La Virtus fa e disfa alla stessa maniera. Sembra essere diventato proprio questo il filo conduttore di questa tribolata e sofferta stagione. Anche contro il Ravenna il solito film già visto. In una partita dove se c’era una squadra che doveva vincere era senza dubbio quella rossoblù, è maturata l’ennesima immeritata sconfitta di questo campionato. Dopo una striscia positiva di otto risultati utili consecutivi, che aveva risollevato dalle ceneri una squadra che poco più di due mesi fa era data praticamente per spacciata, è arrivata l’inattesa battutta d’arresto che complica nuovamente l’impervia strada della salvezza quando tutto sembrava oramai andare per il giusto verso.

Ancora una volta fatali gli ultimi minuti di gioco, ancora una volta il classico “infortunio” che ha mandato in frantumi ogni ambizione di portare a casa punti quando mancavano pochi minuti al fischio finale, togliendo alla Virtus ogni velleità di recupero. La cosiddetta “zona Cesarini” ha preso le sembianzie di una vera e propria Spada di Damocle. L’inequivocabile anello di congiunzione della sofferta stagione rossoblù. Se le partite fossero terminate all’85esimo la squadra di Borgo Venezia si troverebbe nelle prime posizioni della classifica. Ci troveremmo qui a parlare di un campionato completamente diverso. Incredibile ma tristemente vero.

Anche contro il Ravenna, pur non disputando una delle migliori pretazioni dell’anno, i rossoblù hanno dominato per larghi tratti l’incontro fallendo una serie di clamorose palle gol, senza riuscire a trovare la giocata vincente ma solo arrivandoci molto molto vicino. Dopo essere andati sotto e aver trovato la rete del pareggio, i ragazzi di Gigi Fresco hanno fallito alcune favorevolissime occasioni – clamorosa quella capitata sui piedi di Giorico – e sono capitolati a pochi minuti dal triplice fischio finale, complice un inaspettato scivolone di Sirignano – è proprio il caso di dirlo – che ha aperto un’autostrada per la rete vincente del giallorosso Raffini. Un furto in piena regola, verrebbe da dire, ma questo signori è il calcio. Chi sbaglia paga. Legge antica quanto la vita di uno degli sport più belli del mondo. Prendere o lasciare.

Negli spogliatoi del dopo gara uno sconsolato Gigi Fresco ha visto nell’eccessiva sete di vittoria l’incapacità della propria squadra di sapersi accontentare di un banale quanto tremendamente utile pareggio. La possibilità di poter con i tre punti archiviare con buona probabilità la pratica salvezza con tre giornate di anticipo sulla fine del campionato, ha “ingolosito” i rossoblù a tal punto da perdere quel pizzico di lucidità che ti permette di trovare la forza di “farsi bastare” il pari. «Forse dovevamo essere più prudenti e ad un certo punto accontentarsi, vedendo che la serata non era senza dubbio tra le migliori. L’aver dominato nella ripresa, una volta rimesso in piedi l’incontro, ci ha risucchiati in avanti facendoci perdere di vista che il Ravenna era sempre li pronto a colpire come poi è stato» sono state le sue parole a fine match. Una serie di errori pagati a carissimo prezzo.

Non tutto è però perduto perchè mancano ancora tre partite e le possibilità di condurre in porto una meritata salvezza ci sono tutte. Due scontri diretti da dentro o fuori rispettivamente contro Fano e Albinoleffe (la prima in trasferta, la seconda sul terreno del Gavagnin-Nocini ndr) prima di chiudere il quel di Gubbio contro l’amico di sempre, Nanu Galderisi. Senza dimenticare altri scontri diretti che vedranno scornarsi tra di loro le altre pretendenti alla salvezza.

Secondo un diverso punto di vista l’imprevisto passo falso potrebbe essere un salutare bagno di umiltà. Il classico toccasana per evitare di considerare già in cassaforte qualcosa di non ancora pienamente compiuto. Come si suole dire, “mai vendere la pelle dell’orso prima di averlo ucciso”.

La cosa più importante, in ogni caso, e di questo in Borgo Venezia ne sono ben consapevoli, è quella di non farsi prendere dall’ansia e compiere lo sforzo mentale di mantenere piena consapevolezza nei propri mezzi, tenendo sempre alta la soglia di attenzione. Non bisogna commettere altri errori perché sbagliare è umano, ma perseverare, si sa… è diabolico.