In questi ultimi anni il vocabolario della transizione ambientale si è arricchito di tante nuove parole entrate ormai nel lessico quotidiano: rigenerazione energetica, pannelli solari, anidride carbonica-CO2, pale eoliche, idrogeno verde, economia circolare, combustibili fossili, sostenibilità, cambiamenti climatici e molte altre.  Ne mancava una importante: bellezza.

A introdurla ci ha pensato la scorsa settimana la presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen lanciando il programma  “A New European Bauhaus” .

Nel contesto di una trasformazione epocale verso un modo di vivere più sostenibile, propugnato dal Green New Deal Europeo 2050 e dal programma Next Generation EU,  la nostra presidente inserisce  «un ponte tra scienza e tecnologia da una parte, e il mondo dell’arte e cultura dall’altra», una «estetica del green deal, che combina design e sostenibilità» .

Il Green New Deal «non è pensato solo per portare vantaggi economici, ambientali e sociali» ha rivendicato Von der Leyen  «è qualcosa di più grande, è un cambiamento sistemico». Per raggiungere questo obiettivo  c’è bisogno di un «ampio impegno  per innovazione e creatività. Il New European Bauhaus dimostrerà che ciò che è necessario può anche essere bello e che un buon design può migliorare la vita».

Come l’originale Movimento Bauhaus, fondato da Walter Gropius nel 1919 a Berlino,  ha unito bellezza e praticità, architettura arte e design, modellando poi  la società europea del XX secolo, il New European Bauhaus  potrebbe essere la forza che rende il programma europeo attrattivo, innovativo e focalizzato sulle persone.  Un  progetto che, basandosi sulla sostenibilità, inclusività ed estetica, permetterà a tutte le persone di sperimentare positivamente la trasformazione verde del  XXI secolo.

La scuola Bauhaus ha coinvolto alcuni dei più grandi pittori, architetti, designer dell’inizio del  Novecento, persone come Paul Klee,  Wassily Kandinsky, Johannes Itten e Mies van der Rohe.  I suoi professionisti , con le  opportunità offerte dai nuovi materiali da costruzione, le nuove tecnologie e le nuove esigenze della vita nella società industriale di massa, hanno operato all’interno di una trasformazione sociale ed economica grande quanto la transizione che si sta affrontando oggi.

Von der Leyen  non si è limitata lanciare uno slogan ma,  come  sua consuetudine,  ha indicato immediatamente le modalità per la realizzazione in tre fasi.

Vi sarà anzitutto, dal 2021,  un momento  progettuale, per esplorare le nuove idee di design e dare forma al movimento: «Vogliamo attingere all’esperienza e all’impegno di designer, architetti, artisti, esperti digitali, scienziati, ingegneri e studenti», creare «un acceleratore di nuove soluzioni, un hub per reti ed esperti globali e un luogo di incontro per i cittadini interessati all’argomento».

Solo a questo punto ci sarà, nel 2023,  la fase di consegna di cinque progetti  in diversi Stati membri: «Saranno tutti incentrati sulla sostenibilità ambientale, ma combinata con l’arte, la cultura e le peculiarità locali per quanto riguarda materiali da costruzione naturali, efficienza energetica e innovazione digitale».

Infine la terza fase, quella della diffusione delle idee: «La vocazione […] è di crescere e spingersi oltre i confini dell’Europa, se vogliamo che il nostro continente apra la strada alla doppia transizione verde e digitale».

Ursula Von der Leyen

La proposta  dimostra come la nuova commissione europea condotta da Ursula Von der Leyen sia consapevole dell’importanza che il New Green Deal ha per il benessere dei cittadini europei , presenti e futuri, e lo voglia realizzare mettendo in campo tutte le risorse disponibili, nessuna esclusa.  

Ci si potrebbe chiedere se i politici e i burocrati europei,  possano da soli innescare un movimento artistico e culturale.  La  sponsorizzazione dell’UE di un simile progetto potrà fare la differenza soltanto se riesce a far emergere l’anima creativa dei giovani europei.

La stessa scuola Bauhaus, che dipese dal sostegno statale per il suo emergere, trovò in Gropius e Mies van der Rohe i suoi leader visionari.

Anche nel nostro Paese il New European Bauhaus potrebbe diventare una promettente occasione  di incontro fra diverse sensibilità e competenze  ambientali, estetiche, economiche  e  artistiche,  già presenti nelle città, nel progettare e  gestire la propria trasformazione ambientale.