Tra le numerose qualità di Igor Tudor da Spalato c’è sicuramente quella di saper spesso trovare le poche parole giuste, quelle che sanno entrare nella complessità senza perdersi nella complicazione: « Il Verona ha fatto una buona partita – ha detto in conferenza stampa – ma non una grande partita. E se vuoi fare punti contro la Juventus devi fare una grande partita.»

Nella semplice differenza tra due aggettivi qualificativi sta la distanza tra la vittoria e la sconfitta, non c’è niente di trascendentale. Il Verona ha fatto la sua partita: ha spinto, ha pressato, ha braccato a lungo la Juventus nella sua metà campo, ha lasciato i fisiologici spazi dietro affidandosi all’uno contro uno, ha attaccato a pieno organico facendo salire a turno Casale e Ceccherini. Insomma, il Verona ha fatto il suo con gli uomini che aveva. Non è bastato.

Poche idee davanti, troppi spazi dietro

La sconfitta si spiega facilmente a livello tecnico: senza Simeone e Caprari, uno squalificato e l’altro fuori all’ultimo momento per infortunio, l’Hellas ha visto il suo potenziale offensivo ridursi drasticamente. Poche idee davanti e poca pericolosità che consentono ai padroni di casa di attaccare con la mente più sgombra, liberando tutta la loro qualità. 

Barak è incappato in una di quelle prove opache che ogni tanto gli capitano, e il volenteroso Lasagna – ormai è chiaro anche ai giardinieri – non è giocatore che può fare reparto da solo. Tameze fa tutto e lo fa bene, ma il suo posto è la mediana, soprattutto se i due registi non danno il meglio e non riescono a tenere la linea del centrocampo. E la linea del centrocampo del Verona di Tudor deve sempre tenere, perché dietro è prateria. 

Non è un errore tattico quel vuoto alle spalle dei registi. È tutto calcolato da Igor Tudor da Spalato, che – oltre che con le parole – ci sa fare anche coi numeri: «Se con gli stessi giocatori ci mettessimo dietro, pressando con meno coraggio e rimanendo più coperti, alla lunga faremmo il 20-30% di punti in meno. Ne sono sicuro.» 

Sui risultati usciti dalla calcolatrice del mister non si discute – per carità – ma quel che importa è la sua sicurezza, una sicurezza che trasmessa alla squadra si traduce in 33 punti, ma che nella nebbia di Torino non è bastata. Non è bastata perché sono mancate lucidità e qualità necessarie per mettere in difficoltà giocatori forti e tecnici come quelli della Juventus. Non è bastata perché l’elmetto con cui il Verona si lancia all’assalto, con tutti quei buchi in formazione, si è trasformato in uno scolapasta. 

Certo, anche considerando le assenze fondamentali nel Verona, alcune scelte di formazione continuano a non convincere fino in fondo. 

Se, com’è evidente, Lasagna non può fare la punta isolata, perché non affiancarlo a Kalinic nell’ultima partita del croato in gialloblù, magari con Barak alle spalle? Se Veloso non è in condizione e dev’essere sostituito all’intervallo, perché non arretrare Tameze vicino a Ilic a fare il prezioso lavoro di cerniera tra i reparti? L’impressione è che, tra le decantate qualità di Tudor, forse manchi un pizzico di duttilità

Tutto da copione per la Juventus, sorprese notturne per il Verona

Sinceramente ciò che più lascia l’amaro in bocca non sono i punti lasciati sul campo, ma l’occasione perduta di rovinare ancora una volta il circo. Il circo già pronto con gli speciali su Vlahovic, i sondaggi sulla Juve in corsa scudetto, i titoli cubitali sulla rinascita della Juventus dopo il faraonico mercato di gennaio, le urla scatenate dei commentatori esaltati di fronte a una partita che rispetta in pieno il copione già scritto. Ecco, questo dispiace: non aver rovinato la festa.  

Niente drammi, in ogni caso. Il Verona ha perso contro una grande squadra senza snaturarsi e senza sfigurare. Sono lontani i tempi delle “manite” o dei nove gol subiti in sette giorni, e una sconfitta come questa – con questi punti e con questi alibi – si può dimenticare in fretta: basta una prova convincente contro la sempre tosta Udinese.

La prossima partita al Bentegodi sarà dunque una buona opportunità di rimettersi in carreggiata dopo il passo falso dello Stadium. Contro i friulani dovrebbero tornare a disposizione sia Simeone che Caprari, mentre chi non sarà certamente della partita è Kalinic, salutato dai gialloblù dopo la partita di Torino, con l’annuncio della risoluzione del contratto. Evidentemente Kale aveva accettato di rimanere a Verona per una partita in più data la squalifica di Simeone, ma gli accordi con l’Hajduk Spalato erano già conclusi.

L’addio di Kalinic non è certo una tragedia – intendiamoci – soprattutto per ciò che l’attaccante croato ha mostrato in riva all’Adige. Purtroppo però l’annuncio arriva a mercato chiuso e dopo una partita che ha messo in mostra la difficoltà offensiva delle seconde linee. Risalgono dunque le quotazioni del giovane Praszelik, possibilità in più per Tudor nel settore offensivo gialloblù.

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