordo di tutela dell’Alto Adige.

L’accordo “De Gasperi-Gruber” – conosciuto appunto con il nome di “Accordo di Parigi” – assicura agli altoatesini ampio potere legislativo e amministrativo per la tutela della lingua e della cultura. È del 1948 il primo Statuto di autonomia approvato dall’Assemblea costituente italiana. Le due province di Bolzano e Trento vengono così accorpate nella regione Trentino-Alto Adige, dotata di Consiglio e Giunta propri.

La popolazione di lingua italiana rappresenta la maggioranza in regione così che le richieste delle minoranze tedesche e ladine vengono respinte. Agli occhi della popolazione altoatesina i punti fondamentali dell’accordo De Gasperi-Gruber non sono stati messi in pratica.

Cresce il malcontento anche a causa della migrazione interna della forza lavoro e delle famiglie italiane che sfocia nel 1957 con la manifestazione a Castel Firmiano dove 35.000 altoatesini protestano contro la mancata realizzazione dell’Accordo di Parigi invocando l’autonomia dell’Alto Adige al grido di “Los von Trient” (via da Trento).

È il  1960 l’anno in cui si sottoscrive  la risoluzione ONU sulla questione Alto Adige. Su iniziativa del Ministro degli Esteri austriaco Bruno Kreisky, l’assemblea generale delle Nazioni Unite approva all’unanimità una risoluzione sulla questione altoatesina. L’Italia e l’Austria sono invitate ad avviare trattative per chiarire le rispettive divergenze sul Trattato di Parigi.

È un accordo nato e basato su rapporti personali di fiducia. È un estratto della nota che l’ambasciatore italiano a Londra Nicolò Carandini inviò il 25 settembre 1946 al segretario generale degli Esteri Renato Prunas. Si tratta della risposta ad una sollecitazione dello stesso Prunas circa l’opportunità di specificare in un appunto a Karl Gruber all’indomani della sigla dell’accordo di Parigi (5 settembre 1946) quale fosse il quadro entro il quale applicare l’autonomia, ovvero quello regionale, al fine di lasciare traccia scritta ed evitare future controversie.

Questione riaperta?

L’irredentismo soffia sotto la cenere in Alto Adige. Il fenomeno si trasforma profondamente nel tempo: alla fase iniziale, spontaneistica e autoctona, segue la stagione organizzata di cui è protagonista il Befreiungsausschuss Südtirol (Bas), ossia “Fronte di liberazione del Sudtirolo” (1956-1961), e poi un’ultima fase, la più cruenta, di ispirazione neonazista e pangermanista (1962-1967).  

Tra i repertori d’azione preferiti dei terroristi altoatesini vi erano gli attacchi ai tralicci dell’alta tensione per mezzo di ordigni esplosivi (si parlò di “guerra dei tralicci”), a cui, nella fase più violenta (1964-1967), si aggiunsero azioni intenzionalmente omicide.

Il clima cambia nettamente dagli anni Cinquanta e primi anni Sessanta, nel quale in  Alto Adige/Südtirol cambia radicalmente, rispetto all’atmosfera di distensione dell’immediato dopo guerra. A partire dal 1953, anno della svolta nei rapporti tra Roma, Bolzano, Innsbruck e Vienna e dell’apertura di una vera e propria crisi, i rapporti si vanno facendo progressivamente sempre più tesi, fino ad arrivare all’uso della violenza come arma politica e alla cosiddetta “notte dei fuochi” della notte tra l’11 e il 12 giugno 1961, quando un gruppo di terroristi sudtirolesi, aderenti al Befreiungsausschuss Südtirol, compirono numerosi attentati dinamitardi.

Elezioni in autunno, un fronte caldissimo

Il 22 e 23 ottobre nella Provincia autonoma di Trento e il 22 ottobre nella Provincia autonoma di Bolzano si svolgeranno le elezioni dei rispettivi Presidenti e consigli provinciali, che poi andranno a comporre il Consiglio regionale ed eleggere il Presidente della Regione Trentino-Alto Adige.

Nel frattempo «credo che l’autonomia altoatesina non possa quindi valere solo per tedeschi e ladini, come qualcuno ha detto, o peggio solo per un partito politico» afferma  Giorgia Meloni in una lettera ai giornali Dolomiten e Alto Adige.  Secondo Meloni, questo modello «ha il pregio di valorizzare il territorio e di favorire la massima partecipazione dei cittadini, ma deve essere accompagnata e inserita in un quadro di unità nazionale. Chi condivide il nostro programma potrà votarci con serenità sapendo che non verranno traditi. Questa è la democrazia», conclude Meloni.

La Presidente del Consiglio dei Ministri italiano Giorgia Meloni

Il 16 maggio 2023,  in vista delle regionali  d’autunno, anche se la legge elettorale della Provincia di Bolzano non prevede l’elezione diretta del presidente, la Sued-Tiroler Freiheit ha lanciato il consigliere Sven Knoll come “candidato governatore”.

Come ha spiegato la fondatrice del partito Eva Klotz, «serve un’alternativa a Kompatscher che sta portando l’Alto Adige nella direzione sbagliata».  Secondo Klotz, «Roma non aspetta altro che cancellare la macchia bianca che l’Alto Adige rappresenta, vogliamo avviare  – appena possibile – un referendum per la permanenza con l’Italia, come avvenne nel 1961 nell’Irlanda del Nord con la Gran Bretagna.»   

Pnrr, in Alto Adige già stanziati oltre 850 milioni di euro

Il Piano nazionale di ripresa e resilienza nel frattempo ha già dato da Roma via libera a 469 progetti. Per la transizione ecologica sono disponibili 477,6 milioni e per la digitalizzazione 121,2 milioni. Il progetto singolo più consistente è quello di Terna (48 milioni).

Una veduta di Bolzano

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