La conferenza ““Svegliatevi dormienti. I mondi e le visioni di Philip K. Dick a 40 anni dalla scomparsa”, dedicata all’anniversario della morte dello scrittore statunitense, è “una delle prime iniziative così vicine a questa ricorrenza”, sottolinea Carlo Paggetti durante l’avvio della intesa Giornata di studi.

Durante l’evento al Polo Santa Marta in occasione del Festival Extra Sci-Fi di Verona si sono susseguiti vari esperti che hanno permesso di trattare l’autore sotto molti punti di vista: le vicende biografiche, l’analisi letteraria e artistica, i suoi effetti sulla cultura di massa e l’adattamento dei suoi romanzi per il cinema.

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La biografia di Philip K. Dick

Negli studiosi sembra aver suscitato molto interesse la biografia di Dick, a partire da Serena de Michelis, che nel suo intervento parla del libro Io sono vivo, voi siete morti di Carrere. Un racconto della vita dell’autore dall’infanzia alla morte, nel quale però Carrere non riuscirà a realizzare una simultanea sovrapposizione di livelli, tipica della fantascienza e impossibile in una biografia. D’altra parte l’autore si farà perdonare cercando di dipingere la figura di Philip Dick con la stessa empatia e verità che lo stesso scrittore ha usato per i suoi personaggi.

Allo stesso modo anche l’illustratore Mauro Marchesi ha riscontrato dei problemi dello stesso genere, dovendosi così accontentare di aver raccontato solo “una delle vite di Dick”. Nel suo fumetto Una vita da Philip K. Dick ha difatti deciso di soffermarsi sulle vicissitudini biografiche dello scrittore.

L’eticità dello scrittore

Tutti gli esperti presenti hanno concordato su quell’’elemento che meglio caratterizza Dick: il contrasto generato nell’accostare l’ambiguità e contraddittorietà del piano letterario con la fermezza etica dei valori.

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Tale argomento viene discusso in primis da Domenico Gallo, che fa notare come nel romanzo The man in the high castle il piccolo funzionario giapponese Tagomi si rifiuti di consegnare un cittadino ebreo-americano all’autorità nazista, definendo il carattere antisemitista del testo.

A seguire si esprime anche Daniele Barbieri, riportando la sua esperienza in campo pedagogico, dove spesso nei suoi laboratori con i ragazzi ha scelto proprio Philip Dick come autore. L’obiettivo era calare i partecipanti in un processo per cui “La fantascienza butta i ragazzi in un territorio di mezzo in cui non ci si riferisce a se stessi” favorendo così una riflessione senza vergogne personali e paura di esporsi.

Per Barbieri l’emblema dell’eticità del pensiero di Dick sta nel racconto Umano è, che narra di una donna sposata con un uomo violento e arrogante ma che di colpo diventa gentile e premuroso. La verità è che un parassita in punto di morte si è impossessato del suo corpo e ora è pronto a fare “Tutto quello che vuoi, purchè possa farti felice”. La moglie così accetta di vivere con questo alieno, che si rivela essere la migliore versione del marito.

In poche parole il racconto è una riflessione su cosa sia veramente umano e quale sia il suo valore. Per Dick non è l’intelligenza a fare un umano ma piuttosto la rapidità con la quale sa reagire ai bisogni dell’altro e cosa può dare.

Foto di Corrado Benanzioli

Il rapporto uomo-macchina

L’ambiguità dello scrittore statunitense prosegue poi sul concetto di moderno, come ci racconta Domenico Gallo. L’autore difatti, nonostante faccia delle approfondite riflessioni sul rapporto uomo-macchina e su come la scienza non sia nelle nostre mani, allo stesso tempo realizza un percorso di recupero della religione. Anche se temporaneo, si rivela comunque significativo, considerando che avvenne negli anni 70 quando il credo religioso era visto come una mistificazione e i predicatori come dei ciarlatani.

Altre sue idee però avranno una continuazione più significativa, per esempio le critiche fatte sulla tecnologia rimasero invariate ed anzi nel tempo si svilupparono in direzione filosofica sul rapporto uomo-macchina. Secondo lo scrittore la differenza fondamentale fra i due è che le macchine sono soggette a stimoli indotti e non naturali. Purtroppo i primi si stanno plasmando su modello dei secondi, dal momento che gli uomini stanno perdendo la loro umanità, così macchinizzandosi. Il concetto è riassunto nella teoria dell’anima a ripetizione: “Noi abbiamo l’anima, che le macchine non hanno, ma noi possiamo perderla.”

Dick contro il potere costituito

Sia Gallo che Barbieri sottolineano come Dick fosse un autore contro il potere costituito e che vedeva nei giovani la forza su cui basarsi per cambiare le cose, cioè su dei ragazzi che “Non devono rispettare le regole”. D’altro canto l’autore, come racconta Gallo, fa parte di tutta quella tradizione letteraria distopica basata sullo smascheramento degli inganni utilizzati dal potere, in modo da permette la comprensione delle verità stratificate nel nostro mondo. Uno dei suoi strumenti principali è la parodia, del resto Swift era uno dei suoi autori preferiti.

L’adattamento cinematografico

Molte di queste nozioni sono state ridotte se non ignorate nell’adattamento cinematografico. Difatti come ci spiega sempre Gallo, ciò che passa di Dick sono principalmente la semplificazione della dialettica androide-umano, il politicamente corretto e la laicizzazione del pensiero. Molto è dovuto, come commenta il critico e giornalista cinematografico Gabriele Ferrari, a dei problemi legati alla trama e al suo adattamento. Trasformare dei brevi racconti in una sceneggiatura da 3 atti è un’operazione alquanto complicata e che anche molti esperti scrittori per il cinema si sono rifiutati di fare. Proprio per questo molti film tratti dai romanzi di Dick hanno ricevuto voti relativamente bassi, anche se sono compensati da tre film rilevanti e di largo successo, fra cui ricordiamo in particolare Blade Runner.

Conclusioni

Dick così si rivela essere un letterato totemico, un crazy friend e scrittore necessario, come sostiene Beatrice Melodia Festa attraverso le parole di Lethem. Nel tentativo di scappare dai limiti dei generi letterari cerca di diventare uno scrittore mainstream, così realizzando una fantascienza disarmonica e contaminata.

Acquistando così lo statuto dei nostri tempi precari e confusi.

Il Festival non è finito. Ci si vede sabato 12 e domenica 13 marzo al Cinema Nuovo San Michele.

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