In questo periodo post-pandemia, dove i contagi hanno purtroppo iniziato un pericoloso trend verso l’alto – non ancora preoccupante ma assolutamente da non sottovalutare – il tema dell’accesso del pubblico negli stadi sembra essere diventato l’argomento principale.

Non passa giorno, infatti, senza che se ne parli. Da una parte il popolo delle curve, che chiede a gran voce di poter tornare a sostenere dal vivo i propri beniamini, stanco di poterli ammirare solo in televisione, dove il campo di calcio si trasforma in un assordante quanto grottesco mercato rionale. Dall’altra parte, invece, ci sono inflessibili Governo e Federazione, che dopo lunghi e affannosi tentennamenti, hanno concesso una prima apertura limitata a solo 1.000 tifosi. Di fatto, non più di una piccola goccia nel mare. Qualcuno ha cercato di spingere verso un’apertura limitata al 25% della capienza ma per il momento chi deve decidere è rimasto coscienziosamente fermo sulle proprie posizioni. 

Al riguardo, però, non è passata inosservata la finale della Supercoppa Europea disputata a Budapest, che ha visto affrontarsi davanti a un esercito di 20.000 persone, Bayern Monaco e Siviglia, due squadre appartenenti a nazioni tutt’altro che a basso rischio. La cosa che ha indubbiamente destato scalpore è stata quella di aver visto scene di festeggiamento in barba a ogni minima regola di distanziamento sociale. Qualcuno si è legittimamente domandato «Ma perché loro sì?», ma fortunatamente, davanti a tali rimostranze, le nostre istituzioni sono rimaste ragionevolmente irremovibili. Il motivo principale, assolutamente condivisibile, è anche quello di attendere come si evolverà il mondo della scuola, tema questo sì importante, che in caso di inaspettate criticità potrebbe mandare all’aria ogni più rosea previsione, e non solo nel mondo dello sport in generale.

Nel frattempo ha destato ulteriore preoccupazione la positività riscontrata in ben 16 tesserati del Genoa ( tra giocatori e staff) che ha costretto la società ligure a spedire tutti in quarantena obbligatoria, obbligando la Lega al rinvio del prossimo match di campionato con il Torino. Una situazione del genere rischia addirittura di compromettere la regolarità del torneo tanto che il Sottosegretario alla Salute, poi prontamente smentito, ha addirittura paventato la sospensione del campionato, scatenando ira mista a preoccupazione nelle parti in causa. Per ora, come cantava Renato Zero «Il carrozzone va avanti da se, con le regine, i suoi fanti, i suoi re » ma l’ipotesi di un blocco appare comunque tutt’altro che remota.

A questo punto inutile girarci attorno. Seppur sia comprensibile la voglia di vivere le partite sugli spalti, e non più comodamente seduti in tribuna, in attesa di ulteriori e futuri sviluppi, si spera in meglio e non in peggio, non vale assolutamente la pena correre inutili rischi. Meglio avere ancora un attimo di pazienza che, specialmente in questi casi, non è mai troppa.