L’ultimo libro di Cinzia Tani, conduttrice e scrittrice, edito ai primi di marzo da Rizzoli, è stato recentemente presentato sui canali social di Fondazione Aida e narra la storia di ventidue figure femminili che, come dicono il titolo e il sottotitolo, sono state Angeli e carnefici. Molte le biografie su cui si poggia il testo, tra figure straordinarie ma anche terribili, come preannuncia il sottotitolo Isadora Duncan e Marie Becker, Hannah Arendt e Ilse Koch, storie di donne dai destini opposti. Un libro che mostra i risvolti legati alle teorie evoluzionistiche, sulle quali pesano tanto l’influenza dell’ambiente quanto quello della genetica.

Le donne, nei libri della Tani, hanno sempre avuto un ruolo centrale. «Anche nei romanzi storici la protagonista è sempre una donna, anche se quando viene raccontata questa figura è sempre messa in disparte. Nel mio libro su Federico II, ad esempio, protagonista è una ragazza siciliana, e la sua figura si intreccia con la storia poi reale dell’imperatore del Sacro romano impero».

La copertina di Angeli e carnefici, l’ultimo libro di Cinzia Tani

Un libro che indaga e fa riflettere, e procede confrontando di volta in volta due figure di donna nate lo stesso anno, ma dal destino tanto diverso quando imprevedibile. «Ho scritto questo libro per stimolare il lettore a porsi delle domande. Come mai questa donna dal passato molto difficile, segnato anche dalla povertà o varie problematiche familiari, è riuscita a diventare una star, mentre l’altra è stata una spietata assassina?».

La cronaca nera, in qualche modo, attira sempre l’attenzione. Oggi come nel corso della storia, spiega Cinzia Tani, «c’è quasi una curiosità morbosa. In Inghilterra un tempo l’esecuzione era un giorno di festa. C’era chi addirittura dalle campagne arrivava scalzo, senza scarpe, per assistere al passaggio dell’assassina». Ma, continua, «è sempre importante sottolineare che questi casi vanno trattati nella maniera più seria possibile, senza spettacolarizzarli».

Ciò che accomuna queste donne angeli, oltre l’anno di nascita, è l’essere donne con una marcia in più, come specifica Tani, e quando guidate da una passione riescono a farcela nonostante le difficoltà iniziali. Oltre alla figura della madre, molto presente nelle storie di tutte queste donne, un aspetto analizzato in maniera profondo è quello dell’infanzia. «Quando leggi la biografia di un personaggio non si dà molte importanza all’infanzia, io invece ho voluto fare questa ricerca per analizzare questo aspetto».

Cinzia Tani durante la presentazione con la Fondazione Aida

Un’altra figura è quella del marito. Specifica Tani, «O finisce suicidato oppure è uno dei tanti, come nel caso delle star. Il marito di Isadora Duncan che si getta da un albergo a San Pietroburgo, ad esempio. Lei ha avuto tanti uomini. E c’è anche chi decide proprio di non averlo».

Importante per queste storie, infine, anche l’aspetto dei figli. «Ci sono donne come Greta Garbo che non li hanno avuti. Per loro l’arte ha prevalso sulla famiglia. Per quanto riguarda le assassine, molte hanno avuto figli ma sono state anaffettive tanto quanto lo erano stati i loro genitori. Oppure capita che abbiano fini tragiche: ad esempio, bambini di Isadora Duncan, che lei adorava, cadono con l’autista da un ponte nella Senna e affogano. Per lei fu una vera e propria tragedia, ma riuscirà a risollevarsi proprio grazie alla sua passione, la danza».

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