A fine marzo Amnesty International ha pubblicato il nuovo report sullo stato dei diritti umani nel mondo.

Va ricordato che giusto quest’anno la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani compirà 75 anni. Diciamo subito che non sarà un bel compleanno perché non ci sarà molto da festeggiare, considerando che sono ormai dieci anni che il rispetto dei principali diritti sta subendo una preoccupante diminuzione in tutto il mondo, Italia compresa.

Conferme in negativo

Come ha sottolineato Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia e ospite tra gli altri del Festival del giornalismo 2023 organizzato a maggio da Heraldo Ets, durante la presentazione del 28 marzo presso la sala della Stampa Estera a Roma, nel Rapporto 2022-2023, non ci sono molte novità rispetto agli anni precedenti, ma purtroppo delle conferme in negativo.

Foto di Jake Weirick, unsplash.com

Un fatto significativo è rappresentato dalla marea di persone che durante il 2022 è scesa in piazza per far sentire la sua voce a sostegno dei diritti. Ma se in quasi la metà dei 156 paesi osservati da Amnesty, milioni di persone hanno espresso la loro posizione su temi importanti (la guerra in Europa, i diritti delle donne in Iran, il rispetto della volontà popolare in Perù, solo per fare degli esempi), da parte dei loro governi l’accoglienza fredda se non addirittura violenta.

I governi hanno militarizzato la gestione delle proteste, usando in modo pericoloso delle armi che teoricamente non sono mortali, ma che se usate impropriamente lo possono diventare. Per esempio sono moltissimi i casi registrati di gas lacrimogeni o pallottole di gomma lanciati a poca distanza dai volti dei manifestanti, rimasti gravemente feriti se non addirittura mutilati.

Il doppio standard e l’ipocrisia

Emanuele Russo, presidente di Amnesty Italia, ha invece spiegato cosa si intende per trattamento a doppio standard dei diritti umani.

L’esempio più eclatante è stata la reazione del mondo occidentale all’aggressione dell’Ucraina da parte della Russia. Europa e Nord America si sono da subito operate per un supporto militare e morale all’Ucraina, parallelamente all’avvio di sanzioni economiche nei confronti della Russia.

In Italia, molto si è dibattuto sulla pronta accoglienza, sia fisica che normativa, riservata a migliaia di profughi ucraini. Accoglienza che non va nella stessa direzione per persone di altre nazionalità.

Eppure, continua Russo, nel mondo esistono moltissimi conflitti in corso, che non ricevono lo stesso trattamento da parte del resto del mondo. Sono conflitti che pur avendo un alto livello di pericolosità, sono stati dimenticati: si pensi allo Yemen, all’Etiopia o all’Arabia Saudita.

«I diritti umani non possono essere protetti in modo diverso, a secondo di chi li calpesta» ha ribadito Russo durante la conferenza stampa.

Italia, paese di occasioni mancante

Per quanto riguarda il nostro paese, secondo Ileana Bello direttrice generale di Amnesty Italia, il 2022 può essere considerato l’anno delle occasioni mancate.

Lo è stato per la sfumata legge sulla cittadinanza dei minori nati in Italia ma figli di genitori stranieri.

Ma lo è stato anche per quanto riguarda i diritti civili delle persone lgbt e i tentativi di non discriminazione nei loro confronti che avvengono in modo diffuso in molti ambiti sociali.

Oppure si può fare l’esempio della gestione dei migranti (notizia di pochi giorni fa è l’indizione dello stato di emergenza a riguardo). Una gestione che da anni ormai va solo nella direzione dell’emergenza senza mettere mano alla strutturazione di flussi legali; continuando a sottoscrivere accordi ambigui con la Libia, paese che non rispetta affatto i diritti umani o al contrario, criminalizzando le organizzazioni umanitarie che si adoperano al salvataggio dei migranti.

Ultimo e recentissimo esempio sono le proteste studentesche di inizio 2023: occasione mancata da parte del governo di mettersi in ascolto delle nuove generazioni. Occasione rovinata per aver preferito la repressione della polizia al dialogo.

Alle donne comunque va peggio

Infine, concludiamo con una nota sulla violazione dei diritti delle donne che, è bene ricordarlo, sono diritti umani a tutti gli effetti.

Foto di Edrece Stansberry, unsplash.com

Tralasciando la drammatica situazione in Afghanistan, dove è in atto un vero e proprio apartheid di genere, o dell’Iran dove le proteste non stanno purtroppo portando a grandi risultati e la repubblica islamica sta riuscendo a sottomettere ulteriormente le cittadine iraniane, ci sono altri paesi in cui le donne stanno pagando un caro prezzo.

In Messico sono stati registrati centinaia di femminicidi. Nel resto del Sud America la violenza di genere ha colpito in particolar modo le rifugiate venezuelane in Colombia, Ecuador e Perù.

In molti Paesi sono stati fatti enormi passi indietro sul diritto all’aborto: è accaduto negli Stati Uniti, in Polonia, Slovacchia e Ungheria.

I conflitti armati, come anche in Ucraina, hanno usato gli stupri come arma di guerra. Ma la maggior parte delle violenze continua ad avvenire in situazioni di pace e in contesti domestici. In Italia, ad esempio, sono 100 le donne uccise l’anno scorso, di cui 59 per mano di ex partner.

Istituzioni male, movimenti bene

Secondo Amensty la risposta delle grandi istituzioni internazionali si sta dimostrando inadeguata a tutelare i diritti umani e ad affrontare le gravi crisi che interessano il nostro pianeta.

Le speranze vanno riposte nei movimenti spontanei dei cittadini o quelle più organizzate degli attivisti di lungo corso, che hanno la capacità, lenta ma resistente, di poter cambiare la società e il modo in cui vengono fatti rispettare i diritti di tutti.

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