Con l’esposizione Seduzioni e Sortilegi, a cura di Marco Meneguzzo e visitabile fino al 4 giugno, organizzata in collaborazione con la Fondazione Sardi per l’arte di Torino, che sostiene la diffusione della conoscenza e la valorizzazione della pittrice, la galleria veronese Studio la Città ci guida alla conoscenza della vita e del lavoro di Carol Rama. Artista anticonformista e trasgressiva, con il suo lavoro ha lasciato un segno indelebile nell’Italia del dopoguerra e ha influenzato i più grandi intellettuali del Novecento.

«Dipingo per guarirmi»

Eccentrica e trasgressiva, Olga Carolina Rama (Torino 1918-2015) è stata grande amica di Italo Calvino e Edoardo Sanguineti, oltre che di Carlo Mollino, Massimo Mila, Felice Casorati, Man Ray e Andy Warhol. Nel 2003 ha ricevuto a Venezia il Leone d’Oro alla carriera per la sua attività artistica, iniziata nell’immediato dopoguerra a Torino.

Uno scorcio della mostra dedicata a Carol Rama, Seduzioni e Sortilegi, courtesy Studio la Città – Verona
foto Michele Sereni, © Archivio Carol Rama – Torino

La prima esposizione nel 1945 alla galleria Faber venne chiusa perché ritenuta oscena per i temi trattati, i caratteri erotici e violenti ritenuti tabù per l’epoca, anche perché proposti da una donna. Nonostante un’infanzia borghese agiata, l’artista da giovane si scontra con episodi familiari che la segnano profondamente come le cure psichiatriche della madre e il probabile suicidio del padre. La sua arte diviene, quindi, un modo per esorcizzare sofferenza e paure interiori. Lei stessa ha dichiarato che «il lavoro, la pittura, è sempre stata una cosa che mi permetteva poi di sentirmi meno infelice, meno povera, meno bruttina, e anche meno ignorante… Dipingo per guarirmi».

L’atmosfera della casa-studio di Rama

Il primo elemento della mostra Seduzione e Sortilegi che incuriosisce e attira l’attenzione entrando negli spazi espositivi sono le pareti per l’occasione dipinte in nero, allestite a ridisegnare l’open space della galleria per ricreare l’atmosfera e l’intimità dello studio-casa di in Via Napione 15 a Torino. A supportare la suggestione dell’atmosfera concorrono una serie di immagini fotografiche di Bepi Ghiottitratte dalla serie Inside Carol Rama in cui prevale il carattere buio degli ambienti domestici. A questi si affiancano gli scatti in bianco e nero di Roberto Goffi, parte di una serie ampiamente pubblicata dal titolo La Casa di Carol, realizzati utilizzando l’obiettivo di una vecchia macchina fotografica a soffietto degli anni Trenta appartenuta al padre.

L’intimità della casa-studio di Carol Rama è riprodotta nella mostra Seduzione e sortilegio in corso alla Galleria Studio La Città fino al 4 giugno. Courtesy Studio La Città – Verona.

Le fotografie ci propongono la suggestione della presenza quasi fisica, tangibile di Carol Rama che compare tra i suoi tanti oggetti domestici, che tanto ruolo hanno ricoperto nella vita e nell’operato dell’artista torinese, così da contribuire a rendere la sua casa un’opera d’arte totale.

Opere in mostra dal 1939 al 2005

Sensazione di presenza quasi fisica dell’artista che permane passando ad osservare le 98 opere esposte, che documentano la ricerca e la sperimentazione dell’artista dal 1939 al 2005. La quantità dei suoi lavori, i molteplici soggetti trattati e le differenti tecniche espressive utilizzate, ci avvicinano alla complessità della personalità di Carol Rama che si distingue per il suo anticonformismo pittorico e il suo percorso artistico caratterizzato da un’evoluzione continua, da un’instancabile sperimentazione.

La mostra espone i primi acquarelli erotici e i lavori tattili degli anni Sessanta e Settanta, costellati da presenze inquietanti, come piccoli occhi in vetro, o camere d’aria in gomma, pallottole, materiali vari, fino alle incisioni più recenti, alle figure dipinte su supporti non convenzionali, inusuali come fogli già usati, mappe catastali o disegni tecnici, che assumono vita e dignità nuova trasformati dal suo intervento.

L’urlo di vita di un’artista imprevedibile

Osservare le opere di Carol Rama è come trovarsi di fronte a un urlo di vita e di dolore lanciato al mondo da chi al mondo vuole dire che esiste, che di quel mondo è parte, che quella vita la vuole vivere per come è, fino alla fine, anche se apparentemente non aderente al pensiero comune. Una vita che si sente addosso gli occhi giudicanti, conformati agli stereotipi sociali.

L’arte di Rama parla alla parte più intima di ciascuno di noi, quella che non vogliamo sapere di avere o ascoltare perché dolorosa, perché viva, ribelle e anticonformista, che parla al nostro io e del nostro io, in un mondo che chiede performance e tende al pensiero unico. È come un urlo che dice “io sono cosi e basta. Guardami. Il mio essere unica e libera di esprimermi contribuisce a descrivere il nuovo che ancora fatichi a vedere, che già esiste”.

Un contatto ravvicinato grazie a Studio La Città

Alcuni lavori di Carol Rama in mostra a Verona, Archivio Carol Rama – Torino.

Entrare in uno studio d’artista è un’esperienza che ha qualcosa di magico, che ci avvicina al sentire dell’artista, quasi come se percepirne la presenza potesse condurci a riconoscere l’intima alchimia che sottende la creazione artistica. Trovarlo ricostruito con sensibilità e attenzione museale in una galleria d’arte, per una retrospettiva dedicata a Carol Rama, una della maggiori artiste italiane dell’ultimo secolo, è un’eccezione da non perdere.

E tutto questo grazie a Hélène de Franchis, gallerista che negli oltre 50 anni di attività della sua galleria Studio la Città ha offerto l’opportunità ai veronesi di entrare in confidenza con l’arte contemporanea, attraverso mostre dal respiro internazionale e molteplici interventi di arte pubblica.

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