Complici le limitazioni imposte da questo lockdown serale, il nostro San Valentino 2021 sarà più “intimo” che mai.

Dal punto di vista dei gestori della ristorazione, poi, sarà l’ennesimo colpo da assorbire, in questo anno infausto dal punto di vista economico. Ma se le difficoltà mettono alla prova, sono spesso anche il punto di partenza per idee nuove e collaborazioni inaspettate.

È quello che è successo per il progetto Veronetta si racconta: una rete di esercenti di quartiere, nata per far fronte alle difficoltà dovute all’emergenza sanitaria.

Non potendo infatti trascorrere una serata romantica a cena fuori, per questo 14 febbraio alcuni dei locali di Veronetta hanno deciso di unire le forze e pensato di proporre una cena d’asporto di San Valentino composta dalle diverse identità del quartiere veronese: ognuna contribuirà con delle piccole tapas, per portare “un po’ di ciascun locale” a casa nostra.

L’iniziativa si chiama Innamorati di Veronetta, ma è solo una delle idee scaturite da un progetto più ampio che in questi mesi ha intrecciato le energie di diverse realtà del quartiere, storico cuore pulsante multiculturale della città.

Alcune delle tapas: da quella etnica a quella tradizionale, veg, alcolica, dolce o piccante, tutti i colori delle realtà di Veronetta

Ne abbiamo parlato con Ginevra Gadioli, che con l’associazione Diplomart ha contribuito in modo determinante a dare forma al desiderio di tanti gestori e negozianti di unirsi, reagire e costruire un’identità comune per una zona della città che, essendo decentrata, ha per certi verso sofferto di più la crisi in corso.

Come è nata la rete di Veronetta si racconta? Da chi è partita l’idea?

«La bellezza del progetto forse risiede proprio nelle modalità con cui ha preso forma. È nato dal basso, dagli esercenti stessi, dal loro bisogno di affrontare uniti e non da soli le difficoltà che hanno investito tutti, a causa della pandemia.

In un periodo come questo, generalmente, ogni esercizio commerciale è portato a pensare un po’ al “suo”, alla propria sopravvivenza, isolandosi, alle prese con la riduzione degli ordini, licenziamenti e affitti da pagare. Quest’estate, invece, molti di loro hanno deciso di riunirsi per parlare e confrontarsi, mossi dal desiderio di dover fare qualcosa assieme per reagire a una situazione che aveva messo in ginocchio molte realtà del quartiere (bar, ristoranti, locali, ma non solo).

Dalla profilo Instagram di Veronetta si racconta: chi c’è dietro al bancone e qual è il suo cavallo di battaglia. Ibrahim di Tabulè, Federica de Il Veronetta caffè e i ragazzi de La Segreteria

Come Diplomart, associazione culturale che da anni conosce e collabora con Veronetta e chi la abita e la rende viva, sono stata invitata a partecipare a questi incontri. D’altronde, anche tutta la parte creativa e artistica della città e del quartiere aveva sofferto la stessa situazione di impotenza di fronte alla pandemia. Perché dunque non aiutarci a vicenda per trovare un progetto, una soluzione comune? In realtà agli incontri mi sono messa semplicemente ad ascoltare: dalle preoccupazioni economiche ai problemi pratici, ho delineato e compreso quali fossero le paure e le difficoltà più diffuse.

Con alcuni di questi, magari più sensibili agli aspetti culturali e con i quali c’era più confidenza da tempo, non abbiamo mai smesso di sentirci nel periodo a seguire. Proprio da loro, è partita la richiesta di pensare, come associazione, a un progetto che potesse coinvolgere tutti i locali e coloro che sentivano la stessa necessità di reagire per promuovere il quartiere in modo coeso».

Alessandro e Martina, della scuola di cucina èCucina, tra i primi ad aderire al progetto Veronetta

Da cosa sei partita quindi per trovare una strategia comune?

«#unitièmeglio è uno dei nostri hashtag, e rispecchia esattamente la filosofia che c’è dietro al progetto Veronetta si racconta.

Valutata la situazione sono partita dall’aprire infatti un profilo Instagram: non ce ne era uno che rappresentasse tutto il quartiere, quella era l’occasione. Abbiamo studiato una grafica, semplice, che rispecchiasse Veronetta, abbiamo scelto di raccontare i locali andando a scoprire quali sono le persone dietro a queste realtà, come mai fanno questo mestiere, cosa li ha spinti, i sogni e i progetti che li hanno fatti nascere. Volevamo far vedere i loro volti, e soprattutto far sentire la loro voce.

Dal profilo Instagram a quello Facebook, come Diplomart, con tutti i ragazzi dell’associazione, le idee si sono moltiplicate e sviluppate con l’entusiasmo di chi sentiva il bisogno di sostenere un quartiere che tutti amavamo.

Dietro ogni locale c’è una storia: una tradizione di famiglia, la voglia di trasmettere una passione o l’incontro tra due persone con lo stesso obiettivo. Sofia del Cantonsin del Morandin, Debora di Zazie e Ilaria e Roberto dello Speziale

Abbiamo strutturato una piantina online, ispirandoci per alcuni aspetti ai Posti sinceri di Milano, con l’intento di creare una sorta di mappa dei luoghi che potremmo definire un po’ “del cuore”, sia per il veronese, ma anche per una persona che non conosca la città e arrivi per la prima volta nel quartiere: anche nell’ottica futura, dunque, della ripresa del turismo».

Raccontaci invece della lavorazione della vostra web series, “Il viaggio di Gas”…

«Da quelli di noi appassionati di cinema è partita l’idea di fare una mini serie a puntate, brevissime, da sviluppare su Instagram. E così è nata la serie del gastronauta di Veronetta, il cui soggetto è in realtà frutto delle idee e degli spunti di tutti gli esercenti che partecipavano alle prime riunioni: veder nascere una storia fatta con il contributo di ognuno, tra sorrisi e risate, è stato davvero bellissimo.

Il protagonista della mini serie è un “viaggiatore del tempo e dello spazio” che arriva da un luogo dove tutti hanno perso gusto e olfatto. Sa che nel quartiere Veronetta troverà la ricetta di un misterioso elisir per curare la gente del suo tempo, quindi comincia ad indagare: in ogni puntata conoscerà un locale nuovo, incontrerà un artista diverso e troverà un indizio, lasciato da qualcuno che lo sta aiutando, che lo porterà alla soluzione dell’enigma.

È già uscito un piccolo teaser in anteprima, ma non vediamo l’ora di mostrarvi il primo episodio che uscirà davvero a breve».

Gas, il protagonista della webseries di Veronetta, sogghigna dietro i suoi occhialoni da gastronauta

So che è in lavorazione anche un podcast…

«Sta ancora prendendo forma, ma stiamo sviluppando il progetto di un podcast per raccontare il quartiere e le sue molteplici realtà, senza trascurarne gli aspetti storici e sociali: delle chiacchierate con i proprietari dei locali ma anche con esperti e ospiti dell’Università di Verona. Veronetta non è solo i suoi locali, ma anche i suoi spazi, i negozi, le gallerie d’arte, i giardini e l’Università. Il nostro intento è quello di coinvolgere tutte le realtà che rispecchiano e rendono così variegato questo quartiere».

Immagino non sia stato facile mettere d’accordo tante realtà diverse, ognuna con la sua personalità. Quali sono le iniziative che hanno reso più coeso questo gruppo?

«La cosa più stimolante, per molti versi, anche perché ci ha fatto conoscere maggiormente tra noi, è stata quella di creare e proporre al pubblico un pacco comune.

Poiché a Natale si poteva fare solo asporto, ci siamo inventati il Pacco di Natale del gastronauta di Veronetta: ogni locale ha messo qualcosa di suo, dalla sbrisolona al cocktail, dalla torta componibile al panettone artigianale di propria produzione. La gente poteva creare il suo pacco di Natale scegliendo quali articoli inserire attraverso un form online. Coordinarsi in così tante realtà non è stato per niente facile, e certamente nessuno ha deciso di partecipare per veri margini di guadagno, visto che erano esigui. Anzi, il progetto era volto a devolvere una parte del ricavato alle attività culturali del quartiere.

Filippo, insieme a Mara, è uno dei due soci di Cantonucci: per il loro progetto hanno scelto un locale storico di inizi ‘900, un’antica Dolciaria, utilizzata come spaccio aziendale dalla Famiglia Cantonucci, produttori di caramelle

Il motivo per cui tutti hanno aderito è stato piuttosto proprio quello di fare rete, per proporre un’idea comune, per far parte di qualcosa di più grande della singola realtà e ridare forza all’immagine di Veronetta.

Nella stessa ottica, e dallo stesso desiderio, è nata anche la Box di San Valentino che stiamo proponendo in questi giorni per il weekend del 12-13-14 febbraio, (ma da prenotare entro il 10): ogni locale ha preparato e composto delle piccole tapas per la coppia, dolci e salate, che vanno a comporre la box. È stato creato apposta anche un cocktail a tema, la Flèche d’amour, per celebrare la festa degli innamorati, o semplicemente da condividere con le persone cui si vuole bene.

L’idea è che se ancora non possiamo uscire la sera e non abbiamo la possibilità di frequentare i nostri locali preferiti di Veronetta, allora sarà un po’ di ognuno di loro a venire a casa nostra.

In questi mesi, prima di persona, poi per forza di cose su Zoom, ci siamo incontrati diverse volte, e una delle cose più belle è stata vedere come tra i vari titolari dei locali siano nati legami e affinità, e in alcuni casi collaborazioni spontanee, autonome da questo progetto. A volte si lavora a pochi metri di distanza per anni, nello stesso quartiere, ma non ci si conosce veramente. Questa è stata anche un’occasione per abbattere certi muri invisibili, per vedere che le nostre difficoltà magari sono le stesse del nostro vicino e che forse affrontandole insieme possono assumere un’altra dimensione.

Martina e Cecilia hanno da poco rinnovato la Farmacia di famiglia per renderla uno spazio confortevole, con particolare cura per il rapporto con la clientela del quartiere. Assieme al co-working Lo Spazio è una delle realtà non di ristorazione che hanno aderito al progetto per fare rete

Dai pochi esercenti iniziali il gruppo è andato crescendo, tra similitudini e differenze, ma sempre confrontandosi. Se è vero che tutto è partito con i locali e la ristorazione – forse quelli che hanno sofferto di più a causa del lockdown -, nel tempo si sono unite e interessate al progetto anche realtà diverse, dai negozi di abiti e borse al barbiere del quartiere (da poco, per dire, è entrata nel progetto anche una farmacia), e a noi piacerebbe proprio questo: vedere una Veronetta sempre più unita dove realtà diverse possano incontrarsi e scambiare idee, contenuti e soluzioni».

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