Veronesi per sempre – Viaggio emozionale nel cuore di Verona è un libro da poco uscito in libreria (Edizioni della Sera). Curato dalla scrittrice Erna Corsi, l’opera (che fa parte della collana Antologica) attraverso i racconti di una ventina di cittadini veronesi si prefigge lo scopo di descrivere al meglio il vero “spirito” della nostra città. Il risultato finale corrisponde perfettamente alla volontà degli autori. Il lettore viene, infatti, accompagnato per mano fra le vie e le piazze di Verona seguendo le vicende personali dei protagonisti dei vari racconti, che si sviluppano, senza regole particolari, fra un ipotetico “oggi” e un “passato” che si riflette comunque nel nostro presente. E anche se la stessa città, con la sua storia, arte, architettura e bellezze di vario tipo, è una delle grandi protagoniste di quest’opera corale, in realtà scopriamo che – proprio come lascia intuire il titolo del libro – sono proprio i suoi abitanti, i veronesi, a plasmarne il carattere.

Erna Corsi (foto da Facebook)

Lo spiega peraltro bene l’imprenditore Michele Bauli nella prefazione a lui affidata: “… i libri di storia più belli sono quelli che raccontano i caratteri degli individui. L’euforia delle loro ambizioni o l’ansia delle loro paure genera di volta in volta splendidi palazzi o austere fortezze, ma anche arene, teatri, mura e cittadelle. Così è stato nei secoli per Verona: nata dove l’Adige sbocca nella Pianura Padana, la città ha sempre gusto, nel bene e nel male, della vivacità intellettuale che deriva dalla multiculturalità”. E proprio i venti autori, (fra questi anche i collaboratori di Heraldo Barbara Salazer e Lorenzo Fabiano) saggiamente selezionati dalla curatrice, sono una perfetta testimonianza di ciò: giornalisti, bancari, impiegati, avvocati, casalinghe, uomini d’affari o molto altro, tutti alle prese con  la passione per la scrittura, che li accomuna e li unisce in un ideale fil rouge narrativo, e il proprio sconfinato affetto per questa città. Che a volte si riflette in una critica assolutamente costruttiva e altre in una pura e appassionata dichiarazione d’amore per un angolo suggestivo o un episodio storico o personale, che si porta da sempre nel cuore. 

«Volevo conoscere di più la città e le persone che la abitano – spiega Erna Corsi in un affollato incontro alla Feltrinelli nel presentare l’opera – È una città che a prima vista appare un po’ chiusa, ma in realtà sotto c’è ben altro ed è questo l’aspetto dei veronesi che emerge maggiormente nei racconti.» Racconti che analizzano la città e la sua popolazione utilizzando espedienti letterari di vario genere e che prendono ispirazione dalla musica, il calcio, la disabilità e le barriere architettoniche, le diversità, i ritrovi fra vecchi compagni di classe, l’utilizzo degli spazi celebri come l’Arena nel corso della storia e via dicendo, «Temevo di ritrovarmi almeno 18 o 19 racconti su Giulietta e Romeo – prosegue Erna Corsi. – Per questo ho selezionato persone che al contrario avessero la capacità di raccontare Verona da diversi punti di vista. E direi che la scelta ha dato buoni frutti”. E in effetti il libro consente di entrare, attraverso le sue pagine, nell’animo più intimo e profondo della città e delle persone che la abitano, con tutti i loro pregi e i loro difetti. “Direi che noi veronesi abbiamo una diffidenza iniziale verso chi non conosciamo, che poi però si trasforma, quando riusciamo a compiere un piccolo passo verso quella persona, nella capacità di andare oltre e di riuscire a trovare una modalità per conoscersi di più e stringere legami forti, spesso indissolubili». 

«Fra i difetti che spesso riscontro nei veronesi – spiega una delle autrici, la giornalista Cinzia Inguanta – c’è sicuramente una certa propensione a guardarsi indietro piuttosto che avanti. E questo si riflette anche nella classe dirigente, che da molti anni ormai dimostra una totale mancanza di capacità di progettazione. Ecco, se dovessi cambiare qualcosa di Verona cambierei proprio la sua classe dirigente, ma mi terrei stretti i veronesi e il loro spirito».

«Si parla spesso delle visioni che ci sono state a Verona negli anni ’50 e ’60 – afferma il giornalista e scrittore Lorenzo Fabiano – “visioni che in qualche modo hanno rilanciato Verona e che oggi abbiamo quasi completamente perso. Noi abbiamo ereditato una città di una bellezza che ti lascia senza fiato, ma questa bellezza, esattamente come una pianta che va abbeverata, va alimentata e curata costantemente. Altrimenti diventa una bellezza fine a se stessa, che si specchia, ma che non riesce a restituire quella stessa bellezza ai suoi abitanti. Io apprezzo dei veronesi due cose: l’ironia e la capacità di sdrammatizzare e poi il linguaggio. Sono “sutti”. Essenziali, non si perdono in chiacchiere barocche. In questo il veronese è uno che tende ad accorciare piuttosto che ad allungare». 

L’interno dell’Arena in una foto di Sarah Baldo

«Una parola che ho trovato con maggior frequenza in questi racconti – commenta l’avvocato e scrittore Renzo Segala – è schei (soldi in veronese, ndr). Tutti gli autori, chi sfiorandolo chi approfondendolo maggiormente, hanno affrontato questo tema. Il grosso difetto di questa città, però, è più che altro il grande conformismo, che uccide tutte le realtà “diverse”, quelle non uniformate. Mi riferisco non solo alla politica o al sociale, ma anche alla cultura. In questo senso ogni spunto culturale nuovo che emerge spesso viene soffocato per preservare lo status quo. O quantomeno non incoraggiato. Una cappa conformista che non lascia spazio ai giovani, che non trovano spazi di vero confronto. Ed è un peccato, perché qui le capacità sono tante e andrebbero incentivate». 

Concludiamo usando di nuovo le parole di Bauli che afferma al termine della sua prefazione, che “questo libro parla di Verona e dei veronesi, delle nostre abitudini, dei vezzi, delle nostre manie. Racconta aneddoti e costumi, descrive luoghi e persone che ogni giorno vivono la città. E da questi racconti traspare tutto l’amore per la città scaligera e i suoi abitanti”. E noi non potremmo essere più d’accordo.

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