Mancano pochi giorni alla chiusura del bando per i nuovi aspiranti volontari del servizio civile universale, che a Verona coinvolge circa 52 enti non-profit, di cui 10 progetti afferiscono al Csv, Centro servizi volontariato scaligero. Il bando, che dà la possibilità a 90 tra ragazzi e ragazze in età compresa tra i 18 e i 28 anni, comprende progetti attivi in alcune delle realtà associative del territorio, dall’ambito della disabilità, dell’economia, della giustizia fino alla comunicazione.

Le attività dei dieci progetti, che andranno a svolgersi nell’arco di 25 ore circa settimanali, si suddividono in tre programmi: “New York: il presente che guarda al futuro”, “Parigi – diversità e salute, chiavi per aprire il futuro” e “Londra – L’inclusione al centro”. Per partecipare al bando, sul sito del Csv scaligero tutte le informazioni e le modalità di accesso.

Cittadini attivi e responsabili

A dispetto dei due anni trascorsi in emergenza Covid-19, non si è mai visto l’arrestarsi dell’interesse per questo tipo di esperienza da parte dei giovani, desiderosi di entrare attivamente nel mondo del lavoro mettendo sé stessi al servizio del prossimo. «Il Servizio civile si conferma un’opportunità riservata alle nuove generazioni per imparare ad essere cittadini attivi e responsabili, a mettere in campo e sperimentare le competenze acquisite», afferma Cinzia Brentari, coordinatrice del Csv veronese.

Per spiegare concretamente il significato di questi progetti e di queste attività ne abbiamo parlato con tre ragazzi, che hanno dato voce alla loro esperienza e alle loro aspettative restituendoci un disegno del servizio civile che comprende bellezza, umanità e tanta soddisfazione.

Tre esperienze, tre ambiti diversi

«Per me è stato un valore aggiunto, personale, intimo, volto all’aiuto delle persone, un anno con uno scopo, un servizio al prossimo», racconta Giacomo, che ha svolto il nel 2016 suo servizio civile in Avis, l’Associazione volontari italiani del sangue. Un anno non da considerarsi come “sabbatico” ma come scoperta, o riscoperta, di sé stessi.

Giacomo ha svolto il servizio civile in Avis, l’Associazione volontari del sangue.

«Parliamo del 2016 e la prima candidatura è stata la mia. Inizialmente non era ben chiaro quale fosse lo scopo e proprio per questo ero un po’ restio a farne parte. Quella “paura” che si può avere verso le cose nuove. Dal primo giorno, invece, ho capito di essere nel posto giusto», prosegue Giacomo.

Un progetto che mette in connessione molte delle associazioni presenti sul territorio veronese, a volte sconosciute, e che mette il volontario a stretto contatto con le proprie capacità e i propri limiti.

«In generale, il servizio civile permette proprio, almeno a me, di superare un sacco di miei limiti. Rapportarmi con persone e realtà diverse mi ha fatto affinare le mie capacità comunicative, e anche di valori» racconta Angela, che sta svolgendo il servizio civile occupandosi di giustizia riparativa e partecipando al percorso di certificazione delle associazioni di volontariato al marchio etico di Merita Fiducia. «Ho fatto domanda perché molte persone me lo avevano consigliato ed ero consapevole che mi avrebbe fatto approcciare concretamente il mondo del lavoro, per crescere a livello professionale e personale».

Pietro, 19 anni, ha iniziato il servizio civile durante l’anno della maturità, si occupa di disabilità per il Progetto Achille. «È stato un anno che mi ha permesso di capire se lavorare in questo ambito possa essere il mio futuro», spiega, raccontando di aver conosciuto la struttura in cui lavora grazie al tirocinio scolastico. «Per questo motivo conoscevo già gli utenti e gli operatori. Mi ha dato modo di capire se avrei poi voluto fare questo lavoro sul lungo termine, basandomi su una esperienza concreta».

Una “prova” che ha restituito tanto in termini sia umani che professionali: «A livello umano era una cosa che subito non pensavo di poter fare. All’inizio come approccio rimasi un po’ scosso, perché finché non entri in contatto non sai esattamente di cosa si tratti. Poi pian piano mi ha dato qualcosa anche in termini di cultura e conoscenza. Mi ha arricchito molto a livello personale, ipoteticamente riuscirei a farlo tutti i giorni».

Un valore aggiunto: quello umano

Pietro sta svolgendo il servizio civile in una delle attività del Progetto Achille

«Ti fa sentire utile, far parte di qualcosa di concreto e se preso con il giusto spirito, ti fa proseguire e venir voglia di non fare a meno dell’associazione, di esserne parte attiva» prosegue Giacomo, che si è sempre sentito come all’interno di una grande famiglia, quella di Avis, la stessa in cui è cresciuto fin da piccolo. «Non ho scelto io questo ambito, è stato lui a scegliere me. Avis ha fatto sempre parte della mia famiglia, “ci sono cresciuto” sotto un gazebo, dietro a un tavolo, in mezzo ad altri volontari, anche per dare materiale ed informazioni, una volta divenuto donatore di sangue a mia volta».

«È un’esperienza da considerare per se stessi e non per gli altri, qualcosa di molto personale che ti permette di conoscerti meglio nel capire cosa sai fare e cosa no, per cosa sei portato concretamente. Io ho studiato in ambito sociale e so di voler intraprendere una professione, al termine di questo anno, che mi permetta il contatto con l’altra persona», aggiunge Pietro, che sta pensando a un percorso infermieristico nel suo futuro.

«Me l’ero immaginata esattamente così» riprende Angela, parlando dell’esperienza allo sportello di giustizia riparativa, un’attività-ponte tra le associazioni e le persone che hanno misure alternative alla detenzione, oltre al percorso di certificazione del marchio Merita Fiducia, che permette alle associazioni veronesi di seguire un percorso valutativo orientato ad analizzare l’organizzazione interna e gestionale. «Nel mio ambito intraprendere un percorso di questo tipo è fondamentale. Per sentirmi anche utile, una cittadina del mondo. Mi ha permesso di conoscere questa attività che a me era prima sconosciuta».

Perché svolgere il servizio civile

Angela ha svolto il servizio civile nell’ambito della giustizia riparativa

«Consiglio di fare il servizio civile, a me ha permesso di sentirmi utile sul territorio e di non fermarsi alle prime difficoltà. È un percorso impegnativo, dato che studio contemporaneamente, però mi ha fatto capire che posso organizzarmi con lo studio. Può sembrare di non farcela, però poi torni a casa soddisfatto -, afferma Angela -. Quando sono arrivata a Verona le attività sul territorio mi erano sconosciute. Questa esperienza mi ha aperto una visuale sul territorio veronese e sui servizi che offre, soprattutto in ambito sociale».

«Non fermatevi alle apparenze, alle piccole cose, – aggiunge Giacomo – sappiate che le associazioni possono venirvi incontro per gli orari e per l’impegno necessario. Non perdete la possibilità di fare una nuova esperienza, di prendere del tempo per vedere la società da un altro punto di vista. È l’occasione per mettersi in tasca un messaggio di vita».

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