Passando davanti al Cinema Astra, qualche anno fa, era impossibile non fermarsi ad ammirare lo spettacolo decadente dei poster che ancora adornavano la parete accanto all’entrata. C’era quello di un film di Harry Potter che fotografava perfettamente un momento nel tempo, come un orologio interrotto allo scoppiare di una bomba atomica: il momento in cui l’Astra, colonna portante della movie-going experience veronese, aveva chiuso i battenti.

L’Astra chiuse in un momento di crisi per parecchie sale veronesi, tra cui Marconi e Corallo. Per un po’, vedere film in centro a Verona diventò parecchio complicato. Poi, per fortuna, le cose si sono riprese, ma adesso ci troviamo di nuovo di fronte a una potenziale catastrofe per gli esercenti e gli appassionati di cinema. Adesso, quella fotografia decadente di cui parlavamo sopra coinvolge tutte le sale, non solo nella nostra città. Ma è nella nostra città che qualcuno ha deciso di fare qualcosa a riguardo.

Stiamo parlando di Opera Aperta, un progetto di esposizione urbana temporanea ideato da Agnese Barbarani e sostenuto da 045 Publishing e Circolo del Cinema. L’intento è di tornare a riempire le bacheche dei cinema e dei teatri, quelle dove normalmente si inseriscono i poster degli spettacoli in corso, con illustrazioni appositamente create da giovani artisti veronesi. L’iniziativa vale per Verona e provincia, e mira a trasformare le bacheche in gallerie d’arte a cielo aperto.

«L’idea che ci ha mosso», spiega Agnese Barbarani, «è stata quella di chiamare a raccolta giovani artisti coinvolti in prima persona nel panorama culturale veronese. Sollecitare una loro riflessione, con i mezzi dell’illustrazione e della grafica, sulle difficoltà che l’emergenza sanitaria ha posto al mondo dell’arte, difficoltà che si riflettono poi sulla nostra socialità e sul modo in cui viviamo gli spazi urbani, la nostra città.»

«Verona città aperta verrebbe da dire, prendendo in prestito da Rossellini il titolo della sua opera più celebre», aggiunge Luca Mantovani del Circolo del Cinema. «Città aperta era infatti la qualifica che, in tempo di guerra, si attribuiva alle città da risparmiare nei bombardamenti in virtù del loro inestimabile patrimonio artistico. Perché anche nelle difficoltà peggiori la cultura è un valore da preservare e trasmettere alla società di domani.»

«Il desiderio è di sollecitare in modo curioso e diretto la riflessione dei cittadini rispetto a questi luoghi chiusi», racconta Emanuele Zoccatelli di 045 Publishing, collettivo di microeditoria con base a Verona. «Per questo motivo abbiamo definito solo la palette cromatica e il formato delle opere, lasciando gli artisti liberi di riflettere sul tema comune secondo il loro approccio personale.»

Sono quindici gli artisti coinvolti in Opera Aperta, tra cui lo stesso Zoccatelli, Radiocomandero, Lorenzo Ballarini, Alessandro Bombieri e Tatanka. Tra i luoghi scelti, Teatro Filarmonico, Teatro Scientifico, Cinema Kappadue, Cinema Fiume, Fucina Machiavelli e Modus. Per scoprirle tutte, è possibile consultare la mappa diffusa attraverso il profilo Instagram di Opera Aperta e raggiungibile dal QR Code posto su ogni locandina esposta.

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