L’attacco del film “Esterno Notte”, di Marco Bellocchio, dice tutto. E dà la chiave di lettura del capolavoro costruito come una serie tv e presentato al Festival di Cannes. Una corsia d’ospedale ci mostra i potenti leader della Democrazia Cristiana alle prese con una verità per loro amara. E imbarazzante: Aldo Moro, rapito il 16 marzo 1978 a Roma dai terroristi delle Brigate Rosse, è vivo. Come dirlo, adesso, agli “Americani”?

I brigatisti l’hanno liberato. Moro li ha ringraziati in una lettera – fatto quest’ultimo vero e inquietante – e ora giace sofferente in un letto d’ospedale, pronto a dimettersi da tutte le cariche politiche. E certo scomodo nel suo ruolo di “nuovo Moro” liberato dagli orpelli del Potere, dai relativi maneggi e affari. Siamo insomma di fronte a una “licenza artistica” che Bellocchio si prende – dato che Moro fu ucciso e fatto trovare sulla Renault R4 rossa il 9 maggio 1978 a Roma, in via Caetani – e che spiazza lo spettatore.

Non è da meno la scena finale, che chiude la prima parte del film Esterno Notte, la cui seconda parte è in sala il 9 giugno; mentre in autunno lo potremo vedere nei sei episodi sulla Rai e sulla piattaforma online RaiPlay. Nella scena finale, il giorno 21 aprile 1978, Papa Paolo VI scrive la lettera ai terroristi e criminali delle Brigate Rosse: quegli uomini che hanno ucciso, con lucida precisione i cinque uomini della scorta di Moro, in via Fani il 16 marzo; e che tengono prigioniero Aldo Moro, presidente della Democrazia Cristiana.

Aldo Moro, lo stratega della politica estera italiana

Aldo Moro, sin dall’Assemblea Costituente (1946-1948) e fino al suo omicidio il 9 maggio 1978, è stato un protagonista della Storia d’Italia. È bene ricordarlo ai giovani che nel 1978 non erano ancora nati. A lui dobbiamo la scuola media unica, l’impegno per la modernizzazione e l’alfabetizzazione dell’Italia. A Moro dobbiamo il coinvolgimento di una grande fetta della società civile – prima con i socialisti, poi con i comunisti – che non si riconosceva nella politica cattolica della Democrazia Cristiana.

Moro è stato il regista della stagione del centrosinistra in Italia, dal 1962. E il regista dell’apertura al Partito Comunista, dal 1974. Non era un socialista, Aldo Moro, va chiarito subito. Era uno statista, professore universitario di Filosofia del Diritto e di Diritto Penale, che tesseva con sensibilità sociale le reti di uno Stato, quello italiano, uscito sconfitto e fragile dalla Seconda Guerra Mondiale.

Non è però per le sue riforme – fu di fatto al governo o tra i suoi promotori dal 1963 fino all’assassinio – o solo per le aperture a sinistra, che Moro va inquadrato nella giusta prospettiva. Aldo Moro era anche lo stratega della politica estera italiana. Le sue scelte? L’indipendenza energetica dalle compagnie petrolifere angloamericane; il dialogo con i governi del Mediterraneo, del Medio Oriente e dell’Africa che mal sopportavano il controllo anglo-francese; il superamento della divisione in blocchi (occidentale, sotto la Nato, e sovietico, sotto il Patto di Varsavia) decisa a Jalta nel febbraio del 1945 da Churchill (Regno Unito), Roosevelt (Usa) e Stalin (Urss).

L’immagine di Aldo Moro in un francobollo che lo ricorda (foto tratta dal sito del magazine “Il Biondino della Spider Rossa”)

Aldo Moro aveva insomma parecchio irritato i Poteri Forti, sia italiani che stranieri. L’ex segretario di Stato di Richard Nixon, Henry Kissinger l’aveva avvisato: Moro avrebbe pagato cara la sua strategia indipendente dal controllo angloamericano sulle scelte estere dell’Italia. Va poi ricordato che i vertici militari e di polizia italiani erano legati a filo doppio con i poteri militari e di sicurezza britannici e statunitensi. Molti vertici militari e della sicurezza in Italia erano, inoltre, iscritti a organizzazioni deviate rispetto allo Stato di diritto: basti pensare alla loggia massonica P2 (Propaganda 2).

Come rivela il giornalista investigativo, Giovanni Fasanella, che ha molto lavorato sugli archivi britannici e statunitensi, l’Italia è sempre stata trattata – lo vediamo anche oggi – da Regno Unito, Francia e Usa come un Paese uscito sconfitto dalla Seconda Guerra Mondiale, tanto che vi sarebbero clausole secretate nei trattati firmati dai governi italiani che limitano la nostra sovranità interna. E l’azione in politica estera.

Su questa parte, fondamentale, della vicenda politica di Aldo Moro e della Storia d’Italia merita di leggere il libro Moro Leaks, con l’intervista a un membro della seconda commissione parlamentare d’inchiesta sul Caso Moro, l’onorevole Gero Grassi. Proprio la commissione d’inchiesta – che agiva con i poteri della magistratura – ha approfondito in ogni dettaglio la preparazione, la realizzazione e la conclusione del rapimento e dell’omicidio di Aldo Moro. La relazione finale della commissione Moro è stata approvata il 6 dicembre 2017 ed è consultabile anche sul sito web Peacelink, oltre che sul sito del Parlamento italiano.

Gero Grassi: chi e perché ha ucciso Aldo Moro

L’ex deputato Gero Grassi, che ha fatto parte della commissione d’inchiesta sul Caso Moro


Il film di Marco Bellocchio sul Caso Moro

Il film Esterno Notte riesce a coniugare la fattura, di alta qualità, propria della cinematografia, con la narrazione della serialità televisiva. La prima parte del film, nelle sale dal 18 maggio 2022, dura tre ore. Così la seconda parte, che è al cinema dal 9 giugno. Ha raccolto applausi e consensi al Festival di Cannes; e in autunno sarà – con la scansione in sei episodi – in Rai e RaiPlay come serie televisiva.

La fotografia di Esterno Notte ha i toni e gli indizi del thriller, con la cupezza di una stagione di terrore e incertezza che noi – giovani allora – possiamo subito riconoscere. Così come mi è venuto facile riconoscere la strafottenza e violenza di certi contestatori di sinistra nelle aule universitarie; e l’arroganza dei brigatisti rossi in galera, che peraltro non contavano nulla nella dinamica del sequestro Moro. Bellocchio rende assai bene, con un affresco sia storico che umano, i 55 giorni del rapimento, della prigionia e dell’omicidio dello statista democristiano.

È una sorta di toccante – a tratti anche sconvolgente – ripasso, per noi ventenni di allora che sognavamo, da posizioni diverse, ciò che Moro e il segretario del Pci, Enrico Berlinguer, volevano realizzare: un’Italia con un sistema politico in cui si alternassero al governo, come oggi, differenti schieramenti; un’Italia più giusta sul piano economico e sociale; un’Italia più libera e moderna in tema di diritti civili e di organizzazione statuale; un’Italia libera dai controlli esteri (americani, inglesi, francesi o sovietici) e autonoma nel decidere il proprio destino nel Mediterraneo e le proprie relazioni con i Paesi africani e del Medio Oriente.

Esterno Notte è anche un fondamentale ritratto – sia pubblico che privato – dell’Italia di allora, e della sua classe politica, a beneficio di chi è giovane oggi. E di chi sogna un Paese più giusto, più aperto, più a misura di persona. Bellocchio ricostruisce con efficacia cinematografica e precisione documentale le vite private di Moro, del presidente del Consiglio Giulio Andreotti e del ministro degli Interni, Francesco Cossiga. Con un’attenzione arguta ai dettagli, di queste tre figure importanti della storia italiana il film riesce a rendere miserie e virtù personali; miserie e virtù pubbliche.

Possiamo toccare con mano e vivere con il cuore la capacità di ascolto e la tenerezza di Aldo Moro, interpretato in modo divino da Fabrizio Gifuni. Possiamo cogliere a pelle l’algida e insensibile figura di Andreotti, che viene reso anche attraverso qualche minuta azione meschina, che sembra non c’entrare nulla con la storia ma ci dice tutto.

Paolo Paolo VI nel film “Esterno Notte”, interpretato da Tony Servillo che ne rende bene il tormento e il dolore

E che dire dell’ineffabile Cossiga, coinvolto nelle linee più oscure della storia repubblicana? Basta leggere il suo ritratto su Wikipedia, ben documentato, per avere un quadro di questo politico che a una considerevole intelligenza univa una sconcertante personalità (umana e politica). Ebbene, il film Esterno Notte tratteggia Cossiga per quel che era: lo fa attraverso le sue manie di controllo e presa sulle situazioni (l’immagine di lui che ascolta le intercettazioni); e lo fa attraverso il disprezzo che la moglie dell’allora ministro degli Interni prova per lui come persona.

È nei dettagli e negli indizi, lasciati qui e là, che possiamo leggere la chiave interpretativa che Marco Bellocchio dà del Caso Moro: la mania che lo statista democristiano aveva per la pulizia (e questo dice molto su dove egli sia stato tenuto prigioniero); la precisione con cui vengono sparati alcuni colpi alla scorta di Moro in via Fani (e questo dice molto su chi c’era, oltre ai brigatisti, sul luogo dell’agguato il 16 marzo 1978); il richiamo agli “Americani” (che ci fa ricordare la teoria, già allora, di un Grande Vecchio che manovrava e/o lasciava fare i brigatisti).

Il film, insomma, merita di essere visto. E di essere visto al cinema, prima di rivederlo e commentarlo a voce alta, e passarlo al setaccio della “moviola”, in televisione il prossimo autunno. C’è un qualche momento di stanca in alcuni passaggi che riguardano il Vaticano e il Papa; piuttosto che un eccessivo insistere sul ministro Cossiga e le sue ossessioni; oppure una Via Crucis che perde molto della sua funzione simbolica sul potere democristiano e la solitudine di Aldo Moro, a causa di una certa retorica in fase di messinscena.

Si tratta di un’inevitabile concessione alla lentezza della serialità televisiva. Resta comunque il valore di un capolavoro filmico che racconta, agendo a strati di significati, un pezzo fondamentale della Storia d’Italia. Un tratto di vita dell’Italia di cui paghiamo ancora oggi le conseguenze. Il film si chiude con l’invocazione di Papa Paolo VI agli uomini delle Brigate Rosse, affinché liberino – senza condizioni – Aldo Moro.

L’interprete del Papa nel film, Tony Servillo, incarna assai bene una figura – quella del Pontefice Montini – che noi giovani allora, disallineati rispetto ai potenti, trovavamo assai poco interessante. Invece, Esterno Notte ci restituisce un grande Papa, Paolo VI, che oltre ad essere grande come intellettuale aveva anche un’umanità resa alla perfezione da Servillo.

Il giornalista investigativo Giovanni Fasanella parla dei documenti britannici sul Caso Moro

Credo sia inevitabile, ma anche giusto, che la seconda parte di Esterno Notte – come ha fatto la prima – non dica tutto quanto c’è da dire sul Caso Moro. Per questo vi sono figure di esperti e giornalisti investigativi, come l’ex deputato Gero Grassi e il reporter Giovanni Fasanella, ben preparati nel dare una lettura d’investigazione e di visione storica della vicenda.

C’è poi il lavoro della Commissione Moro, con la sua inchiesta, a dirci molto oltre le narrazioni stereotipate e poco significative: quelle narrazioni, al limite del banale, che storici e giornalisti – penso al professor Alessandro Barbero, star di YouTube, e all’ex direttore del Corriere della Sera, Paolo Mieli – ci vanno reiterando da tempo. Sul Caso Moro e sul lavoro della commissione parlamentare d’inchiesta puoi leggere un articolo che ho scritto per il magazine Il Biondino della Spider Rossa.

Il film Esterno Notte è un capolavoro che Marco Bellocchio ci consegna su un tratto di Storia d’Italia tutto da approfondire. Lo fa con un’eccellente mano cinematografica; una recitazione impeccabile; un’ambientazione che ci porta a quella primavera drammatica del 1978; una raffigurazione impietosa e senza sconti (tuttavia misurata e autorevole) di una classe politica inetta. Il grande merito di Esterno Notte è di parlarci al cuore, da un lato, per capire il dolore di quel tempo; e di indurci a impiegare l’intelligenza critica per cercare la verità vera sulla tragedia di Aldo Moro e dei cinque agenti della sua scorta.

(Le foto del film sono tratte dal trailer Esterno Notte)

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