Tovaglie bianche, stoviglie apparecchiate e posti mestamente vuoti nonostante le centinaia di persone presenti. Era questa l’immagine offerta questa mattina da piazza Bra, che ha ospitato la manifestazione di protesta #siamoaterra, organizzata da Fipe (Federazione Italiana Pubblici esercenti) – Confcommercio per dare voce ad una categoria duramente colpita dalla ultime restrizioni previste dai DPCM governativi.

Non solo ristoratori e baristi, nel cuore della città scaligera si sono dati appuntamento anche agenti di viaggio, titolari di palestre, professionisti della meeting industry e commercianti provenienti anche da fuori provincia. Verona infatti era il punto di ritrovo regionale di un’iniziativa che si è svolta contemporaneamente anche in altre 23 piazze italiane. Tra cartelli, slogan e qualche fischio la manifestazione si è svolta senza problemi di ordine pubblico.

«Stiamo vivendo una situazione senza ritorno – il primo commento del presidente di Confcommercio Verona Paolo Arena – e ci sono intere categorie stufe di sentire promesse che poi non vengono mantenute. Non si può chiedere a ristoratori ed esercenti di effettuare investimenti per mettere in sicurezza i locali e ora, dopo questo ulteriore sforzo, imporre loro orari e chiusure che li metteranno ancora più in ginocchio. Il tutto senza una visione programmatica del futuro, il che rende queste richieste ancor più inaccettabili».

Il silenzio militare e l’inno di Mameli (accompagnato da qualche fischio dei manifestanti) sono state le note che hanno scandito i momenti principali della mattinata: le motivazioni della protesta spiegate dagli organizzatori e le parole del sindaco di Verona Federico Sboarina.

Paolo Artelio, presidente di Fipe Verona, ha snocciolato i numeri di un mondo composto principalmente da piccole – medie imprese, che da lavoro a più di 1 milione e 200mila persone in tutta Italia. «Che ha bisogno di aiuti non veloci, ma immediati, altrimenti molti di noi non saranno in grado di ripartire. È quello che abbiamo chiesto al Governo, ed è quello che ci aspettiamo di ricevere».

Proprio sulla questione dei ristori economici e degli aiuti promessi e per alcuni mai arrivati, gli animi della piazza si sono leggermente infiammati. Alcuni partecipanti hanno infatti bollato come insufficienti e poco incisive (parafrasando, ovviamente) le tutele messe in campo dal Governo e anche le azioni delle associazioni di categoria che dovrebbero tutelare i loro interessi.

Il Sindaco Federico Sboarina, dal canto suo, ha confermato di trovare «assurde e senza logica alcune delle limitazioni previste dall’ultimo DPCM del Governo che mette davvero in ginocchio molte categorie. Oggi raccogliamo il grido di dolore non solo di imprese e professionisti, ma anche delle famiglie che col loro lavoro riescono ad andare avanti».

Con qualche insulto al premier Conte, bersaglio principale delle invettive della piazza, e varie richieste di “riaprire tutto” si è quindi chiusa una manifestazione che, per quanto non potesse garantire risposte e certezze a nessuno dei presenti, ha una volta di più messo in luce la frustrazione che tanti, troppi, cittadini vivono nella loro quotidianità.

BONUS TRACK: fin qui la cronaca seria. Poi, per non smentirci, c’è spazio anche per la goliardia. Game, set e match per il cartello “Andiamo in Parlamento!! Ti porta la pearà, i codeghini iè za là“.