Nel blu delle magliette indossate dai volontari e dei totem indicatori, si è aperto ieri il venticinquesimo Festivaletteratura a Mantova, che negli anni «ha fatto scuola rispetto eventi analoghi nel nostro Paese» sottolinea Laura Baccaglioni, membro del comitato organizzatore, durante la cerimonia d’apertura in piazza Sordello, alla presenza del sindaco Mattia Palazzi, di Francesca Zampieri, in rappresentanza del presidente della Provincia, e del vescovo Gianmarco Busca.

Una «macchina organizzativa complessa distinta per la sua libertà creativa», tale da permettergli di rinnovarsi ogni anno, aggiunge Baccaglioni, che «ormai conta relazioni importanti con scuole, biblioteche e università» e con l’Archivio del Festival, nato nel 2010, rende disponibili 4000 registrazioni audio e 3000 video «un patrimonio della città e non solo».

Incontri e temi da scoprire in città e online

Libertà creativa attestata dal programma di questa edizione in cui, accanto ai consueti incontri con autori e autrici da tutto il mondo, prenotabili online con biglietto d’ingresso, figura un grandioso apparato di iniziative web, radio, streaming. Come se si volesse tornare a una fruizione più friendly dell’evento, peraltro necessariamente complicata dall’osservanza delle norme anti-Covid19.

Si possono gustare “formati speciali“, alcuni appena inaugurati, altri recentissimi, come la Panchina epistolare, un progetto nato nel 2019 con le lettere tra Virginia Woolf e Vita Sackville West. L’iniziativa è stata sospesa nel 2020, ma riprende quest’anno con il carteggio tra il poeta Guido Gozzano e l’autrice Amalia Guglielminetti. Si tratta di letture ad alta voce da parte di persone del pubblico che si alternano mettendosi in gioco e facendo rivivere missive scritte tra il 1907 e il 1912, con il fascino che si accompagna al fraseggio di quel tempo.

La panchina epistolare, sospesa nella scorsa edizione, torna con il carteggio tra il poeta Guido Gozzano e l’autrice Amalia Guglielminetti, foto Laura Bertolotti.

Troviamo poi il Furgone poetico, per portare la poesia in luoghi insoliti e appartati della città. Per ogni viaggio quattro fermate, e a ogni sosta un reading di una ventina di minuti mentre il pubblico segue a piedi o in bicicletta.

Infine, nella Piazza balcone, viene stravolto il concetto stesso di “luogo della cultura”, perché scrittrici e scrittori si raccontano in strade private, cortili condominiali, traverse secondarie della città invitando le persone ad affacciarsi dai balconi e dalle finestre. Così farà domenica Bianca Pitzorno con Massimo Cirri in via Facciotto Brunetti Te per parlare del suo Sortilegi (Bompiani, 2021).

Autori, autrici e lettori di ogni età animano Mantova

Con le Lavagne sembra di tornare indietro nel tempo, perché le dissertazioni sono supportate en plen air, e il/la docente di turno dispone solo di un pezzo di gesso e una lavagna per spiegarsi e mantenere viva l’attenzione del pubblico.

Una signora, con un vezzoso cappellino, gira nella città sulla sua bicicletta appesantita da molti libri; poi si ferma nei luoghi che le sembrano opportuni e comincia a leggere libri scelti “su misura” per ascoltatori e ascoltatrici casuali. É La Lettrice vis à vis, presenza nuova per il Festival ma assai conosciuta nella sua Torino.

Nella Tenda Sordello si tengono gli accenti, assaggi di libri con piccole e grandi rivelazioni, giochi di parole sui temi più vari, non escluso il tema più caldo di quest’anno: l’ambiente.

Chiara Trevisan, in arte La lettrice vis a vis, nuova presenza del Festival.

Ci sono anche camminate lungo la città, con Odonomantova, in un percorso per svelare le vicissitudini legate alla scelta dei nomi delle strade, tra Ottocento e Novecento, come esse seguono le direttive di potere e come tacciono o esaltano personaggi, nomi lì da sempre e su cui non ci interroghiamo. Ma le intitolazioni non sono neutre, e questa proposta mira a consapevolizzare consultando anche la mappa interattiva navigabile all’interno del sito. Gli ospiti del festival sono anche invitati a proporre una rete viaria alternativa con i nomi trovati nei libri che hanno segnato la loro formazione.

Ogni anno il Festival ricorda una città. È la volta di Helsinki con Una città in libri, un bagaglio di titoli che comprende saggi, romanzi, poesie e canzoni fruibili in un’installazione web, senza dimenticare le numerose iniziative rivolte a bambini e bambine, a ragazzi e ragazze.

Festival e cultura, un modello per ripartire

Il Festival si propone, nelle sue nozze d’argento, anche come un’occasione di ripartenza per la cultura, come ha ricordato il sindaco Piazzi nella cerimonia d’inaugurazione. Rappresenta «una visione della città, non è un semplice evento per attrarre turisti» e offre l’occasione, in questo momento particolare, attraverso le parole dei libri e le testimonianze degli autori, «per riflettere sulle disuguaglianze che ha creato la pandemia».

Non resta che atteggiarsi a flâneur o flâneuse, curiosare tra le bancarelle e fermarsi qua e là cogliendo al volo le opportunità gratuite. Oppure cercare i luoghi e il posto prenotato all’incontro scelto, magari affidandosi alle ragazze e ai ragazzi in maglietta blu che troviamo dappertutto, allegri, pazienti, entusiasti. Quei volontari e volontarie che Laura Baccaglioni, tra i fondatori del Festival, ha voluto ricordare all’inaugurazione dedicando loro idealmente la medaglia ricevuta dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella per il Festivaletteratura.

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