Nella Giornata europea contro la tratta, Progetto Quid ha pensato che fosse importante mostrare quanto iniziative rivolte alle donne che ne sono vittime possano fare la differenza. La conclusione del percorso europeo denominato Crisalis, di cui Quid è stato capofila dal 2018, è infatti giunto alla sua conclusione. Il programma di 18 mesi ha combinato opportunità d’impiego, workshop di espressione creativa e laboratori di co-design e ha coinvolto 15 giovani donne vittime di tratta, che oggi hanno raggiunto la loro indipendenza intraprendendo un nuovo inizio.

Progetto Quid lavora per creare prodotti realizzati da donne con vissuto di fragilità: oggi vi lavorano 150 persone che rappresentano 20 nazionalità diverse, dai 19 ai 69 anni. Non solo coinvolte nella tratta, ma anche con esperienza di carcere, vittime di violenza, o con forme di disabilità.

«Ci piacerebbe molto che questo progetto ed i suoi risultati venissero raccontati e condivisi con il pubblico – afferma Valeria Valotto, vice presidente di Progetto Quid -. Per questo abbiamo scelto di raccontare in questa giornata Crisalis all’interno dei nostri negozi di Verona e Milano in questa giornata tramite un’installazione e il lancio di una nuova collezione ispirata alla creatività». 

La giacca realizzata con il progetto europeo Crisalis, di cui Quid è stato ente capofila.

«Esponiamo infatti una giacca, che è stata ridisegnata dalle nostre colleghe, tramite la quale raccontare le loro storie di vita, il lavoro, la creatività e la trasformazione non solo del capo di abbigliamento, ma anche del proprio percorso personale. Questa mostra celebrerà la chiusura del progetto ispirandosi alla creatività di tutte le partecipanti».

Tra gli enti che hanno partecipato al progetto, la rete anti-tratta del Veneto con Navigare, di cui è referente per Verona Erika Lerco. «Da anni lavoriamo sul fenomeno, sia per la tratta di tipo sessuale sia per quello di tipo lavorativo. Registriamo una diminuzione di prostituzione in strada, ma c’è uno spostamento nelle case. Non riusciamo ancora a capire quanto il Covid abbia inciso sul fenomeno, sebbene nel primo semestre registrassimo più presenza in strada. La rete di sfruttamento però si adatta ai fenomeni: si percepiscono i controlli, per cui se le nostre unità di strada escono e trovano le persone con più facilità, cambiano molto le cose se sempre di più il fenomeno si sposta all’interno di luoghi privati. Le donne così diventano ancora più invisibili».

Nel servizio di Stefania Berlasso, l’approfondimento del progetto.

Progetto Quid: una giacca contro la tratta, servizio di Stefania Berlasso.

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