Erano in circa una decina al sit-in di fronte al tribunale di Milano del 10 gennaio, a sostegno di un proprio militante, Simone Ficicchia, 20 anni, che verrà processato per l’applicazione della sorveglianza speciale. Una manifestazione che segue quella, molto più clamorosa, di lunedì 2 gennaio, quando sono stati imbrattati con del colore arancione la facciata, il portone e alcune finestre del Senato e per questo sono stati arrestati tre ambientalisti e due denunciati con l’accusa di danneggiamento aggravato.

Il movimento protagonista di questi eventi è Ultima Generazione, che si definisce “una campagna italiana di disobbedienza civile nonviolenta” e che da qualche mese si sta muovendo con diverse iniziative nel Paese.

I precedenti di “Ultima Generazione”

Tra le varie azioni una, molto nota agli automobilisti romani, è il blocco del raccordo anulare fatto già a giugno, ottobre e novembre del 2022. Si tratta della creazione un cordone umano che impedisce fisicamente il passaggio delle auto, con l’immaginabile disagio degli automobilisti. Oltre Roma, i blocchi hanno riguardato Venezia (18 dicembre) e il Traforo del Monte Bianco (9 dicembre).

L’altra è il danno ad edifici e oggetti storici e simbolici. Infatti, l’imbrattamento della facciata del Senato del due gennaio è tappa di un percorso che comprende la deturpazione di edifici come il Teatro La Scala di Milano (7 dicembre) e Cassa Depositi e Prestiti (Roma, 16 novembre).

Vale anche per le opere d’arte: farina sulla BMW dipinta da Andy Warhol (18 novembre), un Van Gogh a Roma, imbrattato col passato di verdure (8 novembre) nello stesso modo in cui, ad ottobre, due attiviste del movimento “Just Stop Oil”, nella National Gallery di Londra, avevano colpito con salsa di pomodoro una delle versioni dei “Girasoli”, sempre di Van Gogh.

L’idea di fondo

Dunque, un evidente cambio di strategia dei nuovi movimenti rispetto alla versione gandhiana della protesta non violenta perché, anche se non prevede azioni contro le persone, punta a colpire l’opinione pubblica attraverso il danneggiamento – reale o simbolico – dei suoi simboli culturali per ottenere un’ampia risonanza mediatica.

Questo perché questo tipo di dimostrazioni contribuiscono concretamente ad aumentare la preoccupazione del pubblico rispetto a un tema specifico, permettendo a un maggior numero di persone di venire a conoscenza di problemi e pericoli generalmente trascurati dai mass media, se non quando diventano notizia di cronaca.

Inoltre, nuovi studi segnalano come forme di protesta estreme, ovviamente quando non controproducenti rispetto all’opinione pubblica (e forse i blocchi stradali non sono la via più redditizia in questo senso), garantiscono appoggio (e fondi) anche e soprattutto alle fazioni più moderate.

Ovvero: il pubblico, avendo ora una nuova sensibilità rispetto a un problema, si sente di intervenire (in prima persona o con elargizioni) ma è intimorito dai movimenti più radicali, da cui peraltro hanno avuto l’input; ecco quindi la scelta di appoggiare la protesta ma preferendo protagonisti e associazioni meno estreme. Ecco dunque quale può essere il senso delle azioni di un movimento come Ultima Generazione: nell’età dei social, è stato necessario trovare un connubio mediatico tra uno strumento giovane (i social media) per rilanciare l’attacco a un insieme di immagini e valori di un società che va verso l’invecchiamento (l’arte) per smuovere le coscienze.

Certo, l’Italia non è certo nuova a una strategia che colpisce il patrimonio artistico, anche se – in questo caso – con aspetti tragici e ancora oscuri nelle dinamiche: la strage di via dei Georgofili del 27 maggio 1993, di via Palestro (Milano), a San Giovanni in Laterano e alla basilica di San Giorgio al Velabro mostrano come anche la criminalità organizzata e (pare) parti dello Stato ritenessero l’attacco a questi luoghi funzionali all’ottenimento di obiettivi politici proprio per la stessa visibilità. Qui, tuttavia, siamo di fronte che si dichiara non violento.

Ma cosa vogliono questi attivisti?

Dal loro sito, le richieste si riducono a due: “Chiediamo che il Governo italiano immediatamente interrompa la riapertura delle centrali a carbone dismesse e cancelli il progetto di nuove trivellazioni di gas naturale; incrementi l’energia da solare ed eolico di almeno 20GW e crei migliaia di nuovi posti di lavoro nell’energia rinnovabile”.

Sono richieste facilmente ottenibili in tempi brevi, tra le priorità dei governi Conte, Draghi e soprattutto Meloni, che darà il via libera a nuove trivellazioni? Parrebbe di no. Solo il Governo Conte II con il Pniec – Piano nazionale integrato su energia e clima – aveva cominciato ad impostare la questione con risultati peraltro molto modesti.

Gli interventi che questi attivisti stanno compiendo, specialmente a Roma, città dove si decide per il resto dell’Italia, stanno incidendo in modo concreto sull’opinione pubblica, sostenendo una coscienza ambientalista? Parrebbe ancora di no.

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