Le persone normali, mediamente equilibrate, misurano gli altri, coloro con cui hanno relazioni, verificando le espressioni con i fatti; cercando conferma delle impressioni basate sulle aspettative con le azioni che li vedono protagonisti. Così testando la fiducia riposta sugli altri per confermarla o ridimensionarla a seconda si è difesi, incoraggiati o traditi da parole, azioni o omissioni. Con questa metrica un rapporto di semplice conoscenza può elevarsi ad amicizia ed un amore dissiparsi nell’indifferenza.

Forse in politica le regole sono diverse?

Sotto gli occhi dei veronesi sta giungendo a compimento una parabola che vede due candidati sindaci promettersi fedeltà in nome dei ruoli da assumere alle prossime elezioni amministrative.

Michele Croce

Flavio Tosi e Michele Croce  si frequentano politicamente da molti anni: il 12 luglio 2012 il sindaco Flavio Tosi nomina il consigliere comunale Michele Croce presidente dell’AGEC (azienda che gestisce gli immobili comunali, i servizi mensa delle scuole del territorio, le farmacie e i servizi cimiteriali) e dopo nemmeno quattro mesi lo defenestra per un presunto scandalo per il costo del rinnovo dell’ufficio di presidenza; mentre la difesa parlava di delazioni a causa di interessi disturbati dal monitoraggio degli affitti concessi a non pochi privilegiati.

Da allora è stata una pastorale di attacchi ad una consorteria che frequentava l’allora sindaco Tosi, culminata con l’arresto del vicesindaco e assessore all’Edilizia Privata Vito Giacino e con la dichiarazione del 17 febbraio 2014 “…in tempi non sospetti a giugno 2013, unici in tutta Verona, avevamo anticipato per primi i fatti… a partire dal sindaco Flavio Tosi che ha sempre difeso a spada tratta l’operato di indagati, perquisiti, arrestati e patteggiati nonostante l’evidenza…” oppure a fine luglio 2016 circa le immagini di Tosi abbracciato ad Antonio Giardino (allora indagato a piede libero dalla Procura veronese) “…non sta a me valutare cosa significa quell’abbraccio; ho consegnato il materiale alla magistratura e ora spetta a loro e ai cittadini giudicare.”

Naturalmente Croce ricevette nel tempo pan per focaccia: tra gli altri, dopo la nomina a presidente dell’Agsm, da parte del sindaco in carica. Gli attacchi non sono mancati e sulla polemica per la contestata nomina del Direttore Generale dell’ente Flavio Tosi ebbe a dichiarare: “Polemica miserevole, fuori tema, penosa e sgangherata. La verità è che Croce sa che l’ho colpito nel vivo delle sue contraddizioni.”

Ora i due hanno annunciato di collaborare e Michele Croce si è messo al fianco di uno dei due sindaci dai quali ha avuto lo stesso trattamento: licenziamento in tronco dalla presidenza di una partecipata; i motivi non sono dirimenti.

Perché Tosi e non Sboarina?

Dal lato di Croce non si può che immaginare che abbia ottenuto di più da uno che dall’altro, anche se le dichiarazioni fanno pensare all’adesione all’unico capace di risvegliare Verona dal torpore sboariniano.

Ma dai candidati Sindaci ancora in corsa? Entrambi hanno pesato il soggetto; entrambi gli hanno dato il ben servito quando si è rivelato scomodo o inadatto all’incarico.

Flavio Tosi

Entrambi si aspetteranno epiloghi secondo l’esperienza: se nominato a capo di un’azienda riuscirà ad alimentare i dissapori al punto da richiederne la rimozione. La dichiarazione di appoggiare i suoi candidati dovrebbe escludere Croce dalla corsa ad un seggio consiliare; quindi perché? Il problema potrebbe essere solo per gli elettori che convincerà a votare la sua lista.

Mentre invece è un problema della politica cittadina e dei soggetti che giungono a compromessi per ottenere l’elezione ad una carica; con le difficoltà conseguenti di gestirla successivamente con questa qualità di sostenitori e a seconda della composizione del Consiglio Comunale. Oggi parliamo di Michele Croce, domani dovremo fare la stessa riflessione quando sentiremo qualche candidato al Consiglio comunale suggerire il voto disgiunto: vota il consigliere e la lista ma non il sindaco…. Si può fare; è ammesso. Ma rivela una riserva mentale che nella vita normale dovrebbe instillare il dubbio di una collaborazione onesta e fruttuosa.

Con queste basi quale è la possibilità di fare politica e amministrare? Cosa ci rivela del carattere dei candidati sindaci stringere accordi con protagonisti della politica che in altri frangenti non hanno lesinato apprezzamenti sprezzanti, denunce, cambi di casacca e ripensamenti pubblici e privati?

Al lettore la riflessione, affinché valuti i soggetti prima di trovarsi di fronte alla scheda elettorale su cui fare una, o appunto due, croci: nel momento dell’imbarazzo potrebbe votare di pancia, per partito preso, senza troppi pensieri legati alla storia di questi quindici anni.

Ora è il tempo delle promesse ma per due candidati su tre non possono funzionare più di tanto: hanno avuto il tempo di fare e i risultati parlano per loro. I risultati e le persone che imbarcano nei loro bastimenti, quando non hanno saputo usare il sentimento comune per pesarli Damiano Tommasi non ha questo handicap: può solo fare promesse e presentarsi come il “nuovo” della politica; i suoi problemi sono di tenere unita la coalizione, riuscire a presentare un programma credibile e le persone adatte per raggiungere gli obbiettivi; e convincere molti a tornare a votare per lui, e non è per nulla poco!

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