Il persistere della pandemia per il Covid-19 continua a mettere a dura prova l’equilibrio economico del nostro Paese. Diverse, infatti, sono le attività che di fronte al pesante calo di ricavi vedono materializzarsi in maniera sempre più definita il rischio di un pericoloso default. La crisi, che fino a questo momento ha coinvolto molte attività produttive e commerciali, ha riversato i suoi effetti negativi anche sul mondo del calcio. I minori introiti derivanti dalla mancata vendita di biglietti e abbonamenti hanno avuto un riflesso negativo rilevante sui bilanci di molte società. A soffrire in maniera più importante sono senza dubbio i club di serie C e serie B mentre quelli di serie A, grazie al fondamentale contributo fornito dai diritti televisivi, sono riusciti sino a ora nell’impresa, chi più chi meno, di contenere il passivo.

Con questa seconda e purtroppo “annunciata” ondata, anche l’universo del pallone si trova adesso a fare seriamente i conti con la possibilità, oramai non più remota, di un vero e proprio tracollo. Il rischio non deve essere assolutamente sottovalutato perché con oltre quattro miliardi di fatturato annui e circa 250.000 occupati nel suo complesso, l’azienda “calcio” rappresenta la quarta industria del nostro Paese. Diventa facile, quindi, immaginare i potenziali effetti negativi che potrebbero scatenarsi laddove l’ondata di crisi dovesse investire in maniera più forte anche questo settore. Secondo un’indagine sviluppata da “La Gazzetta dello Sport” la situazione debitoria, che nel 2018/2019 – quindi in piena situazione pre-Covid – toccava i 2,5 miliardi di euro rischia di aumentare in misura considerevole soprattutto se consideriamo, sempre secondo quanto riportato dalla rosea, che nella stagione appena conclusa, portata a termine non senza difficoltà, i 20 club di serie A hanno già accumulato perdite per circa 770 milioni di euro. Mentre la serie A, per bocca di Gabriele Gravina, numero uno della FIGC, ha escluso per ora un blocco dei campionati, Francesco Ghirelli, invece, Presidente della Lega Pro, ha rinviato a fine novembre ogni decisione in merito. La terza serie, peraltro, tenuta in piedi in buona parte dagli incentivi destinati alle società che riservano maggior minutaggio ai giovani nati oltre una certa data, rimane indiscutibilmente la più sofferente e, quindi, a rischio chiusura.

Gabriele Gravina, Presidente FIGC

Davanti a questo scenario non certo beneagurante, che contrariamente allo scorso torneo rischia di dovere vedere stadi deserti per l’intera durata della stagione, iniziano ad arrivare sul tavolo alcune proposte di “salvataggio”. Qualche giorno fa Giuseppe Marotta, amministratore delegato dell’Inter, ha lanciato l’allarme default sul calcio italiano, prevedendo un futuro sempre più critico. Qualche addetto ai lavori ha proposto la riduzione degli ingaggi dei giocatori mentre altri hanno suggerito una specie di solidarietà da parte dei club di serie A verso B e, soprattutto, Lega Pro. Si tratta, peraltro, di soluzioni non così facilmente praticabili che hanno già trovato qualche opposizione. Leonardo Bonucci, ad esempio, in qualità di calciatore della Juventus e della Nazionale, oltre che nella veste di sindacalista, ha affermato di non intravedere nella riduzione dello stipendio l’unico antidoto per andare incontro alle categorie minori e salvare così capra e cavoli.

Giuseppe Marotta, amministratore delegato dell’Inter

Trovare una soluzione in grado di accontentare tutti appare obiettivo titanico. Identificarne una capace di scontentare meno gente possibile appare, invece, strada meno complicata e, forse, più facile da percorrere. In Germania, intanto, in Bundesliga, alcuni club hanno già concordato con i giocatori una riduzione di circa il 20% degli stipendi mentre altri si sono rivolti direttamente allo Stato per chiedere un prestito. Da noi Federazione, Coni e Lega si trovano in mezzo a un guado dal quale cercheranno di uscirne quanto prima. Servono con urgenza decisioni lungimiranti in grado di alzare lo sguardo ben oltre l’orizzonte più prossimo. Navigare a vista può rivelarsi una scelta molto pericolosa.

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