È stato un pomeriggio di assoluto dominio al Bentegodi. Il Verona contro il Venezia ha raggiunto la tanto agognata quota salvezza e l’ha fatto con una prova da manuale del calcio sognato e disegnato da mister Igor Tudor.

Gli ingredienti sono sempre gli stessi: un centrale insuperabile senza paura di restare solo, due terzi difensivi che salgono a turno, due esterni senza spia della riserva, un centrocampo di sciabola e fioretto, tre davanti che si conoscono a memoria e che si spartiscono gol e assist con liberalità cavalleresca e, per finire, una panchina di minute-men pronti a rispondere “presente”.

Mescolare nel modo giusto questi ingredienti di qualità è compito di Tudor, che lo ha fatto fin dal primo giorno lasciando un segno negli occhi dei suoi ragazzi. «Il mister è una persona dal cuore grande che ci fa dare quel qualcosa in più» dice Simeone a fine partita: parole al miele che si traducono in veleno sul campo. Su tutto il campo. 

La ricetta del Verona stavolta è perfetta

Al Verona, nella partita dei quaranta punti, è riuscito quello che era clamorosamente sfumato contro la Roma una settimana fa: un vantaggio guadagnato con l’intensità e il pressing e il colpo di grazia – anzi due – in ripartenza, con la corsa generosa di Lasagna e la freddezza glaciale del Cholito, a quel punto in piena trance agonistica.

Che cosa è cambiato in una settimana? Certamente è cambiata la qualità dell’avversario, per quanto il Venezia nel primo tempo abbia fatto vedere delle ottime cose e abbia creato alcuni pericoli alla porta di Montipò, ma c’è stato anche qualche aggiustamento tattico da parte del mister. 

Il Verona contro il Venezia non ha spinto al massimo per poi abbassarsi, ma ha saputo dosare le proprie energie per tutta la partita, continuando a creare occasioni fino alla fine del recupero. Lasagna non è stato lasciato solo, ma è stato messo a supporto di un bomber di razza come Simeone, mettendolo in condizione di dare il meglio di sé, e di dimostrare nuovamente che in quel ruolo l’11 gialloblù è un elemento preziosissimo per la squadra. 

Simeone, nel frattempo, ha deciso di smetterla di correre solo per gli altri e, dopo otto partite ha interrotto il digiuno alla sua maniera. 

Non solo il Cholito Simeone

Spesso si dice che un attaccante vive di gol e che, quando manca la rete, spesso calano anche le certezze e il rendimento, magari attirando qualche mugugno della piazza. Nessun luogo comune potrebbe essere meno azzeccato per il Cholito: certo, il gol mancava, inutile negarlo, ma Simeone è sempre stato consapevole del suo valore imprescindibile per la squadra e ha sempre tenuto la testa alta di chi sa di aver fatto il proprio dovere fino in fondo. Lo sa lui, lo sanno i compagni, lo sa il mister e lo sanno benissimo anche i tifosi, tutti uniti in un abbraccio collettivo sotto la Sud.

Quando un giocatore fa una tripletta, in genere, l’assegnazione del premio di migliore in campo avviene d’ufficio, ma questo è il Verona di Tudor e gli ingredienti si sentono tutti. 

Si è sentito Faraoni, che al di là  dell’abbaglio sul gol del Venezia ha dimostrato di essere tornato al massimo della forma, lasciando il segno con lo strappo incontenibile del due a zero.

Ha sorpreso Coppola, che alla seconda tra i professionisti ha preso in mano la difesa e si è messo in tasca – parole di Tudor – l’attacco del Venezia.

Si è confermato Tameze, che in mezzo al campo sta crescendo partita dopo partita e sta aiutando a maturare anche Ilic.

Salvezza da record e grasso che cola

Ha fatto la differenza ogni reparto, ogni giocatore, ogni sostituzione che ha portato al risultato finale: un tre a uno che chiude la pratica salvezza e che lascia ai tifosi la bellezza di undici partite per gustarsi ancora e ancora lo spettacolo di un Verona maestoso capace di salvarsi con un anticipo mai visto.

Con la Serie A del prossimo anno già sul menu, e la ricetta di Tudor riuscita alla perfezione, qualsiasi cosa arrivi da qui alla fine del campionato sarà, davvero, tutto grasso che cola.

Foto di copertina dal profilo Facebook dell’HellasVerona

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