Ieri sera, nello splendida e calda luce del Castello di Villafranca, si è svolto un flash mob emozionante, che ha coinvolto 500 ballerini provenienti da tutte le scuole di danza di Verona e provincia in un progetto dal nome evocativo “Danzare per credere”. Un veicolo di speranza, di positività per un settore pesantemente colpito dalla crisi sanitaria, con le restrizioni al contatto fisico che ne hanno praticamente provocato la chiusura per lunghi, interminabili mesi.

La direttrice artistica, Cinzia Agostini, ci racconta la genesi di un progetto tanto ambizioso quanto generoso e ci dice della voglia di poter ripartire, di tornare a riempire la propria vita di musica e coreografie che permea l’intero settore.

Come è nata l’idea di fare squadra, di creare l’associazione DanzaUnita?

«La pandemia ci aveva messi a terra, sia noi scuole, a dover sostenere tutti i costi senza poter contare sulle iscrizioni, ma anche i ballerini, per i quali la danza è un altro modo di respirare e che si sono trovati letteralmente seduti sul divano, senza la possibilità di esprimersi, di incontrarsi. Lo scorso ottobre partecipammo a una protesta di piazza volta a sensibilizzare le autorità e attirare l’attenzione sul settore dello spettacolo, per niente tutelato e lasciato ad affrontare le difficoltà economiche senza aiuti.

Il logo dell’associazione DanzaUnita, che raggruppa settanta scuole della provincia di Verona, foto di Andrea Arpaia

In quell’occasione è nata la primissima idea di creare un gruppo whatsapp tra le varie scuole. È partito tutto da Simone Bronzati, responsabile di una scuola di danza (per scelta, i direttori hanno rinunciato a citare i nomi e fare quindi pubblicità alle rispettive realtà, in un’ottica di solidarietà ammirevole, nda) che ha voluto creare una sorta di tavolo di confronto virtuale. Dopo una riunione online, è emersa in tutti la volontà di riunire le singole scuole in un’associazione: la maggior dimensione dona forza e ci permette di trovare un appoggio anche sul fronte legale, amministrativo e organizzativo.»

La neonata Danza Unita conta già settanta scuole in tutta la provincia, sembra sia stato facile convincere i colleghi a superare le rivalità e fare fronte comune. Come è andata?

«Per prima cosa, l’associazione è stata ufficialmente registrata e si è dotata di un direttivo che vede come presidente Francesco Longhi, avvocato e direttore di una scuola di danza, come vicepresidente Simone Bronzati e la sottoscritta come segretaria.

Siamo già tantissimi, è vero, ma sono convinta che possiamo continuare a crescere, a strutturarci e diventare un punto di riferimento nel settore. In effetti, non è stato complicato convincere le scuole di danza, la voglia di solidarietà e di partecipazione era davvero tanta, così come lo sconforto psicologico in cui ho trovato numerosi colleghi.

Un momento della coreografia “Danzare per credere”, eseguita il 5 luglio al Castello di Villafranca di Verona, foto di Andrea Arpaia.

Non siamo gente capace di stare ferma, avevamo bisogno di un progetto concreto e ho lanciato la pazza proposta di danzare tutti insieme, accolta subito con grande entusiasmo. E siamo quindi arrivati a “Danzare per credere”, una coreografia eseguire tutti assieme, indossando lo stesso meraviglioso costume rosso e guidati da una musica molto emozionante. Soprattutto, tutti con un unico scopo: risvegliare la speranza di poter tornare a vivere la nostra passione fino in fondo, di tornare a trasferire ai ragazzi la gioia della danza. È innegabile, lo vediamo nei loro occhi: quando sono stati costretti a smettere di danzare, hanno smesso anche di sognare e di vivere. Abbiamo tutti un’enorme voglia di rinascita e ripartenza.»

Come si costruisce una coreografia per un gruppo così numeroso e soprattutto con un bagaglio tecnico/artistico molto eterogeneo?

«Per mettere d’accordo 500 ballerini con stili performativi totalmente diversi ho pensato di puntare alla semplicità, a movimenti comuni e condivisi. Ne è uscito un oceano di braccia e gambe in perfetta armonia, un mare di rosso a fortissimo impatto visivo. Entro fine mese tutte le riprese verranno montate in un videoclip, per condividere quello che è il nostro personale inno alla speranza, alla passione, alla bellezza e alla vita. Abbiamo lanciato al cielo tutti i nostri sogni, con quei 500 palloncini ecologici. Vogliamo tornare a sognare, ne abbiamo tutti estremo bisogno.»

Il lancio dei palloncini a chiusura della coreografia, foto di Andrea Arpaia.

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