Greco, ambientalista, Agis Emmanouil, attore molto noto nel suo paese, l’11 agosto scorso è partito da Pnyx (località di Atene ai bordi dell’Acropoli, dove si tenne la prima assemblea democratica dell’antica Grecia) per una corsa in ottanta tappe, 2.420 km, verso Glasgow in Scozia.

Arriverà l’1 novembre quando si avvieranno i lavori della COP 26 (Conference Of Parties), 25esima Conferenza Onu sul clima, la riunione dei Paesi che hanno ratificato gli accordi sui cambiamenti climatici.

Sono passati quasi sei anni dal 12 dicembre 2015, quando a Parigi fu sottoscritto l’Accordo sui cambiamenti climatici COP21 che impegnava i Paesi sottoscrittori a mantenere in 1,5°C l’aumento della temperatura terrestre entro il 2050.

Il 9 agosto scorso, però, l’IPCC (Gruppo intergovernativo sui Cambiamenti Climatici)  con il suo Sesto Rapporto di Valutazione (AR6) sui cambiamenti climatici, ha di fatto ratificato che gli accordi di Parigi siano stati in gran parte disattesi.  Non si sta facendo abbastanza nella lotta ai cambiamenti climatici.

Gli esperti dell’IPCC hanno lanciato l’allarme:  il riscaldamento globale sta accelerando più del previsto  raggiungendo più frequentemente soglie di tolleranza critiche per l’agricoltura e la salute;  limitare il riscaldamento della superficie della Terra a circa 1,5°C o addirittura 2°C sarà un obiettivo fuori da ogni portata a meno di riduzioni immediate, rapide e su scala globale delle emissioni di gas serra.

Cop26 di Glasgow sarà quindi cruciale per decidere il nostro futuro, il futuro dell’umanità sul pianeta terra.

Per contrastare l’ormai tumultuosa dinamica della crisi ambientale, ciascuno di noi deve sentire il dovere di agire. Agis Emmanouil ne è convinto e, da attore teatrale quale è, ha cercato di sensibilizzare le persone sui rischi del cambiamento climatico facendo qualcosa di simbolico.

Come il leggendario messaggero Filippide, che nel 490 a.C. da Maratona raggiunse di corsa Atene ad annunciare la vittoria sui persiani, Agis porterà alla COP 26 la richiesta di agire presto per una reale inversione di tendenza nel modello di sviluppo.

Perché correre? Perché contro la crisi climatica è ormai una corsa contro il tempo e siamo in ritardo. Si corre per incontrare le persone, accorciare le distanze e diffondere messaggi.

Sulla sinistra Agis Emmanouil in P.za Bra a Verona

In ottanta giorni, al ritmo di quaranta-sessanta chilometri al giorno, Agis attraverserà molti Paesi, e incontrerà davvero molte persone. Nuovo Forrest Gump del clima conta di raccogliere, man mano, lungo il percorso, il desiderio di cambiamento dei cittadini.

Ieri era a Verona. Lo vediamo in Piazza Bra davanti all’Arena fraternizzare con alcuni ciclisti.

Proveniva da Vicenza dove ha incontrato all’entrata di palazzo Trissino il sindaco Francesco Rucco.

Precedentemente a Venezia era stato accompagnato nella corsa dal ponte della Libertà a Piazza San Marco, con tanto di passaggio in gondola sul Canal Grande, dai ribelli di Extinction Rebellion (XR) e dai ragazzi di Fridays for Future.


Agis Emmanouil in P.za San Marco a Venezia

Nella città lagunare, una delle realtà a rischio estinzione per l’aumento del livello del mare, ha partecipato a una conferenza stampa con gli abitanti di Dorsoduro dell’associazione di Do.VE. . Ha poi incontrato i ciclisti di Ride With Us, che nel 2015 erano andati in bici da Venezia a Parigi in occasione della COP21, e i ragazzi di Impact Revolution che venivano dalla Germania a piedi nel quadro di una campagna di sensibilizzazione sulla plastica.

Non è mancata un’intervista a Uno Mattina su Rai1 insieme all’architetto Giovanni Leone, suo referente veneziano.    

Le prossime tappe saranno Desenzano, Brescia, Bergamo, Milano, Novara, Santhià, Torino e poi da Modane proseguirà attraverso la Francia, il Belgio, l’Olanda, dove s’imbarcherà a Rotterdam per la Gran Bretagna per raggiungere Glasgow.

In un’intervista al giornale veneziano on line “Ytali”, Emmanouil ha confidato: «Siamo a un filo dalla catastrofe» e spiegato: «Finora i leader mondiali hanno ignorato i campanelli d’allarme degli scienziati perché si sono concentrati solo su fattori economici, sui costi che avrebbero avuto le misure in difesa del clima e le loro conseguenze sull’economia. Il risultato è che oggi rischiamo di essere in grande ritardo, di non farcela anche se applicassimo tutte le misure necessarie, cosa impossibile. Dolorosamente, dobbiamo ammettere che l’atteggiamento dei politici cambierà solo quando il mare comincerà a sommergere buona parte delle grandi città. I leader mondiali hanno già preso una serie di decisioni giuste in questo senso alla precedente Conferenza di Parigi, quando Trump se ne andò in segno di protesta. Ma tali decisioni sono rimaste sulla carta. Ora mi aspetto da loro coerenza e senso di responsabilità».

Non si può che essere d’accordo e augurare ad Agis, e augurarci, buon viaggio!

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