Vaccini e Covid-19 sono stati gli argomenti al centro del seminario divulgativo che si è tenuto giovedì 30 settembre a Palazzo Giuliari, su iniziativa degli studenti dell’ateneo scaligero, che hanno convocato alla tavola rotonda virtuale alcuni esperti dell’Università degli Studi di Verona.

Stefano Ambrosini, a nome del comitato studentesco, sottolinea: «È stata una richiesta, la nostra, fatta a gran voce alla governance di ateneo. In quanto rappresentanti degli studenti e delle studentesse abbiamo cercato di far capire l’importanza di vaccinarsi per ripartire insieme con un anno accademico che non dovrà più fermarsi per colpa della pandemia. Quale luogo migliore dell’università, faro della verità scientifica, per stimolare questo confronto.»

Appurato che, per convincere gli scettici, bisogna ascoltarne le preoccupazioni, i docenti di Immunologia, Vincenzo Bronte, Microbiologia, Davide Gibellini e Medicina del lavoro, Stefano Porru, nonché il responsabile del Centro Regionale di Farmacovigilanza del Veneto, Ugo Moretti, non mancano di evidenziare come, citando le evidenze scientifiche sull’efficacia, protezione e sicurezza dei vaccini anti-Covid, vaccinarsi sia anche e soprattutto una questione di responsabilità civica.

«L’efficacia della copertura, spiega l’Istituto Superiore di Sanità, è dell’81% per chi ha ricevuto la prima dose e del 95% per chi ha completato il ciclo – rimarca il Vincenzo Bronte -. Per il ricovero in terapia intensiva le percentuali sono 88% per una dose, 97% per due dosi. Non possiamo pensare di uscire dalla pandemia COVID-19 se non in una prospettiva collettiva. Dobbiamo unire l’impegno etico e, dunque, la solidarietà sociale, a un discorso di sicurezza.»

Mentre prosegue in Italia la campagna vaccinale contro il Covid-19, con 42 milioni di cittadini italiani immunizzati e con una terza dose al via per anziani e sanitari, non si esauriscono, infatti, le resistenze da parte dei dei cosiddetti “esitanti vaccinali”.

Una definizione, quella di “esitazione vaccinale”, che riguarda un ritardo nell’adesione o un rifiuto della vaccinazione, nonostante la disponibilità di servizi vaccinali, che coinvolge anche i più giovani.

Tra questi, la popolazione universitaria si trova tutta chiamata alla responsabilità per una rioccupazione degli spazi accademici in sicurezza.

La decisione di permettere l’accesso solo a chi è dotato di green pass nelle università italiane è stata presa dal Governo in procinto dell’inizio del nuovo anno accademico. La regola vale non solo per la fruibilità in presenza delle lezioni, ma anche per l’accesso agli altri luoghi universitari: biblioteche, aule studio, residenze, mense.

Non va dimenticato come la pandemia abbia generato ansia e turbamento in ampie fasce della popolazione, paura che si riflette anche nel discorso, pubblico e privato, sulla campagna vaccinale in corso. Ci troviamo in un momento di cambiamento, di crisi e di instabilità, tutti aspetti che attivano il nostro sistema emotivo, che è portato all’allerta, all’allarme, alla percezione della minaccia. Da questo punto di vista, dunque, le persone sono più portate a cogliere le informazioni che riguardano pericoli e minacce, rispetto a quelle rassicuranti.

Vaccinare gli studenti universitari, che non si sono ancora immunizzati, direttamente nell’ateneo, per cercare di arrivare più vicino e prima agli indecisi, è l’obiettivo che l’Università di Verona si è prefissa con la giornata del 6 ottobre, quando, dalle 9 alle 17, nel parcheggio del Chiostro di Santa Maria delle Vittorie, sarà possibile effettuare la vaccinazione anti-COVID presso l’Unità Mobile della Croce Verde.

La vaccinazione sarà aperta a tutte/i indipendentemente da residenza e nazionalità. Questa la risposta alla richiesta di nuovi spazi, di un nuovo welfare per gli studenti e di assunzioni per gestire una nuova condizione oltre l’emergenza.

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