Quando ero bambina, a volte mi intrufolavo nella cucina della mia amata prozia Thea e guardavo a bocca aperta i suoi armadietti della credenza. La sua esperienza di due guerre mondiali l’aveva resa una maestra del riciclo. E la sua cucina lo testimoniava. I suoi cassetti contenevano cumuli di vecchi sacchetti di carta marrone, piegati e pronti per essere riutilizzati, insieme a barattoli di vetro, spago, elastici e carta stagnola. Mia mamma faceva lo stesso e da lei ho imparato a pensare sempre a come riutilizzare le cose. A quel tempo, sembrava ovvio farlo. La produzione di massa dei nostri giorni ha invece incoronato l’usa e getta ed è diventato normale buttare via le cose o utilizzare contenitori e imballi di plastica di cui sbarazzarsi immediatamente.

Aiutare Greenpeace nella lotta contro i rifiuti plastici

Ma oggi è possibile combattere concretamente la dispersione della plastica nell’ambiente e contribuire al graduale abbandono dell’utilizzo di acqua in bottiglie Pet (polietilene tereftalato).
Ad esempio si può prendere parte all’iniziativa di Greenpeace “Plastic Radar”, il servizio che consente di segnalare la presenza di rifiuti in plastica che inquinano spiagge, mari, fondali, fiumi e laghi. Per partecipare all’iniziativa di Greenpeace basta inviare una foto del rifiuto disperso al numero di Greenpeace +39 342 3711267 tramite Whatsapp.

Affinché la segnalazione sia valida, è importante che l’oggetto fotografato sia facilmente riconoscibile, che il marchio o il nome dell’azienda produttrice siano ben visibili, e che siano presenti le coordinate geografiche del luogo in cui il rifiuto è stato ritrovato.

Negli anni scorsi, tra le migliaia di segnalazioni raccolte con “Plastic Radar” da ogni parte del nostro Paese, le bottiglie in plastica sono risultate di gran lunga la tipologia di imballaggio monouso che è più facile trovare tra i rifiuti abbandonati.

Questi imballaggi generano inoltre 850 mila tonnellate di CO2 equivalenti, peggiorando la crisi climatica in atto. In base ai dati diffusi di recente nel rapporto di Greenpeace “L’insostenibile peso delle bottiglie di plastica”, ogni anno finiscono sul mercato italiano più di 11 miliardi di bottiglie in plastica: più del 60 per cento non viene riciclato, rischiando così di essere disperso nell’ambiente e nei mari.

Un giorno plastic free anche a Verona

Oppure è possibile partecipare a una delle tante iniziative della Onlus Plastic Free, una delle principali realtà associative nazionali impegnate sul tema della plastica, che organizza tutto l’anno giornate di sensibilizzazione sulla pericolosità dell’inquinamento da plastica, in particolare quella monouso, oltre ad appuntamenti di raccolta di plastica e spazzatura, dando nuova vita a territori completamente sommersi dai rifiuti. L’associazione ha all’attivo 800.000 kg di plastica e rifiuti rimossi dall’ambiente, con una media di 50 appuntamenti a settimana negli ultimi mesi. La prossima raccolta a Verona sarà il 10 settembre e si può aderire qui.

Un canale di scolo carico di rifiuti, molti dei quali plastici.

Raccogliere la plastica e riciclarla non è comunque più sufficiente: una bottiglia di plastica impiega 100 anni a decomporsi e un litro di acqua minerale in bottiglia costa in media 312 volte in più di un litro di acqua del rubinetto. Eppure in Italia ogni anno si consumano 8 miliardi di bottiglie da 1,5 litri di acqua minerale, che producono 280 mila tonnellate di rifiuti in plastica e tra produzione e trasporto, circa 1 milione 165 mila tonnellate di CO2 (Fonte Legambiente/Dati Arpal).

Inoltre, l’usa e getta delle bottiglie necessita di grandi quantità di acqua: per produrre un chilo di PET, da cui si ricavano venticinque bottiglie da un litro e mezzo, servono 17 litri d’acqua e due di petrolio: una filiera non sostenibile. 

La catena di circa 300 negozi bio in Italia NaturaSì, fondata a Verona nel 1992, ha realizzato un progetto con lo scopo di eliminare progressivamente l’acqua in plastica dai suoi scaffali, attraverso l’installazione nei suoi punti vendita di oltre 100 distributori che erogano, direttamente dalla rete idrica, acqua filtrata e attivata, promuovendo l’utilizzo di bottiglie in vetro e di borracce da passeggio, ma anche l’utilizzo di dispositivi per il risparmio idrico domestico e di sistemi di filtraggio. L’iniziativa dei distributori di acqua potabile filtrata fa parte del progetto “Plastic Free”, Premio Vivere a Spreco Zero 2019, ideato con il patrocinio di Legambiente e del ministero dell’Ambiente, e consente di risparmiare 40 tonnellate di plastica e di emettere 115 tonnellate di CO2 in meno.

Bando alla plastica (ma in Italia con riserva)

Come è noto, dal 3 luglio scorso, con l’entrata in vigore della direttiva (UE) 2019/904 Sup (Single Use Plastic), e approvata dall’Italia in esame preliminare dal decreto legislativo di attuazione solo il 5 agosto, con l’obiettivo di diminuire in maniera significativa entro il 2026 l’impatto sull’ambiente di prodotti plastici, la plastica monouso è stata messa al bando dall’Unione Europea.

Tra gli usa e getta vietati piatti, cannucce, cotton fioc, contenitori per alimenti e bevande, inclusi i prodotti in plastica oxo-degradabile, ovvero la plastica che viene trattata con sostanze che ne inducono la frantumazione in pezzi. Esclusi dalla lista invece, oltre ai bicchieri in plastica, le bottiglie per bibite, i flaconi per detersivi e detergenti e gli imballaggi per cibi. La vendita di questi prodotti è ancora consentita ma solo fino a esaurimento scorte.

La direttiva Sup non fa però distinzione nel suo bando fra oggetti in plastica al 100% e non biodegradabile, e oggetti in plastica bio, nati da materie prime naturali come il mais. Manca chiarezza inoltre riguardo agli imballaggi di carta plastificata, che rappresenta il 10% del peso totale, come ad esempio i contenitori dei succhi di frutta, di cui l’Italia è una grande produttrice. Due aspetti che hanno fatto sì che il nostro Paese con la legge di delegazione europea 2019-2020 (legge 22 aprile 2021, n. 53), che al suo articolo 22 tratta i principi che devono regolare il recepimento della Direttiva 2019/904/Ue, promuovesse la deroga alla normativa UE per piatti, posate e cannucce qualora realizzati con bioplastiche biodegradabili e compostabili certificate UNI EN 13432. Ad oggi dunque sugli scaffali dei supermercati si potranno reperire tutti i prodotti messi al bando dalla direttiva Sup e le aziende potranno continuare a produrli.

Il Sostegni bis rallenta la riconversione ecologica

La direttiva Sup prevede che le bottiglie di plastica dovranno avere almeno il 25% di contenuto riciclato entro il 2025, il 30% entro il 2030 e che l’etichetta per le sigarette e i prodotti come i bicchieri di plastica e le salviettine umidificate dovrà riportare necessariamente l’informativa sull’impatto ambientale causato dalla dispersione nell’ambiente di quel prodotto. Il ministero della Transizione Ecologica potrebbe approvare il decreto di recepimento della direttiva UE 2019/904 contro l’usa e getta ad ottobre 2021.
Il DL Sostegni bis, convertito in legge il 25 maggio 2021, ha inoltre posticipato l’entrata in vigore della Plastic Tax, l’imposta di 0,45 euro per ogni chilo di plastica monouso (MACSI o manufatto con singolo impiego) immesso al consumo dai produttori e utilizzatori di imballaggi, al 1° gennaio 2022. Un ulteriore proroga che non favorisce la riconversione ecologica degli impianti chimici del nostro Paese per la riduzione della plastica usa e getta.

C’è da ricordare che comunque ad oggi l’Italia, per contenere l’inquinamento da plastica, ha vietato l’utilizzo di shopper di plastica per la spesa dal primo gennaio 2011, dall’inizio del 2018 ha vietato l’uso di sacchetti di plastica per gli alimenti, dal primo gennaio 2019 ha vietato l’uso di cotton fioc non biodegradabili e dal primo gennaio 2020 l’uso di microplastiche nei cosmetici.

Inoltre, per razionalizzare l’uso dell’acqua e ridurre il consumo di contenitori di plastica, c’è la possibilità di usufruire per il biennio 2021-2022 del “Bonus acqua potabile” che prevede un credito di imposta del 50% delle spese sostenute con un tetto massimo di 1.000 euro (500 euro di credito) per acquistare e installare sistemi di filtraggio e depurazione dell’acqua del rubinetto di cui possono usufruire sia i privati, sia i ristoratori che le aziende.

Grazie al Bonus acqua potabile ristoratori, aziende ma anche privati possono usufruire, nel biennio 2021-2022, del credito d’imposta del 50% per le spese di acquisto e installazione di sistemi di filtraggio e depurazione dell’acqua del rubinetto.

Nuovi limiti sui contaminanti dell’acqua a uso umano

Il 12 gennaio è entrata in vigore la direttiva europea 2020/2184 sulle acque destinate al consumo umano che gli Stati europei dovranno recepire entro il 2023: la norma introduce limiti più ristretti per alcuni contaminanti, nuove sostanze da tenere sotto controllo come i Pfas, che in Italia hanno inquinato le falde acquifere nelle province di Vicenza, Verona e Padova, e una lista di controllo degli inquinanti da monitorare, tra cui le microplastiche, prevedendo inoltre la promozione dell’acqua di rubinetto per limitare il consumo di quella imbottigliata.

In attesa che il nostro Paese adotti questa importante direttiva, salvaguardare la nostra salute facendo bene all’ambiente è possibile e si può partire anche dai gesti più piccoli. Essere cresciuta trovando, nella credenza di casa, sacchetti di carta e barattoli di marmellata vuoti conservati per un utilizzo futuro, ha reso per me naturale il riutilizzarli. Avere un filtro per il rubinetto di casa consente di poterne bere l’acqua senza problemi, eliminare le casse pesanti e ridurre la plastica. E per chi non l’avesse ancora fatto, non è troppo tardi per rimodellare le proprie abitudini e diminuire il proprio impatto ambientale. Perché oggi ce n’è davvero bisogno.

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