WithU Verona esce sconfitta per 0-3 nel turno casalingo contro Sir Safety Susa Perugia, capolista imbattuta di SuperLega. Avversario ostico come nessun altro da affrontare specie se la sfida in calendario arriva dopo una bruciante uscita di scena dai quarti di finale di Coppa Italia contro una incerottata Gas Sales Bluenergy Piacenza, ma soprattutto dopo la peggior gara stagionale disputata contro Itas Trentino.

Non è giornata, lo si capisce subito

Che non fosse l’occasione migliore per invertire la rotta lo dicevano le evidenze numeriche di classifica, lo stato di forma delle due contendenti, ma lo si è anche capito dai piccoli segnali della vigilia e di inizio gara. Luca Spirito, infatti, non è della partita, tenuto precauzionalmente a riposo dopo un fastidio al ginocchio che ne ha sconsigliato l’utilizzo allo staff gialloblù. Perugia invece è al gran completo e schiera il sestetto ideale, impreziosito dal miglior palleggiatore al mondo Simone Giannelli e dal miglior attaccante Vilfredo Leon.

Nei primissimi scambi di gara, poi, tra i padroni di casa, capitan Vieira De Oliveira Raphael esordisce con alcune alzate un pò imprecise, vera rarità della casa, e Perugia vola subito 5-0. Il break è di pura soggezione, ma conferma le pessime sensazioni. Non è serata, anche se il pubblico di casa si spella le mani per un bilanciere di Noumory Keita che ricorda più la pallavolo anni Settanta di quella contemporanea, se non fosse che il maliano offre una sua personale interpretazione del gesto ad altezze siderali.

Primo set non eccelso e senza storia

Andrea Anastasi, coach degli umbri, parte con Giannelli al servizio in rotazione P1 a cui risponde Radostin Stoitchev con la disgraziata P2, situazione alla quale accennavamo poco fa. Il break iniziale si amplia via via nel corso del parziale fino ad un ingeneroso 6-14, punteggio sul quale i time out dei padroni di casa sono già terminati.

Tra le fila veronesi Maksim Sapozhkov non trova feeling con Raphael, Keita gioca a sprazzi, Rok Mozic appare timido e impacciato come non mai. Si salva Marco Gaggini, una gara pulita e precisa la sua. Nel campo perugino Giannelli è il padrone assoluto del campo, con un linguaggio del corpo che indica una consapevolezza assoluta, ma anche la volontà di azionare le marce alte solo se necessario. La forza di Perugia è proprio questa, sorniona, ma estremamente efficiente nell’interpretare i momenti, nel sonnecchiare quasi in certe fasi, ma nell’accelerare ad ogni bivio importante del match e mettere in campo tutti i cavalli del proprio motore. La chiamano maturità, elemento che ancora difetta a Verona.

Mozic e compagni soffrono l’alternanza di battute profonde e slice sui quattro metri ed è notte fonda, incapaci di andare oltre ad un modestissimo 28% di attacco.
Finisce 17-25, a Verona manca garra e, forse, non basterebbe nemmeno quella.

L’illusione del rientro, poi sciupata

WithU Verona riparte con medesimo sestetto e prova a offrire qualche soddisfazione in più ai 4688 spettatori presenti (aspetto sul quale la Verona della pallavolo esce sempre vittoriosa). I primi quattro scambi sono di scarso valore tecnico, ma restituiscono una parità che, confrontata al primo set, appare un passo avanti di spessore.

Di maggiore qualità è il turno al servizio di Sapozhkov, forse l’unico raggio di sole nel suo match, che porta Verona sul 9-5. Perugia mostra qualche crepa in seconda linea, ma gli sguardi nel campo umbro sono simili al gatto che gioca col topo. Eppure l’inerzia ora sembra davvero premiare il campo gialloblù con Mozic che trova (finalmente) una combinazione con la quale sfogare la frustrazione accumulata e si vola 11-6.

Anastasi ferma il gioco, sostituisce uno spento Kamil Rychlicki per Jaime Jesus Herrera, devastante al servizio, e ribalta in pochi attimi la tenzone. Perugia, prima si avvicina 11 a 9 sfruttando la ricezione balbettante di Keita, poi diventa insuperabile a muro e vola 14-16.
Per Stoitchev è tempo di cambiare Perrin per Keita, ma nel campo veronese sembra finita la benzina, oltre che la fiducia. Perugia, Leon su tutti, scarica i colpi con braccio libero e mente serena, Verona si rifugia in pallonetti non offensivi che rivelano tutte le difficoltà della serata.

Gara in ghiaccio per Perugia

La gara può dirsi, con il senno di poi, chiusa lì, a metà secondo set. Leon si scatena in ogni fondamentale e trascina la propria squadra al 17-25 finale. Non c’è elemento tecnico in cui Verona riesca a fare partita pari con gli ospiti, non c’è alcun appiglio razionale su cui basarsi per provare a recuperare la sfida, sia tattico che emotivo, se non invocare un calo improvviso di Perugia. La squadra di Anastasi è, però troppo matura e superiore per cadere nel tranello, ingrana il pilota automatico e veleggia verso i tre punti per la quattordicesima volta in stagione.

Il terzo set non passa agli annali per qualità e nemmeno ha il potere di rianimare un pubblico di casa volenteroso nel sostenere i propri beniamini, ma piuttosto rassegnato ad un finale ormai già scritto. D’altra parte un “piccione” di Mozic e un attacco di Sapozhkov sul nastro inferiore della rete non avrebbero potuto preludere a qualsivoglia altro risultato. Finisce 16-25 dopo che anche il subentrato Julio Cesar Morales Cardenas riesce a trovare gloria dai nove metri.

Vilfredo Leon MVP

Lo schiacciatore cubano è stato nominato miglior giocatore dell’incontro. Sempre determinante, sempre incisivo nei momenti caldi della gara. Impressionanti i suoi servizi, ben noti ad ogni latitudine, devastante la sua capacità di fare sembrare gli avversari dei ragazzini con cui fare un paio di tiri al campetto, senza mai dare loro la soddisfazione di una vittoria. Il pubblico di Verona ad un certo punto, a gara compromessa, si è quasi messo a fare il tifo per il talentuoso cubano che quest’anno appare più maturo, più continuo, più capace di gestirsi nei suoi momenti più sonnolenti. Se questo miglioramento sia frutto del lavoro di Anastasi, oltre che di una condizione fisica buona, è probabile. In ogni caso, con un Leon così, Perugia può vincere davvero tutto.

Per Verona sconfitta netta, oltre i numeri

Analizzando i dati, si coglie solo in parte la netta differenza che al momento c’è tra Verona e Perugia. Certo i 12 ace subiti contro i soli due errori di Perugia, il 54% in attacco degli umbri contro il misero 36% di Verona, i sei muri a due per Perugia, rappresentano in modo molto chiaro lo 0-3 della contesa.
A preoccupare, però, nelle fila veronesi, è che non si scorge più quella garra di inizio stagione, quella capacità del sestetto di giocare al alto ritmo armando il braccio da qualsiasi parte del campo, di aggredire l’avversario dall’inizio alla fine con la conseguenza non trascurabile di mascherare gli indubbi e persistenti problemi in ricezione.

Oggi di quel gioco spregiudicato e spumeggiante non c’è che il ricordo e qualche azione estemporanea che ne rinfresca la memoria. Perugia, va detto, non è certo l’avversario con cui si può sperare di fare gara pari, ma proprio per questo ci si poteva aspettare una interpretazione più garibaldina dei nostri, forse fiaccati dalla qualità di Perugia, forse non più in fiducia come un paio di mesi fa.

Serve ritrovare Spirito e una vittoria

Nessuno è ancora riuscito a fermare questa Perugia, pertanto non c’è da fare drammi per la sconfitta. Con assoluta evidenza a questo gruppo serve ritrovare una vittoria, che riporti quella giusta dose di serenità utile a sfruttare le principali doti tecniche e agonistiche del sestetto di Stoitchev. Serve poi recuperare Spirito. Raphael, come tutti i compagni, contro Perugia ha faticato, ma soprattutto ha manifestato una minore sintonia con Sapozhkov rispetto al compagno regista. Le uscite da posto 1 e 2 sono state fin qui determinanti per sviluppare il sistema di gioco gialloblù, logico che contro Perugia queste mancanze si siano notate con maggiore evidenza.

La prima occasione utile per tornare a fare punti è sabato prossimo contro Gioiella Prisma Taranto. All’andata finì 3-2 per Taranto, squadra che attualmente occupa gli ultimi posti della classifica.

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