È stata forse una delle note più liete di quest’ultimo periodo estivo/autunnale nella città di Verona. Il “Mura Festival”, d’altronde, è un’iniziativa che ha saputo cogliere nel segno, che è stata apprezzata dai veronesi e che ha portato sui Bastioni di San Bernardino migliaia di persone, fra pubblico, artisti, tecnici e operatori a vario titolo. Una manifestazione che ha saputo mescolare, nell’arco di oltre un mese e mezzo, musica e sport, cibo e teatro, attività per bambini e molto altro. È stata l’occasione anche per riscoprire un luogo della nostra città, le mura cinquecentesche – che hanno contribuito a rendere Verona Patrimonio Mondiale dell’UNESCO –, solitamente poco considerate da cittadini e turisti, e viverlo piacevolmente. Insomma, un evento che potrebbe, soprattutto in tempi di Covid-19, aver lasciato un segno importante anche per i prossimi anni. Ne parliamo con Alessandro Formenti, musicista, promoter e responsabile eventi di Doc Servizi, la società che ha collaborato con Studioventisette e il Comune di Verona, gli organizzatori della kermesse, che sarebbe dovuta terminare a fine mese ma che anche a causa dell’impennarsi dei contagi ha dovuto interrompere le proprie attività.

Alessandro Formenti

Purtroppo avete dovuto terminare con un paio di settimane di anticipo rispetto ai programmi l’esperienza di Mura Festival. Qual è il primo bilancio che potete fare?
«Nonostante si sia dovuto terminare con qualche settimana d’anticipo rispetto ai programmi, siamo molto felici dei risultati raggiunti con il Mura Festival. Nei 45 giorni di manifestazione abbiamo accolto un totale di circa 20.000 persone, più di 50 giorni di musica, spettacolo, performance e arte ospitando oltre 45 artisti, 40 appuntamenti per i bambini, più di 35 partner coinvolti, 15 appuntamenti sportivi ogni settimana, 13 appuntamenti teatrali e cinema. Al Mura sono nati dei format artistici molto interessanti che avranno ora programmazione in città nei locali di Verona come il “Teatro da Bar” dedicato a Charles Bukowski, il “Gin’n Jazz” con i giovani musicisti del Conservatorio Dall’Abaco di Verona in abbinamento con degustazioni di gin premium e, infine, il “Vinili su Tela”, una performance di live painting e ascolto di vinili dedicati a uno stile o a un artista in particolare. Il pubblico ha apprezzato molto il format e lo stare all’aria aperta in un luogo che prima di Mura Festival era molto poco frequentato e conosciuto, quindi come primo bilancio così su due piedi non possiamo che essere soddisfatti e orgogliosi di aver creato tutti assieme un parco culturale come il Mura.»

Che messaggio avete voluto dare con questa iniziativa alla città?
«Il Festival ha come finalità la promozione di aree non convenzionalmente fruite dai cittadini riappropriandosi di spazi ai margini della città notoriamente turistica ma di altrettanto valore monumentale. L’idea nasce proprio durante il “lockdown di primavera” quando era necessità comune trovare spazi idonei dove poter ospitare attività sia artistiche ma anche di intrattenimento e convivialità, che potessero rispettare le normative dei vari decreti anti Covid-19, e grazie poi al supporto dell’amministrazione comunale che è riuscita nella concessione dell’area da parte del Demanio, si è potuto realizzare questo maxievento che ha dato respiro ai cittadini. Ora più che mai le persone hanno bisogno di spazi e di momenti all’area aperta in cui passare il tempo.»

Un esempio di come la volontà spesso riesca a superare le barriere, anche burocratiche, che spesso limitano il nostro convivere…
«Sicuramente. Lo spirito corale dell’organizzazione ha anche accolto molteplici richieste di iniziative da svolgersi all’aperto che avrebbero avuto limitate possibilità di realizzazione all’interno degli spazi normalmente da queste occupati, causa le disposizioni inerenti il rispetto delle distanziamento sociale e della sicurezza. Ci aspettiamo che questo possa essere un punto di svolta nell’ottica di una vera rivalutazione del potenziale storico, urbano e paesaggistico fino ad oggi immeritatamente relegato alla periferia del pensiero e dell’attività cittadina.»

Il pubblico assiste a un concerto

È un’esperienza che ripeterete il prossimo anno?
«Assolutamente sì. Questa prima edizione è stata la realizzazione di un sogno di Studioventisette, il Comune di Verona e Doc Servizi e altri collaboratori e professionisti importanti. Abbiamo gettato le basi per quello che speriamo essere un progetto molto più strutturato l’anno prossimo, magari da qui nasce un nuovo modo di pensare e vivere il parco delle Mura che oltre ad essere una cinta di grande valore storico, riserva anche posti incantevoli.»

Qualche rimpianto?
«Sì, quello di non essere riuscito a realizzare il concerto di reunion dei Lecrevisse previsto prima per il 3 ottobre, poi purtroppo posticipato al 24 cioè sabato prossimo e ancora purtroppo annullato. Sarebbe stata un occasione unica di assistere a un’esibizione spettacolare di musicisti top in una location suggestiva durante un festival “culture friendly”.»

Ringraziamenti, invece?

«Doverosi, soprattutto a tutto lo staff di Studioventisette che ha creduto per primo in questo progetto. Hanno avuto molto coraggio nell’affrontare un impegno simile senza risorse e in un momento di indecisione generale e allo stesso tempo la capacità di coinvolgere tutta la Verona culturale e artistica, e non solo. Un grande collettivo, nato nel settembre del 2019 durante gli Stati generali della Cultura Veronese, quando molte delle realtà coinvolte avevano espresso la necessità di uno spazio idoneo, pensato apposta per poter svolgere attività di spettacolo, e forse in questo senso il Mura Festival ha dato davvero un segnale di ascolto. Grazie, infine, a tutti gli artisti , tecnici, amici, volontari, sostenitori, e un grazie enorme anche al pubblico, che è venuto a trovarci.»

La performance di “live painting” con
Stephanie Ocean Ghizzoni
e Ale Formenti ai piatti

Nel frattempo, durante i prossimi mesi autunnali e invernali, che tipo di iniziative state organizzando, Covid permettendo?
«Il mondo degli eventi non dorme mai e nel frattempo siamo già impegnati sul fronte del Natale con i mercatini di Natale a Vicenza e con “Verona in Love” che si svolgerà a febbraio 2021 a cui vi invitiamo calorosamente a partecipare, stiamo progettando una serie di progetti di valorizzazione del nostro territorio in particolar modo la Lessinia e Valpantena, e non manca mai il pensiero ad aiutare il mondo dello spettacolo, dell’intrattenimento e perché no del turismo veronese.»

Il mondo dello spettacolo, purtroppo, rimane ancora in grande “sofferenza”. Lei è stato fra i principali promotori di un protocollo firmato con il Ministero dei Beni Culturali per il sostegno al settore. Come si è evoluta la faccenda?
«Da sempre il settore dello spettacolo, quello professionistico e professionale, si è contraddistinto per il rispetto delle regole e delle leggi. Siamo naturalmente “organizzatori di persone, flussi di gente e lavoratori” e lo dimostrano i dati: a parte qualche caso sporadico, i contagi provenienti da un evento organizzato sono vicini allo zero. La nostra “battaglia” ora è quella di farci riconoscere come un settore industriale alla stregua di qualsiasi altro. Anzi, noi abbiamo dimostrato di essere più organizzati di molti altri. Fin dall’inizio della pandemia, come hai detto bene, in primis come Doc Servizi, ci siamo interessati e abbiamo costituito un fronte comune nazionale per cercare di dare delle risposte al settore.»

Concretamente cosa avete realizzato?
«È stato costituito insieme a tutte le realtà nazionali un documento dal titolo “Proposta di Riforma per il settore Spettacolo” che prende in considerazione il sistema francese e lo migliora quindi sicurezza, gestione cantieri, gestioni lavoratori, gestione artisti, una proposta molto approfondita nata dalla collaborazione di tutto il settore che oggi lo si può ritrovare nel FAS (Forum Arte e Spettacolo), poi un altro documento “La Falsa Ripartenza”, dove vengono richieste una serie di attività e azioni per aiutare il settore, ed è di questi giorni la stesura finale in quanto la settimana prossima avremo un incontro alla Camera per richiedere fin da subito un ascolto diretto in previsione di un ipotetica nuova chiusura per il settore spettacolo.»

La protesta dei bauli di qualche giorno fa in Piazza Duomo a Milano è stata l’ultima delle iniziative dei lavoratori del settore…
«Bauli in piazza” è stato forse l’evento più significativo per la rimostranza del settore dove noi siamo partecipi e coorganizzatori in prima linea. Dobbiamo continuare a fare fronte comune, vedo che se ne sta parlando un po’ ovunque in quanto, ancora una volta e forse questa volta più di tutti, siamo l’unico e vero settore che si sta fermando completamente.

Teatro, cinema, musica. Pare in realtà che i contagi di chi ha partecipato agli eventi durante l’estate e questi primi mesi autunnali sia stato infinitesimale. Che valutazioni possiamo trarne da questi dati?
«Sicuramente che il mondo dello spettacolo non è né la causa né il veicolo di questo virus. Il mondo della cultura si è sempre preoccupato di fruire un servizio nel rispetto delle norme vigenti ponendo estrema attenzione alle misure di sicurezza e al distanziamento sociale, che è quello che abbiamo sempre fatto anche noi a “Mura Festival”.»

Il progetto musicale Britgal al Mura Festival