Con crescente frequenza, da un po’ di tempo, si ricorre con facilità ad espressioni come “sostenibilità”, “rigenerazione”, “rispetto della natura”, “economia circolare”, “biologico, “forestazione”, non si fa mancare neppure un breve riferimento al PNRR, con il risultato di comporre un’indistinguibile melassa di concetti “verdi” nella quale anche persone più esperte finiscono per perdersi.

Ne sono consapevoli o inconsapevoli protagonisti politici, amministratori, imprenditori, sindacalisti, manager ma anche i cosiddetti uomini di cultura. “Sostenibilità” e “sviluppo sostenibile” i termini più inflazionati.

Nella comunicazione l’immagine prevale sul contenuto: si mira a fornire una impressione positiva del proprio prodotto, della propria proposta politica o semplicemente di se stessi senza sentire il dovere di dimostrare l’effettiva efficacia della propria proposta nel contribuire alla soluzione dei problemi che si dice di risolvere.

Ambientalismo di facciata

Il Greenwashing, ovvero l’ambientalismo di facciata, è una vera “strategia” di comunicazione di alcune imprese, organizzazioni o istituzioni politiche finalizzata a costruire un’immagine di sé ingannevolmente positiva sotto il profilo dell’impatto ambientale, allo scopo di distogliere l’attenzione dagli effetti negativi per l’ambiente dovuti alle proprie attività o ai propri prodotti.

Si tratta di un fenomeno insidioso, sempre più pervasivo, non facile da riconoscere, poche volte è dovuto a ignoranza o superficialità del proponente, qualche volta è doloso, oltre ad ingannare le persone può diventare concorrenza sleale e rischia di far prendere molte decisioni sbagliate ai consumatori.

A Gorizia la prima sentenza

È stato il caso, ad esempio, dell’azienda Miko S.r.l. oggetto nel novembre 2021 di intervento del Tribunale di Gorizia per comportamento ingannevole, primo pronunciamento in Italia.  

L’azienda produttrice di microfibre per il settore dell’automotive, aveva definito il proprio prodotto “ecosostenibile” senza che vi fosse un’evidenza provata.

Il contenuto pubblicitario alludeva alla riciclabilità al 100% al termine del ciclo di utilizzo di detto tessuto, ma questo non coincideva con quanto riportato sul sito aziendale dove si specificava che l’azienda stesse ricercando tecnologie idonee a garantire un adeguato processo di riciclo.

Il giudice ha inibito con effetto immediato i messaggi pubblicitari di Miko S.r.l. ritenendoli “molto generici” e  ha “inquadrato la fattispecie nella concorrenza sleale ai sensi dell’art. 2598 c.c., ritenendo che l’adozione di simili green claims attribuisca un indebito vantaggio competitivo all’impresa utilizzatrice”.

L’incidente della Miko srl rappresenta però la punta di un iceberg di comportamenti fraudolenti molto più subdoli e significativi, difficili da perseguire.

Sostenibilità ambientale delle imprese

Purtroppo, come risulta dall’ultima edizione del Corporate Climate Responsibility Monitor 2023″, sono molte le aziende che fanno credere di avere un forte impegno ambientale, impostano la competizione nei mercati valorizzando la sostenibilità ambientale come parte integrante dei loro processi e dei loro prodotti mentre le loro azioni reali non riflettono questa ambizione.

Lo studio, commissionato da NewClimate Institute e Carbon Market Watch, due organizzazioni no-profit indipendenti, ha misurato la credibilità degli impegni climatici e la loro coerenza con le strategie industriali-commerciali di 24 multinazionali di diversi settori (automobili, moda al dettaglio, supermercati, cibo e agricoltura, tecnologia ed elettronica, navi e aerei, acciaio e cemento).

Si tratta di un campione che complessivamente considera un fatturato superiore a 3.000 miliardi di euro responsabile del 4% circa delle emissioni globali di CO2, statisticamente significativo per valutare il grado di greenwaching delle aziende in generale.

I soggetti esaminati dichiarano tutti di adottare gli obiettivi della campagna Race to Zero dalle Nazioni Unite per azzerare le loro emissioni di gas serra ed essere così in prima linea contro il cambiamento climatico.

“Corporate Climate Responsibility Monitor2023″ Valutazione riassuntiva
Tranparency  come un’azienda divulga le informazioni affinché un osservatore comprenda appieno l’integrità dei suoi approcci nei confronti della responsabilità climatica aziendale.
Integrity  è una misura della qualità e della credibilità di questi approcci

Valutati i loro piani climatici in base a diversi criteri, tra cui gli obiettivi di breve, medio e lungo termine per ridurre le emissioni di gas serra e le misure concrete con cui raggiungere questi obiettivi (energie rinnovabili, efficienza energetica, economia circolare), dal rapporto emerge che nessuno ha ricevuto un punteggio di “elevata integrità”.

Solamente una società, il gigante danese delle spedizioni Maersk, ha ottenuto una valutazione di “ragionevole integrità”. Apple, ArcelorMittal, Google, H&M Group, Holcim, Microsoft, Stellantis e Thyssenkrupp hanno ricevuto un giudizio moderato, mentre ben 15  aziende hanno meritato punteggi bassi o molto bassi.

Considerando la media aggregata delle valutazioni, le 24 aziende ridurranno  entro il 2030 le loro emissioni solo del 15% circa, molto meno del 45% richiesto per stare in linea con il target climatico stabilito dagli accordi di Parigi nel 2015: un divario enorme quindi tra quello che le aziende dicono di voler fare (net-zero) e quello che realmente fanno.

Definizione di sostenibilità

Un risultato sconfortante se si pensa anche alla definizione stessa di sostenibilità come espresso nel rapporto Brundtland delle Nazioni Unite del 1987:

  • Sostenibile è quello stile di vita che soddisfa i bisogni del presente senza compromettere la possibilità  delle generazioni future di soddisfare i propri.
  • Sviluppo sostenibile è un processo di cambiamento dove lo sfruttamento delle risorse, la direzione degli investimenti, l’orientamento tecnologico e i cambiamenti istituzionali sono coerenti anche con i bisogni futuri.

Definizioni che si riferiscono al benessere delle persone e ad un principale principio etico: la responsabilità da parte delle generazioni d’oggi nei confronti delle quelle future nella gestione delle risorse vitali, rispetto al quale diventa immorale mentire.

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