Una politica forestale sostenibile da lodare ma anche da rafforzare. È quella della nostra regione, in cui sono saliti a oltre 52.000 gli ettari di foresta dotati del marchio di gestione forestale sostenibile internazionale Pefc – Programme for endorsement of forest certification schemes -, assegnato ad enti e privati che garantiscono una gestione delle foreste mantenendone la biodiversità, la capacità di rinnovamento, la vitalità e la potenzialità ad adempiere a rilevanti funzioni ecologiche, senza comportare danni ad altri ecosistemi.

New entry del progetto di certificazione, di cui è capofila Confagricoltura Belluno in collaborazione con Confagricoltura Veneto, sono in provincia di Belluno i Comuni di Calalzo, Lamon, Longarone e Seren del Grappa, che si aggiungono a 15 Regole (Comelico, Auronzo, Vigo) e ai Comuni di Mel e Trichiana, raggiungendo quota 23.237 ettari. Ma il progetto piace anche alla provincia vicentina, dove sono entrati i sette Comuni dell’Altopiano di Asiago oltre a Caltrano, Calvene, Lugo e Valbrenta, per un totale di 27.399 ettari di bosco sostenibile. Nell’Alta Marca trevigiana hanno aderito invece Miane, Pieve del Grappa e Valdobbiadene, per un totale di 1.180 ettari.

La certificazione delle foreste e dei prodotti legnosi nel nostro Paese è ormai sempre più diffusa, data la crescente richiesta di produzioni sostenibili con l’ambiente, prima fra tutti proprio quella del legno. Allo stesso tempo, l’impatto dell’uomo sulla gestione del bosco è in costante aumento, grazie all’intreccio di aspetti economici e sociali legati alla gestione sostenibile della foresta che non deve rappresentare soltanto un luogo dove rifornirsi di legname, ma un’entità che deve essere gestita in un’ottica di conservazione e promozione della biodiversità.

«Il mercato accorda sempre di più la preferenza ai manufatti realizzati con legname proveniente da foreste gestite in modo sostenibile – chiosa Diego Donazzolo, presidente di Confagricoltura Belluno -. Il bosco copre circa il 25 per cento della superficie del Veneto ed è in continua espansione. La certificazione è un passo in avanti importante per valorizzare i nostri boschi, che vantano legni molto pregiati e può servire, in un’ottica futura, a creare filiere che portino lavoro e occupazione».

La certificazione di gestione forestale sostenibile garantisce al consumatore finale che i prodotti di origine forestale (il legno o un suo derivato, come la cellulosa, ma anche i prodotti forestali non legnosi, come funghi, tartufi, frutti di bosco, castagne) derivino da foreste gestite in maniera legale e sostenibile, quindi che non provengano da tagli illegali o da interventi irresponsabili, che possono portare all’impoverimento o alla distruzione delle risorse forestali. Il legname o la fibra può essere marchiato per poter rimanere rintracciabile nelle varie fasi delle successive lavorazioni, sino al prodotto finito, ed è quindi commerciabile come proveniente da boschi gestiti in maniera corretta.

Il marchio Pefc diventa un valore aggiunto anche per gli enti pubblici e privati. «Siamo in continua espansione – spiega Michele Salviato, responsabile della gestione forestale sostenibile di Confagricoltura Belluno -. Il progetto piace ed è ritenuto interessante a livello commerciale, anche perché ci sono bandi regionali del Programma di sviluppo rurale che offrono contributi a chi abbraccia la gestione sostenibile delle foreste. Ci sono Comuni che ci credono così tanto che si certificano pur non avendo vantaggi diretti, in quanto possono contare su piccole superfici. La certificazione, inoltre, ora comprende anche la possibilità di vendere piccoli oggetti realizzati direttamente nel bosco come panche, tavoli, strutture. Si adatta anche a progetti di valorizzazione dei prodotti forestali da filiera locale, come quello finanziato dalla Camera di Commercio di Belluno e da Confagricoltura per favorire il comparto forestale e la filiera corta, con un sistema di tracciabilità che può dare certezza sull’origine del legno impiegato nella produzione».

Nella provincia veronese la situazione è ben diversa: il territorio dei monti Lessini, dove alle praterie e ai pascoli si alternano fitti boschi fitti e profonde valli, con gli oltre 10.000 ettari del Parco Naturale Regionale della Lessinia, si caratterizza per l’elevata presenza di allevamenti di bovini da latte, prati e pascoli intensamente utilizzati.

«Le superfici forestali destinate alla selvicoltura di pregio (ovvero all’uso della foresta e la sua coltivazione), sono più ridotte in Lessinia rispetto alle altre provincie sopra citate. L’altopiano lessinico è un’area storicamente più votata alla zootecnia piuttosto che alla produzione di legname da opera di qualità – sottolinea Giovanni Bombieri, ricercatore e consigliere di WBA – World Biodiversity Association onlus Verona -. Per quanto riguarda lo stato dei boschi della Lessinia, solo una piccola parte possiede la certificazione FSC (Forest Stewardship Council), ovvero la meno diffusa tra i due schemi di certificazione forestale internazionali, di FSC e PEFC, che certifica sia la gestione forestale che la cosiddetta “catena di custodia”, dalla gestione dalla materia prima al prodotto semilavorato o finito.»

È importante ricordare che si tratta di sistemi ad adesione volontaria che permettono di certificare le aree forestali gestite secondo criteri di sostenibilità ambientale, sociale ed economica ben definiti, seguendo dei precisi standard di buona gestione forestale.

I due schemi FSC e PEFC si differenziano per l’accreditamento degli enti di certificazione, che è autoreferenziale per il sistema FSC e nazionale e indipendente per quanto riguarda il PEFC (Accredia in Italia), ma si accomunano per la durata quinquennale della certificazione e per gli elevati costi necessari al raggiungimento di tale certificazione.

In Italia i boschi coprono il 36,4% della superficie (circa 10,9 milioni di ettari) di cui il 27,5% sottoposto a vincolo naturalistico, ma soltanto il 19% delle foreste nazionali è sottoposto a pianificazione e il tasso di gestione secondo le norme indicate dagli schemi di certificazione delle foreste è ancora più basso (appena il 9%). «In Italia circa 1 milione di ettari di foreste sono certificate PEFC» conclude Giovanni Bombieri.

Una volta certificata la foresta di origine, entrambi i sistemi richiedono che venga garantita la rintracciabilità del legno certificato lungo tutta la filiera, dal tronco al mobile finito. In Veneto si concentrano oltre il 30% delle imprese, per lo più artigiane, e il 25% degli addetti del settore legno-arredo italiano. Il Veneto è, inoltre la regione con il più alto numero di aziende certificate per la Catena di Custodia secondo entrambi gli schemi di certificazione.

Un’attenta gestione sostenibile delle nostre foreste tutela la natura, consentendo al bosco di crescere, favorisce le aziende, permettendo di destinare al mercato del legno una giusta porzione, e rappresenta inoltre un’opportunità e un valore aggiunto per incoraggiare scelte d’acquisto più responsabili in termini ambientali e sociali.