L’architettura è una forma di politica, in quanto atto pubblico che fa incontrare ciò che sentono un individuo e la comunità in cui vive.

Dopo quello dell’etica, è questo il tema della seconda conversazione per il ciclo “Il mestiere dell’Architetto”, promosso dall’Ordine degli Architetti di Verona per valorizzare il ruolo sociale dell’architetto. A fare da moderatrice l’architetto Daniela Cavallo, che per l’Ordine ha coordinato il progetto. L’appuntamento alle ore 18 è nella sede della Cantina Farina a Pedemonte, in via Alberto Bolla, 11, con ospiti gli architetti Gianluca Peluffo, tra i più importanti architetti italiani, docente allo IULM di Milano, e il collega Filippo Bricolo, docente a contratto del Politecnico di Milano – Scuola di Architettura e Società, sede di Mantova. 

Entrambi in libreria con due volumi recenti – di Peluffo “Il giuramento di Pan. Per una fratellanza estetico-politica in Architettura” (Marsilio, luglio 2021) e di Bricolo (2020) “Forse: 31 dubbi sull’Architettura” -, vivono la ricerca creativa come occasione per consegnare significati nuovi. Porre dubbi e lasciare aperte domande è la strada con cui fare spazio a soluzioni in continua ricerca creativa, filosofica, semiotica e progettuale. 

Recuperare la dimensione collettiva del fare architettura

«La riflessione sulla nostra professione e sull’essere attori protagonisti della “città futura” – sottolinea il presidente dell’Ordine degli Architetti di Verona, Matteo Faustini – passa attraverso un rinnovamento dei valori che fondano il nostro mestiere, ma anche nell’essere interlocutori delle istituzioni, delle comunità e dei singoli cittadini. Non solo la città sostenibile, ma tanto più il nostro ruolo sociale si realizza con l’impegno e la collaborazione di tutti».

«Il giuramento di Pan che l’architetto Peluffo auspica – spiega l’architetto Daniela Cavallo – è proprio ciò che dobbiamo andare a riscoprire e riproporre con questa iniziativa. Ovvero, un patto tra architetti per recuperare la dimensione collettiva del fare architettura che lavora alla costruzione dei cittadini. Pan è il “tutto”, è vitalità e sgomento, è dubbio: è metafora del saper far sintesi di più mondi per far dialogare la creatività individuale, che è “panica” e filosofica nella sua forza generatrice, con le forme fisiche del costruire per la collettività. E questo, attraverso un linguaggio che sappia parlare dell’uomo e all’uomo, toccando i fondamentali filosofici che devono tornare a guidare il nostro operato».

Gli ospiti del secondo incontro

Gianluca Peluffo, è uno dei più importanti architetti italiani. Nel 2011 vince il Philippe Rotthier European Prize for Architecture e nello stesso anno vince l’International Chicago Athenae Prize per il miglior progetto globale del 2011 per la “Torre Orizzontale”, una nuova sede della Fiera di Milano. Per la sua attività di ricerca, nel 2003 è stato insignito del titolo di “Benemerito della Scuola della Cultura” del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Nel 2018 è stato nominato Accademico della Scuola delle Belle Arti di Perugia. È professore a Enna, Università Kore. 

Filippo Bricolo, dottore di Ricerca in Composizione Architettonica allo Iuav di Venezia, professore a contratto al Politecnico di Milano – Scuola di Architettura e Società (sede di Mantova), concentra la propria attività scientifica, professionale e didattica nell’ambito del progetto architettonico inteso come processo e sintesi tra le esigenze dell’uomo e del luogo, della tettonica e dello spazio, della composizione e della cultura.

Progettista molto attivo insieme alla moglie Francesca Falsarella (Studio Bricolo-Falsarella), ha scritto libri e curato allestimenti museali, tra cui la mostra “Paolo Farinati 1524-1606. Dipinti Incisioni e Disegni per l’architettura”, 17 ottobre 2005 – 29 gennaio 2006, Museo di Castelvecchio, Verona, e la mostra “LCD. Luigi Caccia Dominioni, Stile di Caccia”, 7 dicembre 2002 – 9 marzo 2003, sempre al Museo di Castelvecchio.

Terzo incontro con al centro lo stile

Ultimo appuntamento, venerdì 3 dicembre a Villa Spinosa, in Località Jago di Negrar, con Mosè Ricci, ordinario di Urbanistica e Progettazione all’Università di Roma e con l’architetto veronese Paolo Richelli, a dialogare sull’evoluzione dei canoni estetici nel tempo e in riferimento ai luoghi. “Stile che cambia, dal Mediterraneo ai paesi dell’est”, il titolo scelto per i due professionisti che su quelle rotte hanno indirizzato studi e progetti. Ricci, infatti, è coordinatore del Centro Interdisciplinare dell’Accademia dei Lincei per il quale coordina la ricerca triennale “Midways. Le vie del Mediterraneo”, impresa scientifica collettiva ed internazionale che intende ripristinare e promuovere elementi di identità offuscati o cancellati dai processi più intensi di sviluppo turistico.

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