C’è un caso di cronaca nera che tutti gli italiani con più di 60 anni conoscono. È quello di Milena Sutter, 13 anni. Figlia di un noto industriale della cera, la ragazzina scompare a Genova giovedì 6 maggio 1971, all’uscita dalla Scuola Svizzera che frequenta.

Il giorno dopo la notizia rimbalza in tutta Italia e in mezza Europa, dato che il padre è di origini svizzere e la madre belga: Milena è stata rapita. “Se volete Milena viva, 50 milioni prima aiuola Corso Italia”, dice un presunto rapitore la mattina del giorno dopo la scomparsa, il 7 maggio 1971.

Che si tratti di un sequestro, è un’ipotesi credibile: il padre di Milena, l’industriale Arturo Sutter, è un ricco imprenditore. La ragazza non ha dato motivo di pensare a fughe d’amore.

Sportiva, dall’animo generoso, disponibile e leale con amici e compagni di scuola, nessuno se la vede scappare con qualche innamorato. Milena Sutter è comunque una ragazza di 13 anni, forte fisicamente dato che pratica sci, nuoto, equitazione, pattinaggio e tennis. Dimostra almeno tre anni in più. Ma ha le fragilità e la credulità di un’adolescente.

Impossibile che sia stata sequestrata con la forza, in una zona che alle ore 17 è frequentata da più persone, a poche centinaia di metri dalla Scuola Svizzera e a pochi minuti dalla Stazione Brignole di Genova. Il rapimento di una ragazza dal fisico forte e sportivo sarebbe di certo stato notato.

Si pensa che sia stata attirata con l’inganno su una qualche macchina, anche se i famigliari di Milena assicurano che non avrebbe mai accettato un passaggio da estranei.

Il Corriere Mercantile, quotidiano genovese del pomeriggio, è il primo a dare la notizia fra i giornali

Milena Sutter: i dubbi sul sequestro

Passano i giorni e anche dalla Questura – ci dicono i giornali genovesi del tempo – filtrano i dubbi sul sequestro. Il rapitore di Milena Sutter non si è più fatto vivo. Se mira ai soldi, perché tace?

In compenso, è stato notato un giovane – 25 anni, di famiglia alto-borghese – che si è fermato più volte nei pressi della villa dei Sutter, nel quartiere agiato di Albaro, a Genova. Lo stesso giovane, con una spider rossa malandata, è stato notato anche vicino alla Scuola Svizzera, in via Peschiera, frequentata da Milena.

Il giovane – Lorenzo Bozano, nipote di un noto sci alpinista e di una marchesa – viene soprannominato “il biondino della spider rossa”. Non è biondo, né magrolino. Bozano viene fermato e trattenuto in Questura per tre giorni. Dopo di che viene rilasciato: si teme che, se tiene in ostaggio la ragazzina, quest’ultima possa morire di stenti.

Nella stanza del giovane – che rigetta le accuse di rapimento e omicidio – vengono trovati gli appunti di un piano di rapimento. L’attenzione si concentra su tre verbi: “affondare”, “seppellire” e “murare”. C’è poi il cronoprogramma di un sequestro lampo. “Sono appunti frutto di una serata di abbondanti libagioni”, spiega Lorenzo Bozano agli inquirenti.

Oggi sappiamo – grazie a un’analisi condotta dalla Scuola Grafologica Morettiana, che ha sede a Verona – che Bozano ha detto il vero: ha scritto quegli appunti in stato di alterazione da alcol.

La notizia del “biondino della spider rossa” sul quotidiano genovese Il Corriere Mercantile

Sul passato del giovane emergono – ad aggravarne la posizione – una serie di dettagli: presunti palpeggiamenti di ragazze, a 15 anni; furti in casa del padre, che era separato dalla madre di Lorenzo Bozano; l’aver sottratto una pistola a un parente.

Lorenzo Bozano ha trascorso, sin dalla scuola elementare, anni in istituto per volere del padre, dato che i genitori si erano separati, fra litigi e riconciliazioni che non hanno comunque impedito loro di avere una serie di figli, dopo il primogenito Lorenzo.

Esce un quadro del giovane che inquirenti e giornali presentano come affetto da uno spiccato interesse sessuale. Va detto che l’immagine di Lorenzo Bozano trasmessa dai media risente sia della mentalità del 1971 sia di un certo perbenismo genovese.

Nasce così un personaggio, “il biondino della spider rossa”, che è stato creato dai giornali. E che solo in parte corrisponde alla “persona Lorenzo Bozano”.

Nel 1971, Genova è una città industriale segnata dall’avvio di una crisi irreversibile. E’ una città di 816 mila abitanti, differenziata, come quartieri, fra media e alta borghesia (a est, dove abitava Milena Sutter) e ceto operaio (la zona ovest di Sampierdarena).

Al centro di quella geografia c’è il cuore antico, con le viuzze (i caruggi) con la sua particolare umanità cantata da Fabrizio De André, i traffici illeciti, il contrabbando e lo spaccio della droga. Genova è una città di mare con un porto importante. La droga viene da Marsiglia, spacciata attraverso canali insospettabili. E’ una città che vive 24 ore su 24. Viene presto segnata dal terrorismo rosso e poi dai delitti delle Brigate Rosse.

Lorenzo Bozano, a sinistra, di famiglia alto borghese, e Milena Sutter, figlia di un ricco industriale

Genova è moralista, divisa fra i cattolici del potente e retrivo cardinale Siri, i socialisti e comunisti. E in minoranza, ma nei posti di comando, i massoni che hanno agganci importanti nel mondo della giustizia. Il fatto che Lorenzo Bozano, il rampollo – dalla giovinezza turbolenta – dell’alta borghesia genovese, con ascendenze nobili, per parte di padre, sia coinvolto in un delitto che scuote tutta l’Italia, mette Genova e i genovesi alle corde.

Genova è una città di forte immigrazione: non solo dal sud e, in parte, anche dall’estero. È popolata anche da quegli italiani del nord che pensavano di partire in nave, anche nel Secondo Dopoguerra, per le Americhe e si sono fermati in Liguria. È una città di lotte operaie, spesso dure, come quelle dei portuali – i camalli – e dei dipendenti delle grandi aziende, sia private e di Stato. Ma è anche città conservatrice, persino nella sua componente di Sinistra; città gelosa dei suoi valori e tradizioni.

Genova “La Superba”, con la Lanterna sul porto antico a rappresentarla a livello iconico, ha poi una sua élite, dove si decidono i destini di Genova, che si ritrova attorno a un esclusivo club di potenti. La Genova del turismo, dell’acquario e delle mostre d’arte è ancora assai lontana da venire. Mentre la Genova grande potenza marinara regina dei mari e centro finanziario internazionale, ha il passato glorioso tutto e solo alle spalle.

Genova, detta La Superba anche per i suoi trascorsi di potenza marinara, negli anni settanta

20 maggio: il corpo senza vita di Milena Sutter

Il 20 maggio 1971, un altro giovedì, il corpo, senza vita, di Milena Sutter viene trovato al largo della spiaggia di Priaruggia, nella zona est di Genova. Lorenzo Bozano viene arrestato con l’accusa di avere rapito e ucciso Milena Sutter il 6 maggio 1971. Obiettivo? Estorcere 50 milioni di lire (circa 480 mila euro di oggi) alla famiglia agiata della giovane.

Il corpo di Milena è stato zavorrato, inutilmente, con una cintura da sub. Lorenzo Bozano è un subacqueo; e non si trova una cintura da sub che aveva ricevuto l’anno prima; e che assomiglierebbe a quella agganciata al cadavere della ragazzina.

La cintura da sub è uno dei tanti indizi che pesano su Lorenzo Bozano. Il pubblico ministero, Nicola Marvulli, la considera la “prova regina”. Sommata al “piano di rapimento”, trovato nella stanza dove Bozano vive, e a una serie di altri elementi, quella cintura pesa come un macigno.

Che sia una “prova regina” è, però, tutto da dimostrare. Che vi siano tanti indizi è un dato di fatto, ma anche 42 (o 44) indizi, tanti sono stati calcolati mescolando indizi interessanti e altri opinabili, non possono sostituire una prova che non c’è. Non c’è, almeno, oltre ogni ragionevole dubbio.

Di certo c’è un racconto affascinante, coinvolgente che porta anche me – che pure ho studiato il caso dal 2010 – a definirmi un “colpevolista”, come lettore ingenuo. Come studioso e anche come giornalista d’inchiesta, i conti su quel “rapimento” e sull’omicidio volontario premeditato non tornano.

Nell’ottobre del 1970, otto mesi prima, a Genova vi era stato un altro rapimento: quello di Sergio Gadolla, figlio di una ricca vedova, da parte dei terroristi della banda XXII Ottobre. In quell’occasione, erano stati chiesti 200 milioni di lire di riscatto.

Il recupero del corpo di Milena Sutter, il 20 maggio 1971, a Genova

Lorenzo Bozano: dall’assoluzione all’ergastolo

Assolto nel 1973, in primo grado, Bozano viene condannato all’ergastolo nel 1975, nel processo d’appello in Corte d’Assise. Nel 1976, Lorenzo Bozano – confermata la condanna in Corte di Cassazione – scappa in Francia. Da qui si sposta poi in Africa e dopo fa ritorno sul territorio francese.

Nel 1979 viene fermato dalla polizia francese assieme alla moglie Eleonora – che Bozano aveva sposato dopo l’assoluzione nel primo processo – e viene quindi estradato, con una procedura non proprio legale, in Italia. Nel 1980 viene portato al carcere di Porto Azzurro, all’Isola d’Elba.

Nel 1991, Lorenzo Bozano beneficia dei permessi premio per buona condotta. Nel 1994 ottiene la semilibertà. Ha una nuova compagna e un lavoro: si sta rifacendo una vita. Studia in carcere, con buoni risultati. E ottiene il diploma di maturità. Avvia una florida attività agricola, che poi però gli frutterà una contestazione fiscale per una serie di irregolarità.

Nel 1997 viene arrestato, a Livorno, dove si trova per lavoro, con l’accusa di aver molestato una ragazza di 16 anni: l’ha perquisita, fingendosi un agente di polizia, alla ricerca di droga. Lorenzo Bozano si giustifica dicendo di essere stato mosso dalla volontà di compiere “un atto eroico”, per acquisire meriti, avendo sentito che la ragazza trasportava stupefacenti.

Secondo la criminologa e psicologa giuridica, Laura Baccaro, vi sono molti dubbi sul fatto che si trattasse di molestie sessuali. Lorenzo Bozano, nonostante l’etichetta di “deviato sessuale” che si porta dietro sin dalla scomparsa di Milena Sutter nel 1971, non è affetto da parafilie. Bozano, classe 1945, non è, insomma, un deviato sessuale, dice la professoressa Baccaro che l’ha esaminato con un test psico-criminologico in occasione del libro Il Biondino della Spider Rossa. Crimine, giustizia e media.

Per i giudici del Tribunale di Livorno che lo processano, quelle di Lorenzo Bozano sono state invece molestie sessuali. L’ex “biondino” perde i benefici di pena e torna in carcere. La vicenda di Livorno, a dire il vero, ha molti lati opachi. Come un po’ tutta la narrazione che è ruotata attorno a Milena Sutter e Lorenzo Bozano.

Nel 2004, Bozano torna a beneficiare di permessi. Nel 2019 ottiene la semilibertà e fa volontariato a Portoferrario, all’Isola d’Elba. Nell’ottobre del 2020, a 75 anni, Lorenzo Bozano si vede concedere la libertà condizionale. Deve soggiornare in provincia di Livorno e ogni settimana deve andare a firmare alla caserma dei Carabinieri. Bozano vive quindi all’Isola d’Elba, dove fa volontariato a beneficio dei detenuti. Da sempre si professa innocente.

Verso la famiglia Sutter ha avuto parole di scuse, negli anni scorsi, per certi comportamenti tenuti durante il processo a suo carico, nel 1973. Bozano ha poi preso distacco dal giovane che era 50 anni fa. L’Italia si è divisa, sin dai primi giorni in cui Lorenzo Bozano è stato fermato, nel 1971, in innocentisti e colpevolisti.

Lorenzo Bozano oggi, in una foto di Jessica Zufferli durante un’intervista di Maurizio Corte

Caso Sutter: Lorenzo Bozano è colpevole o innocente?

Come ricercatore, nell’ambito del Centro Studi Interculturali dell’Università degli Studi di Verona e dell’associazione ProsMedia, dal 2010 mi occupo del Caso Sutter-Bozano. Non mi sono mai posto la domanda se Lorenzo Bozano sia davvero colpevole o innocente.

La certezza a cui sono giunto su Bozano, invece, è molto più interessante. E si compone di questi elementi, fondati su ricerche e analisi scientifiche e storico-fattuali:

  • Milena Sutter non è stata uccisa in modo volontario e premeditato, dato che la perizia medico legale non ha fondamento scientifico;
  • Le cause, il giorno e l’ora della morte di Milena Sutter non corrispondono a quanto dichiarato dai medici legali di Genova nel 1971 e sono tutti elementi da rivalutare;
  • Lorenzo Bozano non ha un alibi e questo non aiuta di sicuro la sua professione di innocenza, anche se è la giustizia a dover dimostrare la sua colpevolezza e non il contrario;
  • La mole di indizi (da 42 a 44, secondo i diversi calcoli) è solo un insieme di indizi, ma non vi è la prova che, oltre ogni ragionevole dubbio, Bozano sia colpevole nella morte di Milena;
  • Lorenzo Bozano ha scontato una pena sproporzionata, quant’anche fosse coinvolto nel caso, rispetto alla verità sostanziale dei fatti accaduti a Milena Sutter

Con Laura Baccaro, criminologa e psicologa giuridica, ho scritto un libro – Il Biondino della Spider Rossa. Crimine, giustizia e media – che analizza il caso di Milena Sutter, la parte medico-legale sulla sua morte, il profilo criminologico e psicologico di Lorenzo Bozano, il ruolo dei media nel caso e quella che ho chiamato “l’ombra di un’altra verità” sulla vicenda Sutter-Bozano.

Al caso di Milena Sutter e Lorenzo Bozano è dedicata poi un’ampia sezione del magazine Il Biondino della Spider Rossa, che ha anche una versione in lingua inglese: The Perfect Culprit – The affair Sutter-Bozano.

Il libro Il Biondino della Spider Rossa scritto da Laura Baccaro e Maurizio Corte

Dopo 50 anni da quel giovedì 6 maggio 1971, quando Milena Sutter sparì all’uscita della Scuola Svizzera, una mera ricostruzione di cronaca è utile solo a chi quel caso non l’ha mai sentito nominare. A chi quel caso l’ha vissuto, attraverso i media, e a chi si interessa di cronaca nera, di crimine e giustizia – con le cronache di fatti accaduti o anche con la fiction – la vicenda Sutter-Bozano pone una serie di sfide:

Sono solo tre delle tante sfide che il (presunto) sequestro e (presunto) omicidio di Milena Sutter, una splendida e generosa ragazza di 13 anni, ci pone. Come cittadini e come persone.

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