Caterina Mastella Allegrini, classe 1992, laurea in filosofia, dottorato in filosofia dell’arte in corso di svolgimento all’università Vita-Salute San Raffaele di Milano, ha responsabilità ben precise nell’azienda di famiglia. Non solo è direttrice marketing di Villa Della Torre a Fumane, in Valpolicella, ma cura anche i progetti culturali di Allegrini Estates. Secondo Fortune Italia compare “tra i 40 giovani under 40 protagonisti del vino italiano”.

Per Villa della Torre – che si è recentemente costituita come azienda vinicola indipendente da Allegrini – l’arte rappresenta un elemento identitario decisamente più intrinseco, in quanto la Villa è un monumento storico.

Al decimo anno di istituzione, proprio oggi 13 dicembre sarà assegnato il premio “L’arte di mostrare l’arte“, riconoscimento che l’azienda assegna a curatori che realizzano percorsi espositivi originali. Il vincitore di questa edizione sarà Michele Coppola, executive director Arte, cultura e beni storici di Intesa Sanpaolo e direttore delle Gallerie d’Italia. Anche questo un modo per portare attenzione all’arte e alla sua migliore fruizione.

Ad attribuire a Caterina Mastella Allegrini un ruolo emergente, secondo Fortune Italia, è anche la sua capacità di portare “nuove idee e un respiro progettuale che guarda all’arte e alla cultura classica”. Ed è appunto questo approccio che è stato al centro di questa intervista, per conoscere quale significato abbia oggi il legame cultura-azienda e in che modo l’impresa possa contribuire a sostenere e diffondere la cultura.

Come possiamo definire il legame tra cultura e aziende? Quanto vale questo legame?

«Credo che le aziende, soprattutto quelle che hanno già tracciato un percorso, debbano restituire qualcosa alla comunità in cui operano a compensazione di quanto hanno ricevuto. Nel farlo, occorre che ci sia coerenza con la loro natura aziendale. Il legame tra cultura e azienda per me è fortissimo. Non solo perché sono cresciuta tra un papà laureato in filosofia e una mamma appassionata di arte.

Il salone del Grande camino del diavolo, opera di Giulio Romano, Villa Della Torre, Fumane (Verona).

Cultura è passione per la storia, per l’arte, conoscenza che abbiamo coltivato con le nostre scelte personali e professionali. Villa Della Torre, per esempio, era un luogo dove mia mamma andava a giocare da bambina, un pezzo di storia del territorio rimasto inaccessibile al pubblico per molto tempo.

Acquistarla e riaprirla alle visite è stato un sogno che si è realizzato: un bene sì privato, ma oggi accessibile e restituito alla pubblica fruizione. Le persone possono visitarla, conoscerne la storia, stupirsi e incuriosirsi davanti agli interventi stilistici di Giulio Romano. L’architetto e pittore rinascimentale, a cui dobbiamo la caratterizzazione della villa, ha qui creato una netta similitudine con Palazzo Te di Mantova, la sua opera architettonica più celebre. A questo proposito, proprio con la Fondazione Palazzo Te, tra le altre azioni di sensibilizzazione sull’operato di Giulio Romano, stiamo cercando di creare un itinerario turistico sui palazzi giulieschi tra Verona e Mantova».

Quanto arte e cultura sono identitarie per le vostre aziende?

«Lo sono molto per Allegrini, che da tempo promuove la diffusione della conoscenza dell’arte. Da dieci anni sosteniamo la Peggy Guggenheim Collection figurando tra le aziende di Guggenheim Intrapresæ.

Caterina Mastella Allegrini all’interno della rinascimentale Villa Della Torre a Fumane, Verona.

Si tratta di un’azione di restituzione ad ampio raggio, che coinvolge differenti pubblici internazionali e nazionali, oltre alle persone che lavorano nelle nostre aziende, che ogni mese possono usufruire con le loro famiglie di giornate di visita al museo con attività a loro dedicate.

Per Villa Della Torre, che si è recentemente costituita come azienda vinicola indipendente da Allegrini, l’arte rappresenta un elemento ancora più intrinseco, in quanto essa risiede in un un monumento storico. Con l’Ermitage di San Pietroburgo, invece, la collaborazione è più recente. Il Covid, prima, e la guerra, poi, ci hanno fatto rivedere le modalità di collaborazione con il museo russo, oggi sospese. Appena le condizioni lo consentiranno, riprenderemo da dove abbiamo interrotto, certi che l’arte sia capace di unire i popoli nelle differenze reciproche».

In che senso una realtà privata può contribuire all’accrescimento culturale della comunità?

«Penso che questo possa avvenire nella creazione di alleanze pubblico-privato. Le aziende che investono in cultura favoriscono l’avvicinamento di un nuovo pubblico, così da riuscire a rendere attuali, più quotidiane le opere d’arte. 

Il vino, in particolare, ha per sua natura la capacità di avvicinare le persone facilitando l’individuazione di affinità e sinergie, un elemento generativo di nuove alleanze».

Alla parola “arte” cosa le viene per primo in mente: l’antico o il contemporaneo? 

«Io provengo da una cultura classica e il primo istinto va in quella direzione. Però c’è un punto dirimente: la cultura classica oggi deve essere attualizzata. L’arte moderna e contemporanea sono capaci di raccontare qualcosa di più di noi oggi, del nostro bisogno di interiorizzazione e della capacità di riconoscere i sentimenti, il mondo in cui viviamo per conoscerlo un po’ di più. Moderno e contemporaneo sono comunque collegati tra loro».

Come un dialogo tra questi due mondi oggi può diventare conoscenza? Cosa possono fare le imprese per favorire questo dialogo?

«Se all’arte togliamo la componente educativa, essa perde il suo significato. Ogni opera d’arte deve raccontare qualcosa di chi la guarda o del momento storico in cui è stata realizzata. Meglio se compaiono entrambi i fattori. Villa Della Torre gode della sua ricchezza storico-artistica e ciò facilita l’intento. Anche se il mio sogno è che diventi un centro per esporre arte contemporanea. Sono giovane, ho tempo per realizzarlo».

La vista dall’alto del lato orientale e del giardino di Villa della Torre, progettata dall’architetto rinascimentale Giulio Romano (1492 – 1546).

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