Mancano ormai pochi giorni alla partenza della terza edizione del Festival del giornalismo di Verona, organizzato da Heraldo, con eventi in programma dal 5 al 27 maggio.

Uno dei temi che verrà posto sotto la lente d’ingrandimento sarà quello della sostenibilità, con uno sguardo sulla varie politiche attuate e attuabili a livello ambientale e soprattutto con un focus su quella che è e che dovrebbe essere la comunicazione a livello ambientale, nell’ambito di un discorso più generale, riguardante tutto il mondo del giornalismo dell’informazione in generale, dove risulta sempre più evidente la difficoltà che le notizie hanno di fare breccia e coinvolgere l’opinione pubblica.

Abbiamo parlato di questo e altro con Ada Rosa Balzan, esperta e docente di strategie di sostenibilità in varie università e business school italiane. È fondatrice e amministratore delegato di ARB S.B.p.A. con un’esperienza di oltre vent’anni in tematiche e progetti di sostenibilità. È inoltre membro di vari tavoli di lavoro nazionali ed internazionali, essendo tra le altre cose responsabile nazionale per i progetti di sostenibilità in Federturismo Confindustria.

Con la sua start up ha messo a punto il primo algoritmo di misurazione della sostenibilità integrale per aziende basato su strumenti internazionalmente riconosciuti, il SI Rating (Sustainability Impact Rating). Vengono analizzate 26 tematiche ambientali, sociali e di governance sulla base di strumenti accreditati. I dati ottenuti sono elaborati da un algoritmo che genera la valutazione finale e diventano oggetto di un report che indica all’organizzazione le azioni da intraprendere per migliorare il proprio impegno nella sostenibilità.

La locandina del Festival del giornalismo di Verona 2023

Sulla sostenibilità e su tutti suoi aspetti, ambientali, sociali e di governance, Ada Rosa Balzan ha scritto un libro, pubblicato nel novembre 2022 ed edito da ESTE, dal titolo “L’impatto ZERO non esiste” con il significativo sottotitolo Una bussola indispensabile per orientarsi nel mondo della misurazione ESG della sostenibilità.

Balzan, nel suo libro c’è l’intento, oltre a quello di suggerire alcuni modi di agire sempre utili a livello di protezione ambientale, di lanciare un messaggio “sociale”, a livello di etica dell’ambiente?

«Sì, l’obiettivo e quello di fare chiarezza a livello culturale, e già dal titolo si vuole essere chiari: l’impatto zero non esiste, ma esistono buone intenzioni e buone governance. Vengono proposti nuovi modi di gestire le aziende e anche la vita quotidiana in modo sostenibile. Sostenibilità che va considerata in un’ottica di “prosperità”, non più limitandosi al solo profitto, ma anche orientandosi verso un bene comune più diffuso, perseguibile grazie ad un’oculata gestione. L’obiettivo deve essere quello di promuovere non solo azioni pratiche, ma si deve anche e soprattutto stimolare una certa mentalità, un nuovo modo di pensare a livello ambientale, che possa coinvolgere e convincere più persone possibili.»

Qual è la miglior definizione di sostenibilità?

«È un concetto molto ampio, un tema culturale come detto prima. Il primo step è chiarire che quando si parla di sostenibilità non si tratta solo di ambiente, di “green”. Parliamo di atti sociali, scelte, ognuna delle quali genera un impatto che può diffondersi e influenzare chi ci sta intorno. A livello aziendale l’adozione di una determinata governance in termini di sostenibilità può avere ricadute sotto tutti i punti di vista, quindi non solo per l’aspetto economico, bensì anche per quanto riguarda il capitale umano e sociale.»

Ada Rosa Balzan

Ci parli del rating di sostenibilità per imprese sviluppato da lei e dalla sua azienda

«SI Rating è un algoritmo che seguendo i dettami di vari documenti riconosciuti a livello internazionale, dai riferimenti ISO ai regolamenti europei passando per le indicazioni dell’Agenda 2030, permette alle aziende di misurare e monitorare il proprio indice di sostenibilità. Tutto parte dalla raccolta di dati, basandosi sull’assunto che ciò che si può misurare, si può migliorare. La valutazione viene eseguita tenendo presenti 5 criteri: trasparenza, livello di gestione, attendibilità, miglioramento, completezza. Uno strumento agile ed efficiente, pensato in origine per le piccole aziende, che viene ora utilizzato anche dalle più grandi e in vari settori differenti, nell’ottica della valorizzazione della strategia sostenibile adottata.»

Spostandoci sull’ambito dell’informazione, quale pensa sia il miglior modo per comunicare a livello ambientale?

«Parto dal presupposto che sia meglio fare e poi comunicare. Sono ancora tanti i casi di greenwashing, “ambientalismo di facciata”, ovvero una strategia di comunicazione aziendale orientata a presentare falsamente o esageratamente l’immagine di impresa impegnata a favore dell’ambiente. Esso non di rado è anche involontario, si tratta cioè di situazioni in cui le aziende, in buonafede, promuovono le loro attività a livello ambientale, sbagliando però totalmente il modo di farlo e perfino i termini utilizzati per parlare di sostenibilità. Tutto ciò si ritorce contro le stesse aziende, a partire dalla perdita di fiducia da parte del cliente, fino ad arrivare a conseguenze penali: è del dicembre 2021 la prima storica sentenza in Italia, una delle prime in Europa, emessa dal Tribunale di Gorizia che ha condannato un’azienda per greenwashing. Da tutto questo possiamo dedurre che il tema è delicato, e va trattato con attenzione e soprattutto competenza.»

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