Anna Leso, storica consigliere comunale di Verona, è in corsa anche in questa tornata amministrativa nella lista “Verona Domani”, a sostegno del sindaco uscente Federico Sboarina. “La Voce di tutti”, come recita uno degli slogan usati per la campagna elettorale. Dal 1994. Da quando cioè è stata eletta nelle fila di Forza Italia, nel Consiglio della settima circoscrizione e quando è stata eletta sindaco Michela Sironi. Da allora ha fatto cinque mandati consecutivi in Consiglio comunale, ricoprendo anche la carica di Assessore al sociale durante il cosiddetto “Tosi 2”.

Leso, com’è cambiata politicamente la città, cioè quali differenze trova oggi con la situazione della metà degli anni 90, quando lei ha iniziato con la politica?

«La vita ci racconta quelli che sono stati gli eventi, naturali e non: una pandemia che ci ha segnato e ci sta ancora segnando, che ha fatto nascere nuove povertà; abbiamo famiglie che non riescono più ad avere l’autonomia, l’autosufficienza, sono in difficoltà, hanno ragazzi in età adolescenziale con problemi legati proprio a questi due anni e mezzo di chiusura, una fatica sulla fatica. Poi, pensiamo che prima della pandemia c’è stata la crisi economica dove molti avevano perso il lavoro dove c’era il bisogno di farsi carico di queste nuove povertà. Ricordo che avevamo istituito anche delle mense come potrebbe essere la mensa dei frati del Barana, che veniva aperta proprio a queste famiglie che si trovavano improvvisamente nella necessità.»

Le sembra che da allora la vita sia diventata più difficile o triste, in questi 25-28 anni?

Anna Leso

«No, triste no: perché la vita va vissuta come una grazia e va vissuta al meglio. viverla non sopravvivere ad una vita, viverla, che significa, per me che ho fede, con la speranza che sia di qualcosa di migliore. Noi che siamo l’istituzione dobbiamo cercare di facilitare la vita a tutte le famiglie, a tutte le persone.  La vita è diventata più complicata, più dinamica, è cambiato il mondo del lavoro è diventato più difficile: una volta c’era il lavoro di una vita ora non è più così adesso si fanno più lavori nella stessa vita lavorativa, anche cambiamenti radicali, quindi bisogna adattarsi a questi nuovi ritmi e a questi nuovi metodi di lavoro e di vita. »

Lei è stata anche vice-presidente di AGSM e presidente di Acque veronesi, quindi due ruoli apicali importanti: in passato a Verona c’erano più donne in politica, oppure ce ne sono più adesso?

In questo momento ce n’é qualcuna in più, emergenti non ne vedo ancora ma ci sono. Confesso che in questi ultimi anni vedo sempre le stesse donne. Speriamo che ci sia un rinnovamento.»

Lei prima parlava della pandemia: com’è stato amministrare con la pandemia questa città?

«È stato non solo faticoso, ma anche molto difficile, psicologicamente difficile. Il sindaco ha faticato e messo l’anima in questa rincorsa alle risposte da dare ai cittadini.  Ricordo che eravamo collegati online per le commissioni e per i consigli, perché non abbiamo mai smesso di fare il nostro dovere, il nostro lavoro ma sentire ogni mattina i bollettini del giorno, il numero dei morti…  è stata veramente una fatica immane, che ha influito anche a livello psicologico. Vediamo adesso le  conseguenze di nuove fragilità, a tutte le età. È stato molto difficile perché bisognava comunque tenere viva anche la speranza che un vaccino ci avrebbe salvato la vita e l’economia avrebbe potuto riprendere. Bisognava dare un messaggio assolutamente positivo, perché questo era necessario: sostenere i cittadini, proprio per aiutarli a vedere la luce in fondo al tunnel.»

Uno dei temi che le stanno a cuore sono gli adolescenti: le pare che i teenager di oggi siano più fragili rispetto a quelli di 20 anni fa?

«Le parlo prima di tutto da donna, come nonna: ho sette nipoti, di tutte le età e il più grande è proprio in piena età pre-adolescenziale, quindi sta vivendo anche lui le fatiche della mente, che non è ancora sviluppata come il fisico e, quindi, la fatica di riconoscersi, cambiamento della voce, del carattere, gli sbalzi di umore, le fatiche anche del confronto con i genitori… e tutto questo è stato rinforzato e si é sentito ancora di più proprio da questi due anni dove i ragazzi non hanno potuto incontrarsi, non hanno potuto vivere una vita. Vado a prendere i miei nipoti a scuola e hanno le mascherine tutte le ore che sono in classe, sono più bravi di noi adulti… ma questo costa fatica a loro e questo restituisce dei ragazzi che hanno più difficoltà anche a confrontarsi con i propri simili. Noi dobbiamo sostenerli questi ragazzi, di tutte le età. Ecco perché la mia attenzione è su di loro, dobbiamo investire sul futuro, quindi dobbiamo investire su di loro.»

E cosa farebbe per questa fascia anagrafica se fosse per esempio di nuovo assessore al sociale?

«L’ho proprio scritto sul mio volantino dove ho segnato i temi che hanno la priorità per me: oltre al sostegno delle famiglie e attenzione al tema della natalità, è quello della conciliazione dei tempi di vita/lavoro con il potenziamento dei doposcuola educativi in tutta la città… Raccogliendo tutti i doposcuola che nella città sono già aperti, mettendoli in rete e sostenendoli anche economicamente, perché hanno bisogno di essere sostenuti. Io immagino un doposcuola che non è solo svolgimento dei compiti ma che ha un ruolo educativo, formativo, con l’affiancamento di educatori e psicologi per il bisogno. Attenzione particolare ai bisogni extrascolastici e poi una realizzazione di una rete di aiuto agli adolescenti.  Sogno di poter realizzare degli spazi e delle infrastrutture per garantire ai giovani la libertà di espressione e di condivisione, abbiamo bisogno di dare ancora ossigeno a questi ragazzi di tornare a farli socializzare in luoghi sicuri, in luoghi in cui loro si sentano sicuri di potersi esprimere.»

Ci descrive un suo progetto che è riuscita a realizzare e di cui è particolarmente orgogliosa?

«In quanto tempo? (ride, ndr). In oltre vent’anni ho fatto tante cose ma quello di cui sono contenta è aver messo in rete le associazioni del territorio, a far lavorare insieme per lo stesso obiettivo tante realtà, magari con diverse caratteristiche, perché sono convinta che fare rete sia indispensabile per ottimizzare i servizi e dare il meglio.  Abbiamo una città che è splendida e ricca e generosa, è solare: diamo la possibilità a tutti di lavorare insieme per dare il meglio, ai cittadini e alle famiglie, c’è bisogno di questo.»

E una cosa che non rifarebbe più?

«Non saprei proprio, sa? Non mi pento di nulla: chi lavora tanto sbaglia anche tanto, indubbiamente, avrò anche sbagliato, ma non mi pento. Ho sempre cercato di agire con coscienza e pensando ai cittadini quindi con senso di responsabilità che io sento, peraltro, molto.»

Può dire che c’è amicizia e collaborazione tra le donne in politica?

«Io mi sono trovata sempre bene e la mia è stata una buona esperienza in questo senso. Poi ovviamente molto dipende da come ci si approccia e da quanto si voglia raggiungere gli obiettivi preposti. Ho trovato collaborazione specie con i servizi ai quali ho affiancato per svolgere il mio ruolo di amministratrice. Ho trovato donne splendide che capivano al volo il bisogno o le mia indicazioni. Abbiamo sempre lavorato insieme e non ho mai trovato bastoni tra le ruote, sempre con molta solidarietà da parte delle donne.»

Invece i colleghi maschi come sono stati? Solidali o competitivi?

«Mah… anche in questo senso non ho avuto grandi difficoltà, per esempio: la mia delega che mi ha insegnato di più nel confronto con i miei colleghi. Devo dire che, a parte qualche momento, non c’è stato alcun tipo di problema, ci sono stati dei momenti in cui sono stata ostacolata, ma l’ho superato: se una strada è ostruita si cerca un’altra via. Poi il mio obiettivo l’ho sempre realizzato, soprattutto se era utile alla città.»

Non ha mai pensato di correre come sindaco? Non trova strano che in oltre 200 anni da quando è stata istituita questa figura abbiamo avuto soltanto un sindaco donna?

«Sì, mi dispiace, perché io credo che la donna non sia migliore bensì abbia peculiarità diverse una visione diversa dei problemi è molto più pragmatica, molto più pratica sa mediare, sa conciliare, è la nostra natura. Noi donne siamo complementari all’uomo. Ci starebbe bene un sindaco donna, anzi ci vorrebbe proprio, dopo tanti anni.»

Per finire: esprima un desiderio per Verona

«Che tutto presto torni al meglio, che i cittadini siano più sereni e possano ritornare ad una vita più normale possibile.»

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