Due partite in novanta minuti per il pubblico dell’unico derby veneto di questa Serie A: Venezia – Verona. La prima è durata 45 minuti con un Verona che, dopo una partenza convincente, si è trovato rapidamente alle corde, con un passivo di tre gol arrivati a causa di una difesa disorientata e male organizzata. 

La seconda partita è iniziata nella ripresa. Il Verona ha deciso finalmente di scendere in campo al posto della sua imbarazzante controfigura, mostrando i suoi soliti movimenti e un dominio del campo fatto di tecnica e autorità.

Nel secondo tempo la palla ha cominciato a girare nel modo giusto, un rocambolesco autogol ha segnato la prima crepa nelle certezze del Venezia e uno scellerato intervento da parte di Ceccaroni – causando espulsione e calcio di rigore – ha definitivamente fatto crollare i lagunari. Da quel momento il Verona ha sentito l’odore del sangue, e l’impresa è sembrata sempre più a portata di mano

Tudor sbaglia tutto, ma sa correre ai ripari. 

La responsabilità della disfatta totale del Verona nel primo tempo si deve, almeno in parte, alle scelte sbagliate dell’allenatore nella sostituzione dei due assenti dell’ultimo minuto: Barak e Gunter. 

In entrambi i casi il mister ha deciso di non sostituire i titolari con i loro rincalzi “naturali”, causando buchi in difesa e perdita di incisività davanti. Arrivato il primo gol il Verona si è completamente disunito, e non ha più saputo impensierire il Venezia.

In questa situazione, apparentemente disperata, l’allenatore croato è riuscito a leggere ottimamente la partita, cambiando uomini e mentalità di una squadra che, fino a quel momento, sembrava aver perso irrimediabilmente il “veleno” – come lo chiama Tudor –  ingrediente imprescindibile del gioco del Verona. 

Partiamo dalla difesa

Con la defezione di Gunter, la scelta più ovvia sarebbe stata schierare Magnani al centro della difesa, con Dawidowicz a destra e Casale a sinistra, nei ruoli in cui i pretoriani gialloblù hanno fatto così bene fino a questo punto della stagione. 

La scelta di Tudor, invece, è stata di rivoluzionare completamente la disposizione dei difensori, schierando il polacco al centro, Casale in un’inedita posizione di terzo a destra e Ceccherini a coprire il lato sinistro. Cambi che hanno evidentemente scombinato gli equilibri, con i tre difensori completamente fuori posizione in occasione di tutti i gol del Venezia. 

Subito dopo il terzo imbarazzante gol dei Veneziani, arrivato con una papera della coppia Dawidowicz-Montipò, Tudor ha deciso di correre ai ripari togliendo dal campo un frastornato Casale per il ben più solido e ordinato Magnani – che probabilmente meriterebbe maggior considerazione – e rimettendo gli altri due centrali nelle loro posizioni abituali.

Una volta ritrovata la tranquillità nelle retrovie, il Verona si è riscoperto inarrestabile. Le seconde palle, puntualmente perse nel primo tempo, sono state tutte dell’Hellas nella ripresa. Le triangolazioni e le sovrapposizioni, prima lente e macchinose, hanno ritrovato la loro fluidità. Il risultato è stata una prova di totale dominio, capace di schiacciare il Venezia sia con il gioco che con la testa.

Per Ilic è ora di alzare l’asticella

L’altro esperimento di Tudor è stato mettere in campo Ilic al posto di Barak. Una posizione inedita per il giovane talento serbo che si è rivelato poco incisivo per tutto il primo tempo e che non è mai riuscito a inventare occasioni, a cambiare passo o a inserirsi come fa abitualmente il nazionale ceco. 

Nella ripresa Tudor ha fatto entrare Lasagna al posto di Veloso e ha arretrato Ilic nella solita posizione in cabina di regia al posto del capitano. Purtroppo, proprio come nelle ultime uscite, anche nella posizione a lui più congeniale Ilic non ha saputo mostrare a pieno il talento che il pubblico del Verona aveva potuto ammirare nella prima parte della stagione. 

Per il momento c’è Veloso, che con Tameze si intende alla grande, ma Ilic deve crescere in fretta, tornare ai livelli di inizio stagione e crescere ancora. Il Verona ha investito troppo su di lui per cambiare rotta e ora ha bisogno del suo numero 14. 

A Venezia, il Verona, raccogliendo i primi tre punti lontano dal Bentegodi, ha dimostrato una solidità mentale che può venire solo da uno spogliatoio fortissimo e unito. Tudor in conferenza stampa ha raccontato di aver parlato poco ai ragazzi, lasciandoli soli nell’intervallo per guardarsi negli occhi. Il risultato è stato il secondo tempo più pazzo della stagione; una prova di forza mentale che lascia ben sperare per il resto della stagione; un gruppo che, davvero, può fare qualsiasi cosa.

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