La diretta online di ieri tra l’ambasciatore tedesco e alcuni cittadini veronesi, promossa dall’ambasciata federale di Germania in collaborazione con la rappresentanza italiana della Commissione europea e con il centro Europe Direct della Provincia di Verona, ha una curiosa concomitanza.

Le agenzie riportano infatti che proprio in quell’orario, intorno alle 17, Ungheria e Polonia hanno aperto una crisi politica interna all’Unione europea bloccando l’accordo sul bilancio 2021-2027, che era già stato raggiunto il 20 novembre scorso tra il Consiglio e il Parlamento europeo. Hanno di fatto posto il veto come avevano promesso, non accettando che l’uso dei fondi europei sia vincolato al rispetto delle regole dello stato di diritto, un meccanismo che lo stesso Viktor Orbàn aveva definito «un ricatto politico». Lo stop imposto dai due Paesi potrebbe comportare l’avvio del nuovo anno senza l’approvazione del bilancio europeo e un ulteriore scivolamento dell’emissione dei bond anticrisi per un valore di 750 miliardi.

Una difficile presidenza del Consiglio UE

La presidenza tedesca del Consiglio europeo, che si chiuderà il 31 dicembre per dare spazio al Portogallo, segna un semestre difficilissimo, che avrebbe dovuto avere un diverso programma e che invece ha dovuto scendere a patti con la complessità della pandemia.

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«Se partivamo da un’opinione pubblica trasversalmente dubbiosa sul ruolo dell’Europa, ora assistiamo a un recupero di attenzione e di attese – ha sottolineato Viktor Elbling all’inizio della diretta con una rappresentanza trasversale di veronesi, tra cui diversi giovani studenti delle superiori -. È necessario stabilire un dialogo più diretto tra le istituzioni e i cittadini europei, dato che negli ultimi anni si è dato per scontato che si sappia abbastanza dell’Europa. Il Veneto è una regione che ha da sempre un legame e una conoscenza della Mitteleuropa, oltre che avere legami commerciali molto forti. Però c’è molto da approfondire a livello di istituzioni e di opportunità».

Elbling ha esposto il quadro entro il quale si sta muovendo la presidenza tedesca. «Dopo l’incertezza iniziale, c’è stata una reazione forte e coesa, che forse non ci si aspettava, e si sono messe grandi risorse economiche sul tavolo con il Next Generation EU, il piano di rilancio pluriennale per realizzare una trasformazione profonda della nostra economia. Occorre però spendere questo denaro in modo intelligente – ha sottolineato l’ambasciatore – per diventare il continente di punta in innovazione digitale, sostenibilità, welfare. Devono nascere nuovi posti di lavoro innovativi, anche perché queste sono risorse a prestito e vanno ripagate nei prossimi 50 anni. Dobbiamo gestirle molto bene, con un occhio al futuro e alla costruzione di una migliore qualità di vita».

Viktor Elbling durante la diretta online con i cittadini veronesi

La domanda sugli ostacoli che la concertazione tra Paesi può generare – l’intoppo di Ungheria e Polonia non era ancora stato comunicato – ha raccolto una visione cautamente ottimista, perché «sarà un salto di qualità per tutti – ha affermato Elbling -. Anche in Germania abbiamo bisogno di una spesa pubblica importante, per la digitalizzazione, la banda larga, l’edilizia scolastica, le autostrade».

Il semestre a guida tedesca è molto probabile che non porterà a segno la questione Brexit, ma anche sul tema delle migrazioni resta molto lavoro da fare (il 23 settembre scorso era stato presentato dalla Commissione europea il documento Un nuovo patto sulla migrazione e l’asilo, ndr). Un aspetto che Elbling non ritiene marginale, sebbene ammetta che «la Germania ci ha messo 70 anni a capire di essere una nazione fatta di migranti. Si pensava che fossero tutti di passaggio, arrivati solo per lavorare, e che sarebbero un giorno ritornati in patria. Invece sono rimasti e hanno cambiato in meglio, secondo me, il volto del Paese».

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La spinta verso politiche comuni

Le domande dei veronesi rivolte all’ambasciatore hanno toccato le questioni legate alla separazione tra politica monetaria e politica fiscale europea, la mancanza di una vera e propria Costituzione, ma anche altre voci, come la politica estera e la difesa, che si è scelto di mantenere sotto la voce delle sovranità nazionali.

«Ma qualcosa sta cambiando: si sta spingendo verso politiche comuni, a modificare alcuni processi decisionali finora disciplinati dal criterio dell’unanimità. L’UE non è velocissima nelle decisioni, però si sta lavorando per garantire la sussidiarietà tra gli Stati e insieme nell’attivazione di politiche comuni. In ambito sanitario, ad esempio, dobbiamo capire come gestire insieme le pandemie, come fare i test, insomma, a gestire la salute in modo più collaborativo. Anche l’acquisizione di un vaccino non può essere affare di ogni singolo Stato europeo.»

Resta un punto debole, quello della cultura, che pure in Germania sta soffrendo per la chiusura forzata di teatri, cinema, musei. «Nella Repubblica federale sono previsti aiuti statali ma il tema resta nazionale, pur avendo il ministero solo un ruolo di coordinamento, poiché il comparto è di competenza dei singoli Länder – ha evidenziato Elbling. – Anche l’Europa non offre una specifica competenza, però c’è la commissaria della cultura. Sono molte le economie creative incluse nel settore e l’urgenza di trovare soluzioni che le favoriscano è sentito in modo trasversale, dato che il ruolo della cultura è fondamentale nelle nostre società».

Il logo della presidenza a guida tedesca
del Consiglio europeo

Il futuro, se si riuscirà a contenere l’impatto del Coronavirus sull’economia, andrà quindi in direzione green, da cui far discendere nuove professioni e con cui rinnovare comparti tradizionali come ad esempio l’agricoltura, che continua ad assorbire una buona fetta – il 30 per cento circa – di finanziamenti europei.

Si vedrà come si muoveranno le relazioni con la Cina, «nostro mercato privilegiato, con porti importanti come il Pireo, ma anche come Duisburg, il più grande accesso merci via treno in Europa.» Si attende quindi il Consiglio europeo previsto il 9 e 10 dicembre, alla presenza dei capi di Stato e di governo per discutere di nuovo l’accordo (serviranno diversi negoziati per capire come e quando entrerà in vigore, ndr). «Vedremo allora chi vuole davvero vietare l’avvio del Recovery fund – ha concluso Elbling -. Ciò vorrebbe dire che le risorse non andrebbero a nessuno. Credo quindi che riusciremo alla fine a trovare una soluzione a questi problemi sollevati dalle opposizioni».

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